Biennale di Flamenco 2017, la cultura gitana si mescola al contemporaneo
Al via la terza edizione della “Biennale de l’art flamenco”, la Biennale di Flamenco che si svolgerà al Théatre de Chaillot a Parigi fino al 25 novembre
La Biennale di Flamenco ha aperto i battenti per la terza edizione della “Biennale de l’Art Flamenco”, in scena al Thèatre de Chaillot, a Parigi. La passione e la magia della tradizione gitana spagnola incontrano la raffinata innovazione della cultura parigina.
Il primo spettacolo, intitolato Simulacrum, diretto dal coreografo norvegese Alan Lucien Øyen, ha mostrato una coreografia di notevole impatto visivo, eseguita da due ballerini dal background decisamente agli antipodi: Shôji Kôjima che è partito dal Giappone per la Spagna per diventare Maestro di Flamenco e Daniel Proietto, che dall’Argentina è volato in Giappone per apprendere il ruolo di Onnagata, ovvero il ruolo femminile del Teatro Kabuki interpretato da uomini.
Ma il Flamenco classico si fonde sorprendentemente con la contemporanietà grazie ad una reinterpretazione in chiave moderna del Don Quixote di Andrèas Marìn, un moderno Miguel De Cervantes che arriva a bordo di un monopattino indossando un elmo in testa, mentre vengono proiettate immagini degli Anni ’60. Sempre sul palco una ragazza violinista che spunta da una tenda canadese.
Altro eroe della serata della Biennale di Flamenco, che raccoglie proseliti per un genere però più consueto e conosciuto è Josè Galvan, amante del Tablao e di ballerine con costumi tradizionali. All’arte della danza si aggiunge quella della cucina gitana, che pure contribuisce, con Sangria e Tapas.
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