8 Novembre 2016 - 13:45

Ad esempio a me piace il sud

Ad esempio a me piace il sud è il titolo di una canzone di Rino Gaetano del 1974. Figlio della nostra terra, Rino cercava di elencare nella sua canzone, tutte quelle cose per cui andare fieri del meridione, delle sue virtù ma anche delle sue debolezze. Il Sud è sempre stato il figlio non voluto, quello “scemo”, ma anche quello più cattivo. Tanto da finire nel riformatorio dell’Italia, costretto a sopravvivere nel malcostume e nella più totale assenza di controllo.

Il Sud è solo una prosecuzione dello stivale, per molti. E’ una parte a se stante, un terreno franoso e incoltivabile. Una zona del mondo dove mandare in esilio qualcuno. Il Sud fa paura, la sua gente fa paura. Tra una pizza e una plettrata al mandolino, c’è chi spara sulla folla. C’è chi spaccia amore e cocaina, chi ammazza fratelli e sorelle per “faide”. E’ la terra della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta. Il Sud viene ripreso dal basso, senza neanche sprecare troppe inquadrature.

Abbiamo fatto il giro del mondo con Gomorra, la serie tv che ha stregato il mondo e che ha fatto desistere ancora di più chi voleva farsi un giro giù da noi. Siamo carne da macello, non abbiamo grandi pretese lavorative e se un lavoro lo troviamo, ci mettiamo in malattia pur di non andare. Siamo la terra arsa dal sole, la terra bruciata e il caporalato. Siamo la voglia di fuggire al Nord, anche per studiare.

Siamo i sampietrini e i ciottoli dei paesini, calpestati dalla monotonia di un via vai a mani congiunte dietro la schiena. Siamo i bar dello sport, i caffè corretti e le anime scorrette. Siamo quello che di peggio ci si può augurare. Siamo le mazzette date ai politici, i poliziotti con il colpo in canna mentre entrano nei Quartieri Spagnoli. Siamo le ditte che falliscono, gli imprenditori che si suicidano, il pizzo per la “protezione del Santo”.

Questo siamo agli occhi di chi ci guarda. Questo è il Sud che vogliono rappresentare, che vogliono a tutti i costi dipingere con olio su tela. Il Sud fa paura, in ogni senso e direzione. Eppure io dal Sud non me ne vado, ci resto. Rimango qui perchè qui mi sento vivo. Perchè passeggiando in un paesino, con l’odore del mosto e della prima legna bruciata, io vivo!

Una parte del mio cuore è qui, in quelle stradine ciottolate, in quei vicoli, nei passi sordi e lenti di chi la maturità l’ha raggiunta da quasi un secolo, su quelle panchine, negli sguardi della gente, la mia. Una parte del mio cuore è incisa su quelle pareti incrostate dagli anni, sui tavolini del bar, su quella torre, sui rami degli alberi che scandiscono il passare del tempo, nell’alba all’ombra di un albero, nei calci ad un pallone.

Una parte del mio cuore è nel sole di agosto e nella neve di un inverno alle porte, nei presepi e negli alberi di Natale, nei cenoni e nei regali, nelle chitarre e nei tamburi, sulle scale di una casa e nelle tende accarezzate dal vento, nelle finestre socchiuse e nelle case umide, nei cani randagi che seguono chi può dargli amore, nelle mani ruvide e spaccate di chi ama la propria terra.

Una parte del mio cuore è qui, nei sogni irrealizzati, nelle speranze e nelle delusioni, negli amori appena nati e in un bacio, nei miei passi, nel mio ridere forte e nel mio singhiozzare in silenzio. Una parte del mio cuore è qui. E solcherà il tempo e lo spazio, così che io possa ricordarmi sempre chi sono.