14 Giugno 2019 - 12:03

Amore di papà, a tu per tu con l’autrice Grazia De Gennaro

Amore di papà

Grazia De Gennaro, la giornalista salernitana che sta per esordire con il suo romanzo “Amore di papà”, racconta il suo percorso professionale e personale e della realizzazione del suo sogno

Parlarci un po’ di te. Chi è Grazia De Gennaro, autrice di “Amore di papà? Com’è nata la sua passione per la scrittura?

Sono nata qui, a Salerno, il 9 settembre di 31 anni fa. Ho da sempre coltivato la mia passione per la scrittura, partecipando anche a diversi concorsi letterari e, nel 2015, ne ho vinto uno, indetto dal Circolo degli Artisti Salernitani.

Dopo la laurea di I livello in Sociologia ho cercato di aprirmi una strada nel mondo della Comunicazione, così ho iniziato a collaborare con questa testata online. Dopo due anni ho acquisito il tesserino di Giornalista Pubblicista.

Non ricordo precisamente un momento in cui ho cominciato a scrivere, è stata una necessità che ho sempre cercato di soddisfare. Per me significa analizzare il mondo e offrire il mio punto di vista, cercando di trasmettere quello che provo nel viverlo. Sono una persona un po’introversa e, spesso, la penna è stata la mia unica amica, soprattutto in momenti particolari come l’adolescenza.

Il tema centrale di “Amore di papà” è la violenza domestica, perpetrata sulle protagoniste prima bambine, poi donne. Cosa ha ispirato la tua trama?

Io sono da sempre un’attivista per i diritti delle donne, per la tutela dalla violenza ed il loro diritto all’autodeterminazione. Scrivo su una mia pagina Facebook e, in passato, ho curato una rubrica per la testata.

Con “Amore di papà” sentito il bisogno di calarmi nella realtà emotiva  delle vittime, capire ciò che provavano subendo percosse e crudeltà da chi dovrebbe amarle e proteggerle. Dai fatti di cronaca si evince che i primi aggressori non si trovano per strada, ma all’interno delle mura domestiche.

Il racconto funge da specchio che riflette i comportamenti delle altre donne in relazione a questo fenomeno narrando la paura, ma anche la forza di reagire affinché tutto cessi.

Cosa vorresti dire ad un lettore che si immerge nel tuo universo femminile?

Vorrei dirgli che, sembra scontato, ma bisogna denunciare per spezzare le catene del silenzio e dell’omertà, che proteggono l’aggressore e imprigionano la vittima in una vita di umiliazioni e violenze. Spesso i familiari sono sicuri che non si ribellerà per non gettare discredito.

Le donne non denunciano per paura di non essere credute e, soprattutto, di essere colpevolizzate per aver magari provocato la reazione anche solo dicendo un “no”. Sono dinamiche tossiche e pericolose che bisogna distruggere.

Una curiosità dei non addetti ai lavori: hai un momento preferito durante la giornata, oppure un luogo dove senti maggiormente ispirazione per scrivere?

Sono prevalentemente diurna, quindi spesso durante la giornata, oppure di mattina presto, perché è il momento in cui ho più energia e la creatività si libera. Spesso per aiutarmi ascolto determinati tipi di musica ed è questo il motivo per cui scelgo anche una sorta di colonna sonora per ogni storia. Musica e scrittura per me sono profondamente connesse.

Per quanto riguarda il luogo io scrivo dovunque mi venga un’idea. Una volta, non avendo a disposizione un foglio, ho appuntato delle righe sullo scontrino del supermercato. L’ingegno non mi manca!

Qual è il tuo passaggio preferito del romanzo e perché?

“Loro non erano sorelle, ma ciononostante lo sembravano, avviluppate nella profondità e spontaneità del loro gesto di amicizia. Anche io sognavo di abbracciare Sofia in quel modo, una vota diventata grande. Nonostante fossi nata da un altro papà, o aveva gli occhi azzurri e io castani.

E anche se non ero segnata da grumi di sangue e lividi, in quel momento soffrivo fisicamente quel martirio nell’anima, come se avessi vissuto nel suo corpo massacrato. Perché lei era parte di me”.

Questa per me è la sintesi di quella che viene chiamata sorellanza, un sentimento che accomuna le donne, anche quelle estranee, ma che troppo spesso viene sottovalutato dalle stesse.

Un momento di tenerezza e forza, una sfaccettatura che ritengo essenziale: per volersi bene non c’è bisogno del vincolo di sangue, così come diventa ininfluente quando si tratta di far del male

Questo romanzo, che uscirà a breve, si trova attualmente in fase di preordine sullo store della Casa Editrice. Puoi spiegarci di cosa si tratta?

La fase del preordine è molto importante per il futuro dell’opera e presenta anche molti vantaggi, come assicurarsi la propria copia, evitando così di non trovarla più dopo l’uscita ufficiale. Inoltre lo si può acquistare ad un prezzo scontato e direttamente a casa.

Si tratta di una procedura molto semplice che richiede solo un minuto. Questo è anche il momento in cui le persone che ti sono vicino dimostrano davvero di supportarti, Nel mio caso i miei parenti e il mio nucleo familiare mi hanno aiutato moltissimo, perché hanno sempre creduto nel mio potenziale e mi hanno sempre spronato. Ciò per un autore esordiente è fondamentale, così come avere fiducia in sé.

Come hai conosciuto la tua Casa Editrice, la Writers Editor?

Io sono iscritta in diversi gruppi Facebook di lettori e scrittori e un giorno ho letto un post di questa Casa Editrice che cercava nuovi autori emergenti. In quel momento ho creduto che fosse una specie di segno: era giunto il momento di provare a realizzare il mio sogno.

La gioia quando ho ricevuto la loro mail, nella quale mi dicevano che il mio libro era considerato idoneo per la pubblicazione, è stata incommensurabile.

Per concludere: qual è il messaggio che dai a chi, come te, vuole realizzare il sogno di scrivere?

Il mio messaggio è che bisogna sempre credere nei propri sogni ma, soprattutto, saper cogliere l’occasione di realizzarli. Bisogna lottare, provare sempre senza arrendersi. Il vero talento e l’impegno, alla fine, vengono premiati.