24 Giugno 2019 - 11:23

Anna Faiola, intervista all’autrice di “Ho chiesto rifugio al mondo”

Anna Faiola, giovane autrice della provincia di Napoli, racconta un po’ di sé e del suo libro “Ho chiesto rifugio al mondo”, storia di chi si sente smarrito in se stesso e cerca di ritrovare nel mondo le cose belle come l’umanità che, ormai, è scomparsa

Anna Faiola, parlaci un po’ di te e di come ha avuto origine la tua passione per la scrittura

Parlare di me è sempre più difficile che parlare del libro stesso, ma ci proverò. Sono anna, ragazza ventiseienne dal nome comune, e forse, dalla quotidianità ancor più comune. 

Laureata in Legge, con una tesi in filosofia del diritto, attualmente lavoro come consulente legale in attesa nell’avanzare in alcuni concorsi che sto preparando. Amo leggere, sono una serie tv dipendente e mi piace concedermi momenti di relax tra musica e arte.

La passione per la scrittura è nata grazie alla mia omonima Anna dai capelli rossi. Intorno all’età di 16 anni ero in fissa con quella singolare ragazzina (trasmettevano il cartone animato ogni mattina in tv) al punto da tale da fare un tema in classe personificandomi in lei.

È stato li che ho capito che avrei voluto farlo spesso, sempre più spesso. Raccontare storie, emozioni.

Com’è nata la storia di “Ho chiesto rifugio al mondo”? Cosa ti ha ispirata?

La storia è nata durate un periodo molto fragile della mia vita, quando tutto ciò che volevo fare e riuscivo a fare, era raccontarla seppur romanzandola. Oltre alla mia personale esperienza, l’ispirazione né nata da una triste notizia di attualità figlia del contesto socio-culturale che stiamo oggigiorno vivendo.

Il viaggio, esplorare terre lontane, ma anche lo smarrimento e sentirsi persi e soli nella ricerca di un elemento di umanità sempre più raro fra le persone. Anche a te è successo o succede di chiedere rifugio da te stessa?

Questo è ciò che mi capita più spesso, anche se, talvolta, ho paura di chiedere rifugio a me stessa, conscia di cosa potrei trovare o, peggio, non trovare. Ecco perché preferisco chiederlo “al mondo”, anche se, ognuno di noi, in  fin dei conti, è un mondo a sé; no?

Un’altra tematica della storia è l’amore LGBT fra Asia, la protagonista, e Kajri,. Secondo te la letteratura può essere un buon modo di combattere l’omofobia, raccontando un amore che non ha niente di diverso da quello etero?

La letteratura è il modo principale per contrastare l’ignoranza e la paura, e dunque, l’omofobia che altro non è. Una realtà molto triste nello scenario italiano è proprio la mancanza di libri “a tema”, o comunque di libri in cui un ragazzo, o (ancora di più) una ragazza, omosessuale possano rispecchiarsi. Quando ho scritto mi sono detta “voglio scrivere di qualcosa che avrei voluto leggere ma che non ho mai trovato.”

Se i libri sono un rifugio è giusto lo siano per tutti.

Una domanda che incuriosisce chi non è addentrato nell’universo degli scrittori: Per Anna Faiola c’è un momento della giornata in cui preferisce scrivere? Esiste un luogo in particolare dove cerca l’ispirazione?

Un momento particolare della giornata no, dell’anno sì. Amo scrivere nelle stagioni fredde, inverno o autunno, tutto al più nelle sere (fresche) d’estate.

L’ispirazione mi sovviene per strada, anche durante  una semplice passeggiata col cane; le persone mi ispirano molto, stare tra loro, viverle.

Qual è il personaggio al quale sei più affezionata e quanto c’è di te in ognuno di loro?

Apparirà scontato ma ho un debole per Asia, la mia “eroina”, lei è me anche se io non sono lei. Grazie alla sua tempra mi dato modo di crescere, di migliorarmi. Non sarebbe male, un giorno, assomigliarle di più.

Quali sono i tuoi progetti letterari futuri?

Scrivere, scrivere, e ancora scrivere. Sono in una sorta di work in progress con un secondo romanzo, molto diverso dal primo anche se comunque dello stesso genere narrativo. Da brava “nerd”, mi piacerebbe anche scrivere una duologia fantascientifica (ho già qualche idea).

Che messaggio dai a chi, come te, vorrebbe realizzare il sogno di veder pubblicato il proprio romanzo?

Crederci; è un consiglio semplice, diretto, ma anche il migliore. Lavorate sulla vostra storia, vivetela, arrabbiatevi coi vostri personaggi e poi amateli, strappate ogni singola pagine e poi ricominciate da capo, metabolizzate i rifiuti e riprovateci, ma non mollate mai, perché prima o poi le vostre parole saranno la salvezza di qualcuno.