7 Marzo 2017 - 20:49

Anna Magnani, una vita espiata da icona dell’Italia neorealista

Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealista

Oggi, 109 anni fa, nasceva Anna Magnani. Attrice intensa, icona dell’Italia del Neorealismo, emblema maestoso e malinconico della città eterna, tra abbandoni, amori difficili, una carriera celebrativa e quella tenacia difesa fino alla fine. #AccadeOggi

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Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealistaAnna Magnani nacque a Roma il 7 marzo 1908 da padre ignoto, uomo rincorso inutilmente una volta cresciuta. Ma l’amore mancato fu soprattutto quello della madre Marina, troppo giovane e troppo bella per curarsi di una figlia, che abbandona per seguire un uomo ricco in Egitto. Fu la nonna materna a prendersi cura di Anna e a crescerla come una figlia.

La scelta di diventare attrice si rivelò un’espiazione di quel destino di bambina nata senza amore: Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealistauna ferita indelebile che la spinse alla vocazione degli applausi del pubblico per ricevere quanto le era stato negato.

“Avevo deciso di diventare attrice nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza”.

Così la Magnani iniziò a cantare nei cabaret e nei night-club romani, mentre studiava all’Accademia d’Arte Drammatica. Al cinema fece spesso coppia con Aldo Fabrizi, con cui nel 1945 lavorò ad un capolavoro del cinema italiano: Roma città aperta. Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealistaIn questo drammatico e realista racconto sull’occupazione Nazista, Roberto Rossellini diresse Anna Magnani, in un’immensa interpretazione che fu l’essenza stessa del Neorealismo italiano. Pina e la sua corsa disperata ed eroica incontro alla morte, divenne l’emblema di un’Italia popolana e combattiva sullo sfondo della seconda guerra mondiale.

Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealistaIl 1952 fu l’anno di un altro importante film, Bellissima, di Luchino Visconti: un aneddoto riguarda il memorabile litigio seguito al fatto che, durante le riprese del film, il regista milanese osò maltrattare un gattino (una passione che Anna aveva condiviso con Rossellini). Nel 1955 arrivò una grande occasione, la sfida vinta di Hollywood: La rosa tatuata di Tennessee Williams le valse l’Oscar, un riconoscimento che la rese la prima attrice italiana a conquistare l’ambita statuetta.

Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealistaL’intreccio tra privato e carriera, fu continuo nella vita di Anna Magnani. L’unione artistica e burrascosamente sentimentale con Roberto Rossellini, arrivata anche allo scontro fisico, si interruppe con l’arrivo di Ingrid Bergman. Fu l’ennesima delusione per Anna, l’ennesimo riproporsi di quell’amore mendicato fin dall’infanzia. D’altronde ebbe sempre rapporti turbolenti e tormentati, come testimoniato dalle sue stesse parole.

“Il fatto è che le donne come me si attaccano soltanto agli uomini con una personalità superiore alla loro: e io non ho mai trovato un uomo con una personalità capace di minimizzare la mia. Ho trovato sempre uomini, come definirli’ carucci. Dio: si piange anche per quelli carucci, intendiamoci, ma sono lacrime di mezza lira. Incredibile a dirsi, il solo uomo per cui non ho pianto lacrime di mezza lira resta mio marito: Goffredo Alessandrini. L’unico, fra quanti ne ho conosciuti, che mi stimi senza riserve e al quale sia affezionata. Certo non furono rose e fiori anche con lui. Lo sposai che ero una ragazzina e finché fui sua moglie ebbi più corna di un canestro di lumache”.

Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealistaViscerale sul palco, Nannarella era metodica e meticolosa nel lavoro, fragile e impetuosa nel privato. Forse proprio i trascorsi dell’abbandono, di quella vita sentimentale sempre irrequieta, quanto la vita dedita al figlio Luca, avuto dall’attore Massimo Serato, colpito da poliomielite a soli tre anni, contribuirono a fare di lei l’emblema di un nuovo ruolo nella donna nel cinema, colmo di verità, di umanità: una donna “de’ core”.

La spontanea e chiassosa risata, quel volto elogio dell’imperfezione, incorniciato dai capelli ribelli e inciso da uno sguardo profondo, da occhi espressivi e vulcanici, segnati da occhiaie e sofferenza la resero l’antidiva per eccellenza. Di lei Pasolini diceva: “… nelle occhiaie vive e mute si addensa il senso della tragedia. È lì che si dissolve e si mutila il presente, e assorda il canto degli aedi”.

Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealistaE proprio la collaborazione con Pier Paolo Pasolini, nel ruolo di una prostituta in cerca di redenzione per amore del figlio in Mamma Roma (1962), riuscì a valorizzarla ulteriormente.

Il 1972 fu l’anno dell’ultima apparizione sullo schermo, strenuamente voluta da Federico Fellini in Roma. Una sola scena, un cameo in cui mentre rientra a casa viene inseguita dalla voce di Fellini, che chiosa solenne: «Ecco il simbolo della città, una Roma lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca …». E lei ancora intensa e irriverentemente diffidente: «A Federì, va a dormì, va…».

Anna Magnani, una vita espiata da icona dell'Italia neorealista

L’ultima battuta, poi il portone che si chiude alle sue spalle, delimitandone l’uscita di scena. L’anno dopo, il 26 settembre 1973, Anna Magnani morì, segnata ma non intimorita da un tumore strisciante al pancreas.

«Ho lottato, ho urlato alla vita, oggi posso sorridere alla morte».

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