8 Febbraio 2015 - 16:04

Birdman cerca di spiccare il volo ancora una volta

Birdman, l’uomo uccello di Alejandro González Iñárritu, interpretato da Michael Keaton, mostra la frustrazione dell’attore in declino tormentato dal passato glorioso

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Sui titoli di testa una voce rauca sembra parlare a qualcuno, è in corso un vero e proprio dialogo, ma fin da subito si capisce che si tratta di un dialogo di coscienza e che qualcuno sta, forse, parlando a sé stesso.

“Hai ottenuto ciò che volevi dalla vita, con ciò?”, “Io l’ho fatto”, “E cosa cercavi?”, “Volevo essere amato, essere amato da qualcuno in questo mondo”; il dialogo è firmato Raymond Carver.

La prima scena che compare subito dopo ci svela il motivo: ci troviamo in un camerino e lo vediamo dagli specchi con le lampadine e alcuni oggetti di scena. Un uomo (Michael Keaton), dapprima di spalle che sembra volteggiare in aria in posizione di meditazione, risponde a una telefonata di Skype. È sua figlia, di fronte a un chioschetto di fiori che chiede cosa comprare. La telefonata è rapida e nervosa e si chiude subito sul volto stanco dell’uomo seduto davanti allo specchio, in mutande e tanti anni sulle spalle. Sullo sfondo vediamo un poster che lo raffigura travestito da uccello, Birdman, appunto. È il poster di un film e l’uomo è un attore. È solo nella stanza, ma sentiamo una voce, qualcuno che gli parla e gli chiede: “Come si siamo finiti in questo buco di merda”.  L’attore non risponde e con l’aria stanca si avvia verso il palcoscenico.

birdmanDalla prima inquadratura fino a questo momento e per quasi tutto il film, la macchina si muove in piano-sequenza e non molla mai i personaggi standogli continuamente addosso, facendoci entrare nei retroscena del mondo di Broadway (è qui che ci troviamo) e della vita di Riggan Thompson. L’attore ha ottenuto un successo planetario con il supereroe Birdman, ma vuole dimostrare di essere un grande attore e per questo si affanna, fra mille difficoltà professionali e personali, a portare in scena lo spettacolo adattamento dell’opera di Raymond Carver.

Il film richiama Radio America di Altman, per diversi motivi. Il primo è quello che racconta i retroscena di uno spettacolo (con Altman era una trasmissione radiofonica); il secondo riguarda la rappresentazione dei rapporti fra i personaggi, svelando antipatie e simpatie fra di loro con dialoghi colloquiali in cui ci si parla uno sopra l’altro come nella vita reale.

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Anche qui la morte è una presenza fissa, suggerita o svelata più volte come accade anche in Radio America.

Il personaggio di Riggan, frustrato dall’incapacità di dimostrare il suo talento e ossessionato dal suo passato da Birdman, svela momenti di schizofrenia e depressione. Vive in bilico fra il suo inconscio e la realtà senza riuscire a razionalizzare.

birdmanMa notiamo anche altri riferimenti ad Altman, inevitabili. La messa in ridicolo dello spettacolo per esempio, la ritroviamo anche in Nashville e I protagonisti, i piani-sequenza richiamano quello iniziale de I protagonisti. Lo stesso adattamento di Carver è qualcosa che ritroviamo in America Oggi.

Come nei film di Altman si tratta di una storia corale, che, oltre il personaggio principale, vede altri protagonisti: la figlia di quest’ultimo, Sam (Emma Stone), uscita da poco dal centro di disintossicazione, l’amico produttore Jake (Zach Galifianakis), un’attrice che sognava Broadway fin da bambina (Naomi Watts), un attore decisamente talentuoso, ma dal pessimo carattere (Edward Norton).

Un cast stellato, dunque, per un film ben confezionato e gradevole fin dall’inizio, quello di Iñárritu che permette di apprezzare sia la regia che la storia. Non a caso il film ha ricevuto la nomination agli Oscar 2015.

È importante vederlo come riflessione sul mondo dello spettacolo e la sua crudeltà, sulle relazioni fra le persone e il modo in cui vivono in particolare amore e lavoro.

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