L’estate calda di Bolsonaro: il Brasile scende in piazza
Il Brasile si ferma per protestare contro la riforma di Bolsonaro che vuole alzare l’età pensionistica e operare massicci tagli al sistema dell’educazione
Quella di ieri è stata una giornata calda in tutto il Brasile, solo la prima di un’estate che si preannuncia sulle barricate: i sindacati e le organizzazioni studentesche hanno infatti organizzato uno sciopero contro una riforma voluta dal presidente Bolsonaro, e al momento allo studio del Congresso, che prevede massicci tagli al sistema dell’educazione e una nuova organizzazione della Previdenza.
“La Nuova Previdenza” stabilirebbe l’innalzamento dell’età pensionistica da 62 a 67 anni: un provvedimento che per la prima volta toccherebbe anche i dipendenti pubblici e categorie sinora considerate “protette” come i militari. Ma a farne maggiormente le spese sarebbero soprattutto le classi meno abbienti che, iniziando a lavorare molto presto, potrebbero dover aspettare addirittura 40 anni prima di andare in pensione.
Con questa riforma, il Governo brasiliano intende recuperare 300 miliardi di Euro in 10 anni, la somma che servirebbe a risanare i conti pubblici in affanno. Intanto il Paese si ferma: i mezzi pubblici ieri sono rimasti in deposito, gli uffici e le scuole erano praticamente deserti e gli ospedali hanno garantito soltanto le emergenze.
E non sono mancati neppure gli scontri: a Salvador De Bahia, un autobus è stato preso a sassate mentre la polizia caricava i manifestanti a Porto Alegre.
Il presidente “braccato”
Ma i problemi di Bolsonaro non vengono soltanto dalle piazze: proprio ieri, infatti, è stato assodato lo stretto rapporto tra il suo Ministro della Giustizia Sergio Costa e i procuratori della Lavajato, l’inchiesta che ha portato alla luce la corruzione politica del Brasile, mentre Carlos Santos Cruz veniva cacciato dal suo posto di segretario di Governo, “colpevole” di voler “censurare” i social.
Intanto si fa aspro anche lo scontro tra il Presidente e la Corte Suprema che ha equiparato l’omofobia al razzismo. Bolsonaro ha risposto con un’uscita infelice (“Adesso un datore di lavoro ci penserà due volte prima di assumere un gay, per evitare di essere accusato di omofobia in futuro), e vuole inserire un membro evangelico nella Corte per bloccare scelte, a suo dire, assurde.
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