1 Marzo 2015 - 10:20

Boris Nemtsov ha mobilitato la Russia

Bori Nemtsov manifestazione

Boris Nemtsov è stato ucciso in strada a Mosca, a poche giorni da un’importante manifestazione contro la guerra in Ucraina: in migliaia gli hanno reso memoria nella giornata di ieri, 1 marzo

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Boris Nemtsov, l’oppositore e politico russo ucciso a Mosca, a poche decine di metri dalla Piazza Rossa, poco dopo la mezzanotte del 27 febbraio, mentre passeggiava con la fidanzata, ha smosso la Russia. Dopo la collaborazione con Boris Eltsin negli anni Novanta era passato all’opposizione, opponendosi strenuamente al clima oppressivo russo: infatti Boris Nemtsov era conosciuto per le sue critiche contro il presidente russo Vladimir Putin, e il caso vuole che sia stato ucciso! Freddato con quattro colpi di arma da fuoco, partiti da una macchina in corsa, Boris Nemtsov è rimasto l’unica vittima, mentre la donna, di cittadinanza ucraina, che lo accompagnava è rimasta incolume, fattore che prova l’esistenza di un mandante e dei sicari.

Boris Nemtsov, strenuo oppositore di Putin

Boris Nemtsov, strenuo oppositore di Putin

Non ha tardato ad arrivare il commento di Obama che condanna l’assassinio di Boris Nemtsov, chiedendo al governo russo un’indagine imparziale e trasparente. L‘indagine è in corso, con Putin che, condannato pubblicamente l’omicidio, ne ha ovviamente assunto il controllo. Dal Cremlino giunge l’ipotesi che Boris Nemtsov possa esser stato ucciso per provocazione e per destabilizzare i rapporti con l’Ucraina. E non mancano neanche subdoli trapelamenti riguardo un’indagine su un potenziale attacco terroristico condotto da estremisti islamici, che per chi ricorda bene sono cecchini e non sicari. L’unica cosa che viene ignorata, volutamente, è quanto dichiarato in una intervista lo scorso 10 febbraio: Boris Nemtsov aveva ammesso di temere che Putin lo volesse morto a causa della sua implacabile opposizione alla guerra in Ucraina.

Detto, fatto. Anche se il mandante fosse Putin chi mai lo accuserebbe? La cosa che desta ulteriori sospetti in tal senso è che un oppositore russo sia morto poco prima di presentare prove della partecipazione delle forze armate russe in Ucraina. Colpisce quindi l’amarezza del presidente ucraino Petro Poroshenko che aveva definito Boris Nemtsov come il ponte tra l’Ucraina e la Russia, e che in un tweet ha scritto: L’omicidio ha distrutto questo ponte. Non penso sia avvenuto per errore.

La documentazione dei misfatti russi in Ucraina sarebbe stata presentata nella giornata di ieri, 1 marzo, durante una manifestazione programmata a Mosca contro una guerra ufficiosa, che viola il diritto internazionale. Il corteo in memoria di Nemtsov, partito dal quartiere di Kitai Gorod, è passato dal ponte Bolshoi Moskvoretski, il punto in cui Boris Nemtsov è stato ucciso. In migliaia, più di ventunomila, nonostante i tentativi del Cremlino di sminuire la folla con la cifra approssimativa di soli 7000 individui, si sono riversati in strada, per contestare Putin e per onorare la battaglia di Boris Nemtsov per il caso ucraino. Una manifestazione pacifica, nonostante la marea umana, conclusasi però con 50 arresti: una moltitudine che avanzava contro il potere al grido di «Non abbiamo paura», sventolando foto di Nemtsov e striscioni con scritto: «Chi sarà il prossimo? In prigione o direttamente nella bara?».

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