23 Maggio 2016 - 19:00

Boschi vs ANPI: continua lo scontro sulla Costituzione

boschi

La “Ministra” Boschi continua a provocare i partigiani cercando di far emergere un finto “scontro generazionale”. Le rimostranze dell’ANPI, però, sono legate senza dubbio alla possibilità che riemerga un’ “omologazione sociale” del Paese a conduzione unica

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La Carta Costituzionale del 1948, “partorita” dall’Assemblea Costituente eletta nel 1946, nasce dalla volontà di rilanciare un Paese appena fuoriuscito dalla guerra e favorire l’unità nazionale messa in discussione dall’oscurantista regime del periodo precedente.

Una delle basi fondamentali della Costituzione repubblicana, grazie alla lavoro compiuto dalle diverse componenti della Costituente, è quella, correlata proprio alla “triste” pagina di storia costruita in passato, di impedire, in qualsiasi maniera, l’emergere di una nuova maggioranza dispotica.

Il Ministro per le riforme Maria Elena Boschi

Il Ministro per le riforme Maria Elena Boschi

In un periodo di grandi cambiamenti, la nostra Costituzione è tornata in “auge” con la “campagna elettorale referendaria” (cominciata nonostante le imminenti amministrative) in cui ad emergere è lo “scontro” fra il Ministro per le riforme, Maria Elena Boschi (promotrice del ddl che porta il suo nome), e l’Associazione Nazionale Partigiani (ANPI).

La “Ministra”, attraverso gli ormai celebri “tour” a favore del sì, ha più volte “punzecchiato” l’ANPI creando forti tensioni sia con i partigiani che con l’intera comunità nazionale.

Al grido “I partigiani veri voteranno sì” e “Chi vota no la pensa come Casa Pound”, la Boschi sembra quasi far emergere uno “scontro generazionale” in cui l’ANPI (ritenuta ormai “scomoda” e  “passata di moda”) rappresenta uno degli ostacoli alla possibile conferma della Riforma del Senato.

Ciò che la Boschi non considera è la preoccupazione dei partigiani verso lo stravolgimento della Carta Costituzionale e verso la possibilità di accentramento del potere decisionale.

Tutto ciò, inoltre, unito alla “politica mediatico/leaderista” nata ed evoluta negli ultimi 20 anni ha allarmato ancor di più i partigiani di fronte ad un tentativo (più o meno voluto) di ripristinare una situazione di “sudditanza mascherata da democrazia”.

Per fare ciò, però, occorre riconsiderare l’intera riforma e analizzarla “ai raggi x”.

Il ddl Boschi, approvato dalla maggioranza assoluta dei parlamentari dopo quattro votazioni (come da prassi) e sottoposto a referendum costituzionale, è formato da parti specifiche, direttamente collegate alla nuova legge elettorale (l’italicum), che fanno presumere la formazione di un “Premierato” forte.

La riforma costituzionale appena varata, infatti, con l’abolizione dell’elezione diretta del Senato (che diventa di fatto un organo subalterno), l’accentramento del potere legislativo in una camera e il rafforzamento dell’esecutivo (che avrà anche una corsa preferenziale nell’attività legislativa) rischia di portare alla formazione di una gestione statale “mono blocco” e alla creazione di  una maggioranza “inarrestabile” sia dal punto di vista politico che legislativo.

In questa situazione, unica nell’ambito democratico europeo, si porrebbero le basi per la creazione di una maggioranza “potente”,dotata di tutti i mezzi per “traghettare” il Paese a proprio piacimento, e orientata alla realizzazione del proprio “progetto” a prescindere dalla reale condizione della popolazione.

In una siffatta situazione, dato anche il sistema di elezione delle cariche rappresentative, l’orizzonte “naturale” è quello della realizzazione di un premierato (in uno stile “simil francese”) che abbia le possibilità di influenzare (in base al proprio punto di vista) qualsiasi procedimento presente.

Anche in questo caso, il rischio di un “mono blocco” sarebbe reale (data anche l’evoluzione verso un “sistema” che privilegia il “leader carismatico”) e la possibilità di una “direzione” unica, o meglio di un’egemonia di un unico uomo, non rappresenta una possibilità remota.

Se i partigiani si stanno orientando verso il no al Referendum costituzionale (come da voto dell’assemblea nazionale) è perché hanno scovato tutte quelle “pecchè” nel ddl Boschi che “aprirebbero” la strada ad un’ “omologazione sociale” la cui “direzione” sarebbe nelle mani di un’unica persona.

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