Crimson Peak, livelli di lettura di Del Toro
L’atteso Crimson Peak di Del Toro conquista il grande schermo, slittando verso una narrazione più convenzionale nella commistione di psicoanalisi e horror
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Quando si guarda un film iscritto nel genere, codice che trattiene i contenuti e paradossalmente li libra in metafore e dettagli, si sconsiglia un’interpretazione univoca, perché il codice cinematografico si disperde in numerosi livelli di lettura che, forse, contengono il fascino e il senso di ciò che stiamo guardando.
Crimson Peak va visto in maniera orizzontale, seguendo la trama e la narrazione nella sua logica consecuzione di fatti e conseguenze, ma anche in maniera verticale, quando alcuni elementi possono costruire un film nuovo che si eleva dal genere e dal racconto.
Guillermo Del Toro s’ispira alla sua cultura, pregna di religione, fanatismo e immaginazione, tradizioni e falsi miti, e poi alla violenza. La guerra, le conquiste politiche efferate, la rincorsa verso e contro il denaro.
Un regista sempre sensibile alla società, tanto da trasformarla in una materia malleabile e plasmabile, che prende forma così come la sente, o meglio, come preferirebbe sentirla.
Livelli di lettura in Crimson Peak sono almeno tre:
- la protagonista Edith (Mia Wasikowska), una borghese dell’America del ‘600, tra Jane Eyre e Mary Shelly, prova a ribaltare l’idea storica della donna. Ciò che la lega alla storia di Del Toro è il suo passato, ma soprattutto quella predisposizione a vedere i fantasmi;
- “Crimson Peak” come luogo dell’incesto, in cui il dramma familiare di Edith (perde la madre da piccola, primo fantasma a cui rimane legata, poi il padre in apparenti circostanze misteriose) s’incontra con un albero genealogico troncato prima dalle burbere abitudini della coppia Sharpe, poi dall’unione sfrenata e nefasta tra la sorella Lucille con il fratello Thomas (Tom Hiddleston);
- i dettagli, che sono il film nella sua struttura estetica, da cui il regista fa trapelare ciò che lo lega al mestiere del cinema e alla scelta del genere.
I tre livelli di Crimson Peak sono una visione in “cinemascope” dell’operazione artistica di Guillermo Del Toro, che, questa volta tende ad eliminare gradualmente il passaggio da un momento realistico ad un altro allegorico, per “scrivere” in immagini un discorso più consapevole di cosa sia il (suo) cinema.
Il cinema è come le foglie che cadono dal tetto sfondato, ma che sono una costante presenza della casa, apportando quella componente “romantica” che accompagna la storia d’amore, quella vera perché profuma di libertà, tra Edith e Thomas.
Lo spettatore viene ingannato proprio da quell’effetto appena la giovane coppia di sposi giunge nella famosa casa disastrata del baroncino Thomas Sharpe, ma quando Del Toro svela che si tratta di un tetto distrutto dalle intemperie, capiamo che stiamo viaggiando su più livelli di lettura.
Crimson Peak è un film nel film, che inserisce nell’horror una spietata analisi del capitalismo americano, legato in maniera marcia e malsana al denaro, ma che parla molto anche di cinema.
I due fratelli Sharpe, infatti, trascorrono i loro giorni a distruggere sogni e affetti a donne ricche, ingannandole con un matrimonio costruito ad hoc con Thomas per ottenere così il patrimonio. Nessuna donna può però “possedere” Thomas, perché legato a Lucille (Jessica Chastain) da un patto ancestrale e violento, che li tormenta così come quelle farfalle nere collezionate nella casa, lontane dalla luce e prive d’energia, si nutrono della presenza dell’altro.
Un’osmosi dai retroscena raccapriccianti, che ha raggiunto tre diverse donne prima di Edith per ottenere quel denaro da proiettare negli esprimenti di un Thomas che trova appagamento nel colore rosso dell’argilla, su cui poggiano le fondamenta della casa. L’argilla, per definizione, è il simbolo dell’inconsistenza e della sussistenza in architettura, così come le radici e il nucleo della famiglia Sharpe.
Edith vede i fantasmi, ma perché può vederli: è una mente potenziata, che si distingue dalle altre. Reagisce alla sua vita scrivendo su carta una storia autobiografica e suggestiva con cui intende conquistare il mondo letterario. Edith è capace d’innamorarsi di Thomas non solo perché eternamente affascinante, ma anche in quanto predisposta ad incontrare stimoli e sfide. Come Del Toro racconta le dinamiche e i conflitti umani attraversando mondi sotterranei e misteriose creature paranormali, così Edith scrive (ma vive) il suo romanzo entrando nelle membra della sua immaginazione.
L’incesto tra i fratelli si avverte fin da subito, così come l’amore sincero e purificante di tra Thomas ed Edith: in questo, non solo la ben costruita materia narrata, ma soprattutto un’eccellente mimica passionale degli attori, che stupiscono in ogni circostanza.
Il pubblico rimane bloccato fino alla fine del film, non solo perché affascinato, ma sapientemente catturato dalla ricchezza visiva e dalle cadenze elaborate da una scrittura tanto semplice quanto particolareggiata.
Crimson Peak è l’incesto tra Lucille e Thomas, un’analisi psicoanalitica della società borghese che ruota intorno alle nevrosi e alla crudeltà anche tra i familiari, spesso allevata con il latte della repressione, partorita da madri severe e padri assetati di sporco e lurido denaro. La vera storia della famiglia Sharpe possiamo solo intuirla, ma sappiamo, arrivati alla fine, che Lucille e Thomas sono il risultato di una casa che non ha le giuste fondamenta, e che instabile, è fatiscente e inesistente.
La regia di Guillermo Del Toro continua a dialogare con uno spettatore che deve innamorarsi del colore, del contrasto creato tra il caldo della candela e il blu della notte. È uno spettatore che, mentre i fantasmi entrano in scena, rimane intrappolato nelle forme di una scenografia che manifesta un mondo “capriccioso” e “barbaro”, in cui manca la linearità classica e l’equilibrio. Guarda il film, ma vede la cura dedicata ad ogni singolo elemento che compone il quadro. Se arricchisco ciò che mostro sto cercando qualcuno che sappia vederlo.
Con un riadattamento del genere western nella lotta finale tra le due donne legate a Thomas, Lucille ed Edith, immerse nella neve e in un luogo isolato privato di civiltà, la passione e l’amore diventano le uniche ragioni di vita. Assorbite dall’istinto e dalla lotta alla sopravvivenza, Edith lascia quel luogo emancipando i fantasmi della famiglia Sharpe, ma rimane inghiottita dal vortice dell’amore tormentato, producendo un nuovo fantasma.
In fondo, come la voce narrante commenta la fine di Crimson Peak, il fantasma è legato ad un luogo, ad una momento, ad una sensazione.
Come quel soffio, quella cenere che accarezza le mani di Edith, quella polvere di vita che rimane aggrappata nel passato di ognuno di noi.
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