19 Novembre 2018 - 14:51

Davide Astori: fatale una malattia “silenziosa”, così come per Morosini

Astori, lettera genitori astori

Sono passati 8 mesi dalla morte di Davide Astori e sembra essersi chiarita la causa della morte: una malattia “silenziosa” che ha colpito anche Piermario Morosini

Ci si interroga ancora su cosa abbia potuto causare l’arresto cardiaco a Davide Astori, il difensore e capitano della Fiorentina, morto nel ritiro viola a Udine mentre dormiva nella sua stanza, lo scorso 4 marzo.

Ad 8 mesi di distanza, arriva (forse) una prima risposta. Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, la perizia effettuata sul corpo di Asto ha trovato il riscontro di una malattia-killer che gli è stata fatale.

Una patologia definita “silenziosa” e che nel passato ha fatto anche altre vittime: precisamente, si tratta di una cardiomiopatia aritmogena e ha stroncato anche le vite di Antonio Puerta (difensore del Siviglia, scomparso nel 2007), Piermario Morosini (centrocampista del Livorno, 2012) e Darcy Robinson (giocatore dell’Asiago Hockey, 2007).

In realtà, vittima di questa patologia è rimasto anche il nuotatore Mattia Dall’Aglio, morto a 24 anni nell’agosto dello scorso anno. Ma solo grazie ad una ricerca, la Procura di Modena ha potuto dare una spiegazione alla fatalità. Il caso-Astori vive una situazione simile e l’Università di Padova ha provato a spiegare come si riscontra questa malattia.

A parlarne è stata Cristina Basso, l’anatomopatologa del dipartimento di Scienze cardiologiche, toraciche e vascolari. Queste le sue parole: “Abbiamo analizzato 800 giovani sotto i 35 anni morti improvvisamente e abbiamo riscontrato che la causa è proprio una cardiomiopatia artimogena, malattia ereditaria che uccide una persona su 4. Se i patologici praticano attività sportiva, aumenta di cinque volte il rischio di morte. Si tratta di una malattia silenziosa“.

Il killer dunque sembrerebbe smascherato ma per la vicenda-Astori, la perizia non ha ancora consegnato il rapporto definitivo su ciò che viene evidenziato sul corpo dello sfortunato difensore. Il caso rimane aperto.