Ddl Cirinnà, al via le votazioni
Dopo la manifestazione di piazza del 23 Gennaio #SvegliaItalia organizzata dall’Arcigay a supporto del Ddl Cirinnà e del discusso Family Day dello scorso 30 Gennaio al Circo Massimo, la battaglia sull’introduzione delle unioni civili e della spetchild adoption si sposta in Parlamento. Ieri il Senato, con ampia maggioranza, ha respinto le 8 pregiudiziali di incostituzionalità
[ads1] E’ iniziata ieri la battaglia parlamentare per l’approvazione del Ddl Cirinnà: in Senato una larga maggioranza, composta da PD M5S Sinistra Italiana e i verdiniani del Gruppo Ala, ha respinto le 8 pregiudiziali di incostituzionalità e la richiesta di far tornare il disegno di legge in Commissione.
Sono iniziate, nel frattempo, le varie trame politiche: Angelino Alfano, Ministro dell’Interno e segretario di NCD, partito che fa parte della maggioranza di Governo, è contrario all’approvazione del Ddl Cirinnà così com’è strutturato al momento: infatti ha richiesto a Matteo Renzi lo stralcio della discussa stepchild adoption, un istituto giuridico che consente al figlio di essere adottato dal partner (unito civilmente o sposato) del proprio genitore.
Secca la risposta della stessa Cirinnà: “La stepchild non si tocca, è già una mediazione rispetto alla versione originale, è parte integrante del Ddl” e rincara la dose il Ministro della Giustizia, Orlando: “In ballo non c’è semplicemente l’unità dell’esecutivo, ma il riconoscimento omogeneo dei diritti, andremo avanti“. A smorzare i toni ci pensa Luigi Zanda, capogruppo del Partito Democratico al Senato: “Bisogna avere molta prudenza. Non solo perché sono in gioco gli interessi del bambino, figlio di uno dei due partner, ma anche perché dobbiamo tenere conto delle chiare indicazioni della Corte Costituzionale, della Corte europea e della giurisprudenza della magistratura ordinaria”
Ma il vero e proprio scontro avrà luogo a partire dalla prossima settimana: la Lega Nord ha annunciato che presenterà 500 emendamenti solo per eliminare la norma sulla stepchild adoption. Il Carroccio ha ritirato i 4’500 emendamenti a seguito del ritiro del “canguro” da parte del Partito Democratico. Sono previsti poi, al Senato, 110 interventi per un totale di 21 ore di discussione e in più c’è l’incognita dell’ala cattolica del Partito Democratico e del M5S.
Questi fattori fanno presagire che la norma resti al Senato almeno fino all’11 Febbraio, ma l’incognita più importante resta il voto segreto che il Presidente del Senato Pietro Grasso potrebbe concedere sugli articoli più discussi.
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