2 Novembre 2020 - 17:50

Dialogo Governo e Regioni: il tira e molla continua

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Il tira e molla tra Governo e Regioni continua. In un tutti contro tutti, De Luca detta le regole: “Si chiude solo se lo fa Conte”, gli fa eco Fontana

L’attuale tira e molla tra Governo e Regioni riguarda esclusivamente una questione di responsabilità. L’aumento delle pressioni popolari e l’apice di un’emergenza non più soltanto sanitaria, ha reso la decisione di un nuovo lockdown terrificante. In un rimbalzo continuo di responsabilità, ecco una nuova sfida: “Si opterà per una chiusura nazionale o localizzata?“. Attualmente, l’ipotesi di una chiusura pensata per singole regioni fa infuriare alcuni dei leader più noti alla scena.

Campania: De Luca detta le condizioni

A dettare le condizioni ci pensa il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: “Si chiude solo se lo fa Conte.”
De Luca fa dietrofront e pretende improvvisamente di raccogliere i frutti di un dialogo mai iniziato. Peccato per le tempistiche. Le proteste avvenute a Napoli hanno avuto il loro peso, ma una retromarcia di questo tipo sembrava impensabile soltanto fino a pochi giorni fa. Nella regione, la pressione è aumentata drasticamente e De Luca deve ora fare i conti con elettori non scontenti, ma furiosi.

Si passa così dall’attuazione del coprifuoco alle 23:00 alla richiesta, guarda caso impraticabile causa DPCM, di “alleggerire” le ultime restrizioni nazionali. Adesso, però, Vincenzo De Luca si dice sicuro di un punto soltanto: “L’ultima stupidaggine che ho sentito riguarda la chiusura di territori interi, come Milano e Napoli.” e avverte: “Nessuno si permetta di immaginare misure mezze e mezze‘.”

No alla chiusura localizzata delle regioni, tra cui, visto l’alto numero di contagi rientrerebbero Campania e Lombardia. , invece, alle “misure di carattere nazionale”, considerate “le uniche misure non solo serie, ma efficaci.”

Vincenzo De Luca parla così di responsabilità e punta il dito dritto in faccia al Governo Conte: “Attendiamo che il Governo dica parole chiare ed esca dai balbettii e si assuma responsabilità.”
Una richiesta singolare che arriva in un momento singolare, lontana dall’immagine ben nota del one man show. Che sia il sintomo di una poltrona diventata un po’ troppo scomoda? Stop ai balbettii e alle decisioni insensate, la richiesta del presidente campano sembra quasi assumere i toni della satira.

L’eco delle Regioni

Ad unirsi al coro degli insoddisfatti c’è Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia: “Una serie di interventi territorio per territorio, polverizzati e non omogenei, sarebbero probabilmente inefficaci e anche incomprensibili ai cittadini che già sono disorientati.” Chiusura unica e valida per l’intero paese, un coprifuoco generalizzato e valido per tutti, questa la richiesta di una delle regioni attualmente più colpite dalle restrizioni anti-COVID.

Anche per la Lombardia la richiesta avanzata al Governo è di avere “segnali concreti, forti e credibili.”
Qui, però, le tempistiche sembrano essere sbagliate. Per la Regione Lazio, invece, Nicola Zingaretti opta per uno slogan più mirato: “Il nemico è il virus, non le regole per fermarlo.”

Peccato che di regole ce ne siano tante, troppe e confuse e che a ricordarlo siano i protagonisti di una scena che di regole ne ha imposte ed eliminate un po’ a piacimento.

Il silenzio di Conte

Scena muta di Conte, dunque, che sulla gestione dell’emergenza sanitaria a livello regionale non si sbottona. L’unica certezza è la possibilità delle Regioni di “rafforzare” la portata delle restrizioni e non di “alleggerirle“. In vista del nuovo DPCM, il principale dubbio rimane sulla volontà o meno di seguire l’esempio dell’Inghilterra e annunciare così, la chiusura nazionale. Ciò alleggerirebbe di molto le Regioni, che finalmente si vedrebbero cancellate il peso della responsabilità sulle proprie teste.

Insomma, nessuno vuole assumersi la responsabilità di dichiarare una nuova chiusura, consapevoli di quanto seguirebbe. Il timore è quello di dover pagare per primi lo scotto economico e sociale che comporterebbe una chiusura localizzata. Un timore talmente forte da spingere i leader delle Regioni a fare un passo indietro, a lasciare per un attimo la spavalderia e l’autoritarismo a mano sicura mostrati fino a pochi giorni fa. Un atteggiamento da “Federalisti quando le cose migliorano e da “Centralisti quando peggiorano“, osserva l’ex ministro Andrea Orlando. L’unica speranza è che almeno “non attacchino le misure adottate dal Governo su loro richiesta mezz’ora dopo che sono state adottate.”