21 Febbraio 2018 - 12:23

Elezioni 2018, parte la corsa preventiva verso le larghe intese

sistema partitico italiano

Elezioni 2018 e larghe intese. Ad una settimana dal voto il forte ritorno delle larghe intese fra i principali protagonisti

A meno di una settimana, le Elezioni 2018 del 4 marzo hanno messo in chiara luce le strategie dei principali schieramenti per affrontare il post voto.

Fra numeri insufficienti, dettati da una legge elettorale a dir poco sui generis, e governabilità in bilico, il centro-destra ed il centro-sinistra hanno ufficialmente aperto la nuova sfida alle larghe intese. Infatti, da qualche giorno a questa parte, tanto nello schieramento guidato (spiritualmente, data l’impossibilità di candidarsi) da Berlusconi quanto in quello di Renzi aumentano le voci su una possibile convergenza in caso di sostanziale non vittoria.
Bonino e Lorinzin da un lato – dopo Minitti, Prodi e lo stesso Renzi, anche se velatamente – e direttamente il Cavaliere dall’altro hanno rilanciato, quasi a mo di sfida, l’idea di responsabilità ancor prima dell’esito della tornata elettorale.
Questa situazione, paradossale di per sè, sembra però avere già un esito scontato e molto dipenderà dalle percentuali prese dai singoli gruppi.

Elezioni 2018

Elezioni 2018

In pratica, considerando solamente la vittoria mutilata del centro-destra (dato, in base agli utlimi sondaggi, al 37%), ciò che sembra prendere forma – in base alle dichiarazioni dei citati protagonisti – è un piano per dare una continuità a quanto fatto negli ultimi 6 anni (comprendendo anche il periodo Monti).

Difatti, qualora gli azzurri ed i suoi alleati dovessero prevalere senza però avere i numeri, ciò che si prospetta è un ulteriore accordo tra le due grandi forze facendo leva sulle singole intenzioni di voto.

Forza Italia, sganciandosi totalmente da Lega e Fdi, potrebbe facilmente richiedere la Presidenza del Consiglio – in quanto vincitore –  ma sembrerebbe poter accettare anche il moderato Gentiloni in segno di maggiore apertura.
Ciò, che includerebbe un mega accordo sui ministeri di prestigio, non solo toglierebbe dall’imbarazzo FI di fronte all’Europa – a cui ha garantito una stabilità ed un maggiore europeismo nonostante la Lega – ma le consentirebbe di gestire il tutto sporcandosi le mani quanto basta.

Dall’altro lato, invece, si continuerebbe a far leva sul prestigio attribuito ad un nome – l’unico a dire la verità – più volte chiamato in causa dal Pd (Gentiloni, per l’appunto) che da un lato proteggerebbe politicamente Renzi, che rimarrebbe alla guida del partito (seppur indebolito), e dall’altro accontenterebbe gli alleati grazie al coinvolgimento nell’azione di Governo.

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