5 Marzo 2018 - 00:11

Elezioni Politiche 2018: alla fine vince (e regna) l’incertezza

sistema partitico italiano

Elezioni Politiche 2018, l’incertezza è la vera vincitrice. Le conseguenze del Rosatellum 2.0 in base alle prime proiezioni

Le Elezioni Politiche 2018 si sono appena concluse e, come ampiamente preannunciato, a vincere è stata senza dubbio l’incertezza.

Come detto in un precedente approfondimento, il Rosatellum 2.0 ha avuto il merito di non premiare nessuno a causa dei meccanismi elettorali che rendono impossibile la formazione di maggioranze.

Pur trattandosi di dati non definitivi – che comunque non risolverebbero il problema in questione – si può dire chiaramente che il paradosso fuoruscito dalle Elezioni Politiche 2018 prevede una serie di soluzioni non del tutto praticabili.

In primo luogo, stando a quanto portato alla luce dagli istituti statistici, ciò che appare evidente è che un Governo senza la presenza del M5S non potrebbe esistere.

Questo dato, che complica e non poco la situazione, deve essere inoltre confrontato con le percentuali prese dai singoli gruppi da spendere in sede di trattativa politica.

Infatti, qualora i numeri di FI e Lega fossero confermati, si andrebbe incontro ad uno stallo causato dalla minore forza di trattativa delle componenti.

A ciò, inoltre, va aggiunta anche la volontà del Presidente della Repubblica di assegnare il mandato presidenziale.

Dato l’impasse ci sarebbero solamente due possibili soluzioni che non solo escluderebbero le fatidiche – e tante cercate – larghe intese, almeno per come ce le si immagina (Pd e FI insieme) ma spalancherebbero scenari totalmente diversi fra loro.

Difatti, se da un lato la coalizione di centro-destra potrebbe chiedere l’incarico – in quanto vincitore, seppur mutilato, delle Elezioni 2018 – dall’altro potrebbe fare lo stesso il movimento guidato da Luigi Di Maio.

Gli scenari condurrebbero a due reali conseguenze con il centro-destra a cercare di imporre un nome gradito a uno dei due gruppi maggiori, con FI e Tajani in vantaggio rispetto a Salvini, e Di Maio a cercare disperatamente un appoggio – seppur per un Governo di scopo – da gruppi tendenzialmente in antitesi.

L’ultima soluzione potrebbe essere addolcita solamente con una convergenza tra Pd, o almeno parte di esso (Emiliano?), e LeU, o quel che ne rimane, ma il tutto sarà verificabile solamente a dati certi.

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