23 Giugno 2016 - 19:16

Euro 2016, la rinascita della scuola britannica

euro 2016

La fase a gironi di Euro 2016 ha messo in evidenza tutte le quatto squadre anglofone. L’Italia e le altre big avanzano senza convincere. Est-Europa: gioie e dolori

[ads1]

Conclusa la fase a gironi di Euro 2016, è tempo di tirare qualche primo bilancio, in attesa che le sedici grandi d’Europa inizino a far sul serio dagli ottavi in poi. Fino ad ora, Euro 2016 non è stata vetrina per le grandi stelle del Vecchio Continente: tra alti e bassi, pur con tutte le dovute eccezioni del caso, i vari Ronaldo, Pogba, Lewandowski, Müller e compagnia hanno incontrato le loro difficoltà. Merito delle tante sorprese di Euro 2016, o demerito dei grandi astri del firmamento europeo? Solo il campo ci darà risposte incontrovertibili. Per ora, vediamo chi festeggia e chi piange di amarezza.

RISCATTO MADE IN THE UK

La fase a gironi ha permesso alle quattro squadre anglofone di innalzare i loro vessilli (la Union Jack e il trifoglio irlandese) altissimi sulle Final 16 di Euro 2016. Quattro squadre qualificate agli ottavi su quattro rappresentano inevitabilmente il rientro a gamba tesa della scuola britannica al centro della scena calcistica europea.

A cominciare dall’Inghilterra, capofila delle nazionali britanniche e squadra più giovane di Euro 2016. I miglioramenti, dal punto di vista del gioco e della formazione della squadra, erano già evidenti durante la fase di qualificazione.

La vittoria last minute contro il Galles ha confermato che questa squadra ha spirito e doti tecniche notevoli, ma i due pari con Russia e Slovacchia hanno altresì evidenziato i problemi dei Three Lions a far goal contro le difese schierate. L’Inghilterra di Hodgson resta, comunque, la mina vagante del torneo, la squadra che tutti possono battere ma che nessuno affronta volentieri.

Ma la sorpresa più grande è senz’altro il Galles, capace di vincere il girone davanti ai rivali inglesi. La squadra di Coleman si è dimostrata la migliore tra le realtà emergenti di Euro 2016. Il CT può contare, oltre che su una squadra fatta quasi interamente da esperti giocatori di Premier, su un paio di individualità di altissimo livello.

Bale, trascinatore dei Dragons, è stato l’unico big a non aver deluso nel fase a gironi (tre goal per lui), mentre Ramsey ed Allen hanno alzato il livello qualitativo di una squadra che non è solo fatta di difesa di ferro e kick&rush vecchia maniera, ma è anche talento e organizzazione; l’evoluzione naturale dello stile britannico, fatto di forza fisica e tecnica mai fine a se stessa. Con un sorteggio favorevole non sarebbe uno scandalo vederli molto avanti ad a Euro 2016.

Sorprese fino a un certo punto sono Irlanda e Irlanda del Nord. In un’edizione aperta a 24 squadre, le due nazionali dell’isola d’Irlanda hanno colto l’opportunità di passare da terze grazie a qualità molto simili: umiltà, solidità difensiva e concretezza tipicamente britannica. E poi molta della spinta viene dalle due tifoserie più allegre viste ad Euro 2016…

LE BIG: IL MASSIMO COL MINIMO SFORZO

Fanno il loro tutte le grandi favorite di Euro 2016, pur senza strappare applausi. È il caso della Francia padrona di casa, salvata nella fase a gironi dal talento di Payet e travolta da qualche scelta discutibile di Deschmps insieme alle alzate di cresta di Pogba, diamante purissimo cui, forse, manca ancora un po’ di attitudine da leader per giustificare la valutazione di 140 milioni e il paragone con Platini e Zidane.

È il caso anche della Germania campione del mondo. La squadra di Löw avanza da prima grazie alla differenza reti favorevole rispetto alla Polonia, ma ha mostrato più di un difetto. Innanzitutto una difesa improvvisata, e poi un tiki taka spesso esagerato, che ha portato la nazionale Meinschaft ad accartocciarsi su se stessa alla ricerca di sbocchi offensivi. Molto meglio è andata quando Löw ha fatto ricorso a Gomez, centravanti di rango capace di dare sfogo alla manovra tedesca. Restano comunque i favoriti, visto il tantissimo talento in rosa.

Luci ed ombre anche per la Spagna. I campioni in carica hanno sofferto tantissimo per venire a capo di un girone tutto sommato non impossibile, arrivando comunque dietro l’ottima Croazia. Se contro la Repubblica Ceca era bastato Pique al 90′, se contro la peggior Turchia degli ultimi vent’anni le Furie Rosse hanno fatto valere un divario tecnico abissale, contro i balcanici la Spagna ha messo a nudo tutte le conseguenze del cambio generazionale. Il solo Morata sembra erede all’altezza della squadra che ha monopolizzato il calcio negli ultimi anni. L’Italia ne potrebbe anche approfittare.

Discorso diverso per Svizzera, Belgio e Portogallo, squadre forti ma cui ancora sembra mancar qualcosa. Tutte e tre, però, sono state accomunate da una discreta dose di fortuna. Soprattutto i lusitani, che con tre pareggi hanno strappato il pass da terzi in un girone ampiamente alla portata. L’unica notizia positiva è la doppietta di CR7 contro l’Ungheria, che lascia presagire qualcosa di meglio per il prosieguo di Euro 2016.

Il Belgio, dalla sua, ha dimostrato di essere composto da individualità fenomenali, che però non fanno una squadra. La scoppola subita dall’Italia ne ha ridimensionato un po’ le ambizioni, ma resta una squadra che nella partita secca può far bene.

E L’ITALIA?

Già, l’Italia… Le tre partite della fase a gironi hanno raccontato due grandi verità sugli azzurri di Conte: la capacità di far soffrire squadre più tecniche grazie a difesa e organizzazione, e le difficoltà a far gioco contro le piccole. Le brutte prove contro Irlanda e Svezia, in questo senso, non tolgono niente alla vittoria dorata sul Belgio. Paradossalmente, per l’Italia potrebbe essere più facile essere se stessa contro la Spagna, quando il pallino del gioco sarà in mano agli avversari, piuttosto che contro squadre meno tecniche. A questo collettivo, con un po’ di fortuna, nulla è precluso. Basta solo crederci un po’ di più…

NORD-EST EUROPA: GIOIE E DOLORI

Le altre sorprese, in positivo e in negativo, di Euro 2016 vengono dal blocco europeo nord-orientale. Senza dubbio, a bocce ferme, in pochissimi avrebbero scommesso su Islanda e Ungheria. Eppure, con caratteristiche diverse, le due nazionali sulla carta più scarse di Euro 2016 si sono imposte nel girone F, costringendo il Portogallo al passaggio per il rotto della cuffia. L’Islanda di Lagerback è squadra vichinga nel DNA: pochissime concessioni al talento e ai funamboli e tantissima solidità, spirito di squadra, capacità di muovere undici elementi come un uomo solo. Esattamente di segno opposto le fortune dei magiari, eredi di una tradizione calcistica con le bollicine.

L’Ungheria di Storck torna protagonista in Europa a più di cinquant’anni dal ritiro di Puskas, promuovendo un calcio propositivo, capace di mettere in evidenza i pochi (ma validi) talenti in rosa. Difficile chiedere di più a queste due squadre, ma nel calcio finché la palla rotola, c’è speranza.

Per il resto, sono quasi tutte delusioni, soprattutto dall’est Europa. Solo Croazia (squadra tecnicissima e molto “italiana”) e Polonia (ancora priva del miglior Lewandowski) si sono confermate sugli alti livelli pronosticati alla vigilia, con buone prospettive di avanzare nel torneo.

Delude tantissimo la Svezia, che saluta l’avventura in nazionale di Ibra con un solo punticino nel girone. Però anche qui si tratta di una squadra dalle buone prospettive future, alla luce dell’europeo Under 21 vinto l’anno scorso. Discorso più o meno simile per l’Austria: tolto dal Bayern, Alaba è solo un buon giocatore, ma ancora acerbo per guidare una nazionale verso grandi traguardi. Eppure da una squadra imbattuta nelle qualificazioni era lecito aspettarsi di più di un’eliminazione al primo turno.

Molta meno luce vedono infondo al tunnel Romania, Russia e Ucraina. I rumeni (anche loro arrivati a Euro 2016 da imbattuti) pagano lo scioglimento della famosa fase difensiva che aveva fatto le fortune di Iordanescu, un po’ di sfortuna e qualche scelta scellerata. L’Ucraina è lontana dai tempi d’oro di Shevchenko, cui con ogni probabilità toccherà rialzare i destini ucraini da CT.

Molto più grave, invece, la figuraccia del Russia (battuta anche dalla Slovacchia di Hamsik), che nei prossimi due anni ospiterà Mondiale e Confederation Cup. A parte la pessima figura fatta a causa dei propri supporters, la Federazione Russa paga un movimento calcistico ricchissimo, che preferisce fare affidamento sui funamboli sudamericani magari un po’ stagionati piuttosto che valorizzare i vivai. Nemmeno un ottimo allenatore come Capello è riuscito a dare una forma di squadra a un capitale umano di livello medio-basso. Una bella rivincita per uno dei tanti italiani dati troppo presto per bolliti.

Un applauso, infine, all’Albania di De Biasi (altro italiano tutt’altro che bollito), che ha sperato fino all’ultimo in un miracolo che non è arrivato. Ma veder giocare e combattere contro la sfortuna le aquile rosse ha fatto riconciliare un po’ tutti con un calcio che non c’è più.

[ads2]