28 Febbraio 2016 - 16:30

Ex Machina, ovvero il Prometeo Postmoderno

Ex Machina

In campo agli 88° Academy Awards di stasera, il film di Alex Garland è un trionfo di effetti speciali. Ma, a chi sa guardare con attenzione, la pellicola del regista di Dredd, The Beach e 28 giorni dopo, offre interessanti spunti di riflessione sul rapporto uomo-macchina. E pur senza arrivare ai livelli irraggiungibili di Blade Runner, Ex Machina gli si avvicina. Lo abbiamo visto per voi

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NARRAZIONE

 

 

[dropcap]N[/dropcap]athan Bateman è un miliardario proprietario del più grande motore di ricerca esistente al mondo, BlueBook. Vive isolato su una montagna, circondato dalle sue immense proprietà,in una casa magnifica a due passi da una stupenda cascata. Ma la sua dimora è anche un grande laboratorio, nel quale “c’è abbastanza fibra ottica” per collegare in internet persino la Luna. Qui, Bateman ha realizzato quello che è il suo capolavoro più grande: la realizzazione di un’incredibile quanto realistica Intelligenza Artificiale, un androide del tutto indistinguibile dagli altri esseri umani. Per poter testare l’IA, però, occorre un particolare tipo di test, e l’incarico di svolgere questo compito, è affidato a Caleb Smith, il miglior programmatore di Blue Book. Non è uno spoiler, ma una necessaria introduzione per comprendere perché Ex Machina vale la visione di una sera. Ciò che Caleb scoprirà nel corso dell’ora e quaranta successiva del film, è ciò su cui si basa il resto della trama. Una trama che fa a botte con problemi etici, sentimentali e intimamente interconnessi al dilemma eterno fra la vita e la morte. Fino all’incredibile finale.

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FOTOGRAFIA

 

[dropcap]Q[/dropcap]uello che colpisce di Ex Machina, sin dall’inizio, è la decisione di Garland di dare spazio al confronto tra gli immensi spazi aperti della proprietà di Bateman e il chiuso della sua dimora-laboratorio. Il dilemma Aperto-Chiuso, quindi, domina l’intera trama: dentro, gli spazi dei personaggi, tranne Bateman, sono limitati, e nelle stanze si entra solo mediante un apposito strumento. Fuori, c’è tutto il resto: un mondo che attende la rivelazione della grande invenzione di Bateman. E su questo rapporto si costruisce anche il problema etico di fondo della trama: l’androide che supera il test ed è quindi indistinguibile dall’essere umano, è da considerarsi un essere a sè stante o è una cosa, un oggetto che l’uomo può manipolare a piacimento, nonostante gli abbia insegnato ad amare, a soffrire a patire dolore? E’ solo matematica o c’è una naturale evoluzione?

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Regia

 

 

[dropcap]I[/dropcap]ntensa. Credo che la scelta di nominare Ex Machina agli 88mi Academy Awards di stasera dipenda molto anche dalla regia. Alex Garland è giovane, classe 1970, ma ha già all’attivo diversi buoni film, da The Beach con Leonardo Di Caprio, fino a 28 giorni dopo. Qui, però, il regista si supera. Gli effetti speciali sono messi lì, in primo piano, affinché lo spettatore li goda, li veda e li apprezzi. E poiché Ex Machina è pure un bel film di fantascienza, se riesci a vincere sugli effetti speciali, ecco che il successo del prodotto di Garland si completa. Appieno.

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PERSONAGGIO

 

 

Ex Machina

L’IA Ava, interpretata da Alicia Vikander

[dropcap]A[/dropcap]licia Vikander. Di rado si assiste ad un debutto così straodinario di una giovane attrice, che già si è fatta notare in “The Danish Girl” e voluta fortemente da Garland per la sua pellicola. Chi ha visto Blade Runner, inevitabilmente paragonerà qualunque altro ruolo di androide sullo schermo, con Roy Batty, Pris, Leon e Zhora, i quattro replicanti del capolavoro di Ridley Scott. Ma Alicia Vikander non sfigurerebbe come quinto androide in Blade Runner, perché è veramente brava. Il suo modo di muoversi, la sua capacità di incarnare emozioni umane in un robot, sono eccezionali. Per questo diciamo che la Vikander farà strada. Forse è un po’ azzardato dirlo sin d’ora, ma prima di lei la Svezia ha donato al mondo del cinema l’inimitabile Ingrid Bergman. Bé Alicia può seguirne le orme. Brava e bella.

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Curiosità

 

 

[dropcap]I[/dropcap]l film ha ottenuto una valutazione importante su IMDB, ed è stato scritto e diretto da Alex Garland, che vi ha profuso un impegno notevole, inserendo nel suo Ex Machina riferimenti ad Asimov, a Philip K.Dick e a William Gibson. Parte del pubblico, però, non sembra averlo compreso, e dunque lo ha criticato per qualche riferimento al sesso troppo spinto, qualche citazione di troppo, ed un Dottor Frankenstein (Bateman) un po’ troppo istrionico per essere un vero scienziato. Ma la verità è che il film ha una trama ottocentesca riportata in un futuro prossimo una cinquantina d’anni. Non è facile modernizzare e rivedere una trama che, come detto nel titolo, è quella di un Prometeo Postmoderno, dunque roba già vista. Alex Garland c’è riuscito, e forse gran parte del merito va proprio ad Alicia Vikander, l’AVA del film. Guardate il film osservando lei, guardate i suoi dubbi, le sue paure, le sue ingenuità e la furbizia che al termine del film farà da contraltare all’idea iniziale, che c’eravamo fatti, di come Ex Machina potesse finire. Solo così il giudizio finale sarà motivato.

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Ex Machina

Bateman accoglie Caleb Smith nella sua casa

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