Finale di stagione di 1992 – La Serie. Craxi e il futuro già scritto
Il finale di stagione sommerge i personaggi con la Storia, li fa “rinascere” dall’insostenibilità di una reazione. Leonardo Notte è l’uomo del futuro, l’Italia che trae forza da Tangentopoli
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Siamo giunti al finale di stagione di 1992 – La Serie. Dopo le polemiche pronunciate sui social network su svariati aspetti del prodotto, le dieci puntate sono arrivate alla conclusione di un discorso. Leonardo Notte sta per plasmare la sua azienda secondo le suggestive e commerciali idee di Silvio Berlusconi. Quando tutto sembra modellarsi nel modo giusto un’ombra di decadentismo cade sui personaggi fittizi della Serie: Leonardo, Bibi, Pietro, Veronica e Luca. Il passato è una tortura costante, continua a riaffiorare, si fa tangibile e distrugge il presente.
Leonardo Notte è ricattato da Venturi, per l’ultima volta, prima di lasciare la Procura e l’Italia definitivamente. Chiede soldi, tanti soldi, buttando in faccia al genio della comunicazione le orme del suo passato. Ancora non è ben delineato, manca sempre il completo svelamento della sua vita a Bologna. Leonardo Notte però si libera del suo passato: inganna Venturi, lo uccide brutalmente e brucia le prove dell’omicidio di una ragazza, quando era un infiltrato, un comunista.
Veronica e Pietro hanno la possibilità di riempire la solitudine che li accomuna, quel senso di pretesa dalla vita alimentato da una continua competizione con la famiglia d’origine. Si scopre così uno dei personaggi più interessanti di 1992 – La Serie, Pietro Bosco, complice della morte di suo fratello minorenne. Questa confessione stimola il bisogno reciproco di riempire una vita addolorata e vuota, priva di punti di riferimento. Bosco infatti, rinuncia a seguire il suo istinto e vota contro Gaetano Nobile (come imposto dalla Lega), suo padre ideale con cui impara a fare politica e a tenersi stretta la donna della sua vita.
Luca e Bibi continuano ad essere due rivali: Pastore, escluso da Di Pietro dalla Procura e dall’inchiesta, continua a cercare la verità. Si sente sconfitto dall’imbroglio ben organizzato e assorbito da Bibi Mainaghi, eppure continua ad avere quella perseveranza che lo porta di nuovo all’interno del gruppo, a mettere in crisi il sistema politico e corrotto delle tangenti, arrivare a Craxi. Insieme alla giornalista Castello, riesce a delineare la verità che insegue: il sangue infetto è gestito da ministri, partiti, imprenditori, Ministero della Sanità. Un giro complesso, in cui le tangenti sono lo strumento che comprano anche il diritto alla vita.
Il finale di stagione della Serie sull’anno 1992 mostra come questi personaggi sprofondano per poi risalire a galla, più forti di prima. A cosa sono servite tutte queste storie per raccontare Mani Pulite?
Veronica Castello sceglie di abortire, rinuncia a trasformare la sua vita, perché nella sua testa rimane il bisogno materiale e psicoanalitico di diventare una figura televisiva; non è un dettaglio insignificante la scena in cui la sorella giornalista è in camerino a Domenica In, prima di essere intervistata da Lorella Cuccarini (si prefigura così il giornalismo del futuro?). Lo specchio del camerino mette in risalto il dualismo insito in Veronica, che si nutre dell’amore degli altri per raggiungere uno scopo in cui non crede neanche. L’importante è il cammino, quello corrotto, quel gioco che schiaccia l’altro e tocca il fondo, in cui si trova il gusto di essere inseriti nel “sistema”, di fare sistema.
L’inchiesta prende il volo con la morte di Vincenzo Balsamo, tesoriere del PSI, che porta paradossalmente a galla l’organizzazione “mafiosa” e speculativa intorno alla figura di Craxi. Siamo alla fine, siamo al finale di stagione della Serie, vogliamo capire che cosa ha da dire l’idea di Stefano Accorsi.
Tutti ritornano al loro posto, a quello di partenza, tranne Luca Pastore e la giornalista Castello che insieme hanno la verità tra le mani, vincono la scommessa. “Un gioco“, recita Leonardo Notte nella sua prima registrazione di presentazione girata per prova in studio dalla sua segretaria, leggendo Petronio (regalatogli da Dell’Utri) innalza ad esempio una vita materialistica e senza obiettivi, che confuta e distoglie chi invece insegue qualcosa fino alla fine.
Chi non crede in nulla, per gioco, si ritrova ad essere substrato e retroscena del futuro, solo perché sa presentarsi. Non conta il contenuto, ma la forma.
Il finale di stagione è agli ultimi minuti: Pietro Bosco è di nuovo solo, perché Veronica (non) ha scelto di seguire la sostanza della sua testa; Luca Pastore e Di Pietro sono giunti a Craxi attraverso Mario Chiesa e Mancini, scuotono il sistema politico italiano; Leonardo Notte e Bibi Mainaghi sembrano uscirne emarginati, e invece?
Il futuro è davanti a loro. “Forza, Italia”, è il manifesto pubblicitario che li conquista, li rassicura e riaccende i sorrisi. Licenziato da Marcello Dell’Utri, Leonardo Notte è l’erede “legittimo” del vecchiume di Tangentopoli attraverso una pratica di sostituzione, che porta alla semplificazione e attuazione del concetto ardito di McLuhan: “Il medium è il messaggio“.
All’interno di una tradizione acerba, come quella della SerieTv italiana, 1992 – La Serie è, a mio avviso, un esperimento riuscito.
Titoli di coda dopo l’ultima battuta di Stefano Accorsi: “Sarà uno splendido 1993!”.
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