12 Febbraio 2017 - 21:19

Francesco Gabbani: dai TriKobalto a Sanremo, storia di un cantautore geniale e delirante

francesco gabbani

Francesco Gabbani è il vincitore della 67° edizione del Festival di Sanremo. La sua Occidentali’s Karma ha inaspettatamente conquistato tutti superando addirittura Fiorella Mannoia, sin dall’inizio accreditata come favorita alla vittoria. Ecco chi è l’originale cantautore di Carrara

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Francesco Gabbani, un nome sconosciuto ai più sino all’una di ieri sera, non è soltanto il vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo, ma è anche il risultato più cliccato dei dati di indicizzazione Google ed è la nuova conferma-promessa della musica italiana.

Soltanto l’anno prima aveva calcato il palco dell’Ariston per la prima volta ed aveva trionfato nella sezione giovani con “Amen”,  il brano simpatico ed anticonformista evolutosi poi in un buon tormentone radiofonico.

Ed eccolo qui, appena un anno dopo, ripresentarsi al giudizio di Carlo Conti e seguito, intenzionato a fare il passo in avanti e aggiudicarsi un posto tra i big. Per salire sul carro dei partecipanti ha puntato su “Occidentali’s Karma”, pezzo dal ritmo irresistibile e dal testo ermetico che a sorpresa lo ha fatto salire direttamente sul carro dei vincitori.

Non è semplice inquadrare artisticamente il profilo di Francesco Gabbani e, a dir la verità, non è nemmeno semplice smaltire una vittoria tanto inattesa. Tutto questo perché l’impresa compiuta dal cantautore  toscano ha dell’incredibile.Francesco Gabbani

Ha sbaragliato 22 canzoni in gara e ha avuto la meglio persino sui grandi che contano come Fiorella Mannoia (tra le quote più alte del Toto Festival), ha coinvolto la platea dell’Ariston, ha fatto ballare il pubblico a casa e ha fatto saltare le giurie dalla sedia.

Ritmo giusto, testo complesso, ma non di impossibile accesso, un look per niente lasciato al caso e non pochi punti in comune con lo stile del molleggiato. Sono forse questi i punti di forza della performance di Gabbani che lo hanno condotto verso l’agognato tris di consensi (pubblico, televoto e giurie).

Zitto, zitto, quatto,  quatto, Gabbani si è mosso indisturbato verso il magnifico trittico del podio, guadagnando addirittura lo scalino d’onore e lo ha fatto andando contro corrente, anche un po’ rompendo rigidi schemi sanremesi e luoghi comuni da sempre legati ad una competizione canora dal respiro nazionale ed internazionale come solo Sanremo sa essere.

Ma chi è veramente il giovane 34enne che si è esibito a Sanremo accompagnato da uno scimmione con la passione per la dance music?

Francesco Gabbani, classe ’82, bazzica nei corridori della discografia e della direzione fonica da ben 16 anni, aveva infatti soltanto 18 anni quando ha ottenuto il suo primo contratto. La firma è arrivata con i Trikobalto, la band pop rock con cui  ha collaborato per una decina di anni, sfornando almeno due album in studio e il singolo di successo “Preghiera maledetta”.

Assaporata la notorietà, Francesco decide di proseguire da solista e riesce a confezionare due ottimi prodotti:  sono  “Estate” del 2011 e “Maledetto amore” dello stesso anno, contenuto tra l’altro nella colonna sonora del film “L’amore fa male” di Mirca Viola.

Nel 2013 esce “Greitist Iz” titolo ironico che già anticipa la sagace e mordace capacità di ridicolizzare il reale tipica di Gabbani, da cui viene realizzato il videoclip dell’estratto “Clandestino” diffuso via web soltanto due anni dopo.

Il momento d’oro arriva nel 2016, quando Carlo Conti chiamato alla seconda direzione artistica del Festival lo vuole tra i giovani. Francesco ha tra le mani “Amen” e non immagina nemmeno di colpire l’attenzione della critica che gli assegna il premio Mia Martini, oltre al traguardo tagliato a Sanremo giovani.

Il resto della storia la conosciamo tutti: completi colorati e stravaganti, poche mosse coreografiche, ma buone, sulla guida di una scimmia nuda e ballerina (impersonata dal bravissimo Filippo Ranaldi) un pezzo psichedelico e cazzeggiante e naturalmente lui, Francesco Gabbani, viso furbetto e capello ben curato, movenze alla Celentano e giri di voce anche.

Una ventata di freschezza, un pizzico di delirante allegria, quel mood energizzante che mancava da troppo al Festival. Per dirla alla Mannoia che deve accontentarsi di un buon secondo posto “Che sia benedetto” Francesco Gabbani, il suo talento fuori dal comune e la celata antropologia dei suoi testi.

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