17 Novembre 2018 - 13:36

Governo: Berlusconi, il piano per le Europee e la retorica sui 5 Stelle

Monza, Berlusconi

Berlusconi guarda ancora una volta al futuro, e spera che la coalizione di Governo si spezzi. Il piano? Tornare alla ribalta con Salvini nel 2019

Un vero Cavaliere non lascia mai in difficoltà la sua donzella. Soprattutto, non riesce mai a farsi scappare l’occasione per riportarla al proprio castello. Berlusconi è il leggiadro Cavaliere (mai soprannome fu più appropriato), mentre Salvini è la sua donzella “in pericolo”.

Ieri sera, il leader della Lega, prima di andare a Palazzo Chigi per il vertice di Governo, ha fatto una fermata a Palazzo Grazioli, per incontrare l’altra anima del centrodestra. L’ex premier, in particolare, si sarebbe soffermato sul clima ostile che l’Italia sta costruendo con l’Unione Europea.

L’Italia rischia l’isolamento in Europa. Una procedura di infrazione significa che non arriveranno più investimenti all’Italia. Dietro l’angolo c’è l’abisso: la possibilità che lo Stato non possa pagare gli stipendi pubblici e che il Governo sia costretto a fare una patrimoniale forzosa.” avrebbe avvertito Silvio, come una sorta di padre.

L’appello resta sempre lo stesso: “Basta inseguire le follie grilline. Il centrodestra è maggioranza nel Paese e può esserlo anche alle Camere. Troveremo i volenterosi pronti a sostenerti.

Dal canto suo, Salvini non sarebbe cascato in quest’opera di ammiccamenti continui e di paternalismi, e avrebbe ribadito la ferma volontà di rispettare il contratto di Governo. Almeno fino alle Elezioni Europee, dunque, si andrà avanti, senza nessun problema, rottura della coalizione di Governo permettendo.

Il piano del leghista è, però, chiaro. L’obiettivo è quello di accaparrarsi quanti più voti possibili puntando sulla propria immagine e di portarli in dote al centrodestra tutti per il 2019. Dove alle Europee, a meno di clamorosi stravolgimenti, ci potrebbe effettivamente andare da solo. E così sbaraglierebbe, una volta per tutte, la concorrenza dell’alleato, che è anche il nemico più forte che ha in questo momento.

E Berlusconi?

Dato per assodato quello che dovrebbe essere il piano da parte del nuovo effettivo leader del centrodestra, passiamo al vecchio che non molla mai. L’appuntamento di fine Maggio è davvero cruciale per Forza Italia, in modo tale da determinare la sua definitiva estinzione o la sua definitiva rinascita.

Berlusconi è consapevole di giocarsi e rischiare molto, ed è consapevole anche che la partita si giocherà tutto sul terreno del proporzionale. Ecco perché sta tentando di riallacciare i rapporti con lo storico alleato. Ma quest’ultimo gli dà picche, consapevole di essere lui stesso a tenere le redini del gioco, ora.

Quindi, la soluzione più verosimile è che ognuno correrà per sé, esaltando la propria identità. Berlusconi formerà una lista unica moderata, dando piena cittadinanza al mondo cattolico, ai riformisti, ai liberali, alla società civile. Un maxi-calderone che non si sa, effettivamente, quanto possa fruttare. Questo per intercettare quella zona grigia di elettori che non si riconosce nella sinistra italiana (data, ormai, per dispersa nei meandri della politica) e nella Lega e vuole essere rappresentata in maniera credibile in Europa.

Salvini, invece, sarà presumibilmente nella parte opposta, in quel fronte sovranista che avrà i suoi forti leader proprio in lui, nella Le Pen, in Orban e in quel Sebastian Kurz con cui sta avendo vari screzi, ma da cui potrebbe ripartire. E sarà forte di un’alleanza cementata nel tempo. Soprattutto, punterà sulla costante ascesa che le destre stanno avendo nell’ultimo periodo.

Nel piano più attuale, invece, Berlusconi verosimilmente giocherà sui contrasti sempre più forti che si stanno presentando nell’alleanza di Governo. Il piano? Semplice, è lo stesso del 2008, quando fece cadere il Governo Prodi: premere forte sui 5 Stelle affinché Salvini rompa la coalizione.

La solita minestra riscaldata

Certo è che, da questo punto di vista, Berlusconi dovrebbe aggiornare un po’ le sue tecniche comunicative. Con un partito mai stato così in basso negli ultimi anni, l’unica arma usata da sempre dal mitico Cavaliere, ovvero quella comunicativa, si sta perdendo in un nulla di fatto.

Oltre a richiamare periodicamente quello che è sempre stato uno dei suoi cavalli di battaglia, ovvero la “minaccia comunista” tramutatasi in “minaccia grillina“, punta sul destabilizzare l’avversario chiamandolo “non democratico“.

La solita minestra riscaldata, insomma. L’insinuazione di un pericolo dittatoriale, il classico pietismo per lui contro un partito “governato da giudici e magistrati” come quello dei 5 Stelle. Berlusconi, però, non ha ancora capito che, effettivamente, agli italiani, vent’anni di politiche malsane, fatte più di retorica che altro, son bastate.

E l’elettorato, compreso quello di destra, ora come ora, non è con lui. Si è svegliato. E ne “reclama la testa”, a gran voce, manco fosse lui il despota assolutista.