9 Agosto 2019 - 13:57

Il Governo cade: cronaca di una morte annunciata

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Ieri Matteo Salvini ha aperto ufficialmente la crisi di Governo. Il Governo cade, e il Movimento 5 Stelle si trova costretto a ripartire da zero

L’avevamo pronosticato tantissime volte. Troppo diverse le due anime per riuscire ad avere una convivenza pacifica, con tutto il benestare delle opposizioni. Il Governo cade. L’era Conte è ufficialmente finita, lo stesso premier ha confermato la crisi, aperta dall’astuto leghista Matteo Salvini. A niente sono serviti i segnali rassicuranti pervenuti più e più volte proprio da quest’ultimo. La volpe che c’è in lui, alla fine, l’ha avuta vinta. A restare con il cerino in mano è proprio il Movimento 5 Stelle, inadatto per l’epoca politica che corre.

Una vera e propria tragedia, che rischia di diventare il “canto del cigno” definitivo del partito grillino. Ancora una volta, quest’ultimo ha mostrato un’inadeguatezza clamorosa nei confronti dei propri colleghi. Segno che l’investitura regalata dagli italiani il 4 Marzo dello scorso anno non è stata per niente utile, in quanto ha sortito l’effetto opposto. Di Maio ha pagato la propria cecità, che non lo ha degnato di accorgersi che, sempre più forte, stava crescendo una serpe nel proprio seno. Una serpe che lo ha morso proprio nel momento in cui si è sentito più vulnerabile.

Del resto, sia Conte, sia Di Battista che addirittura Grillo lo avevano messo in guardia. Ma niente, il vicepremier ha continuato il proprio percorso alla cieca, senza avere la benché minima lungimiranza. Alla fine ne ha pagato il prezzo, non solo per quel che concerne la nazione. Il Governo cade, ma Luigi Di Maio ha perso anche qualcosa di più: la leadership del proprio partito. Un partito allo sbando più totale, che non si riconosce più in questo capo politico e che, solo un anno dopo aver toccato le massime vette, si trova costretto alla rifondazione.

E quest’ultima passa da un altro nome: Alessandro Di Battista.

La strada per il futuro

Inutile piangere sul latte versato, ormai quel che è fatto è fatto e il Governo cade. Salvini ha messo il punto esclamativo, ha preso ufficialmente l’Italia e l’ha rivoltata come un calzino. Come far fronte a questa minaccia ormai tangibile e praticamente inattaccabile? Semplice: cambiando strategia e uomini.

Basta con la vecchia guardia, non serve più il “paciere” Luigi Di Maio a guida del partito. L’unico uomo in grado di risollevare le sorti del Movimento ha tre parole nel proprio nome: Alessandro Di Battista. Il tempo per mediare è finito, ora bisogna palesemente ritornare all’attacco, e bisogna farlo con un uomo che sappia gestire e mettere a posto il leghista. Del resto, lo stesso Salvini più volte ha dimostrato di temere fortemente il “grillino”, che, guarda il caso, non gli è mai andato a genio. L’unico che potrebbe dare un pugno di ferro esagerato e contrastare colui che governa grazie al “sacro cuore di Maria“.

Grillo ne ha sempre avuto il sospetto, ma ormai ne è più che convinto. Per far rinascere il Movimento ci vuole una personalità di fuoco, coinvolgente, che sappia ribattere colpo su colpo le bordate del Capitano. Il tutto, però, avrà una concretizzazione molto lunga. Prima del voto e delle nuove elezioni devono passare dai 45 ai 70 giorni dal provvedimento del presidente della Repubblica.

Insomma, tutto il tempo per riorganizzarsi e per regalare nuove investiture che, mai come in questo caso, sarebbero utili per i propri scopi politici. Il Movimento deve tornare a pensare in grande, ma con i piedi per terra, sfruttando a menadito i social e pervadendo le aree di Matteo Salvini. E solo un uomo può riuscirci e può eguagliarlo, se non batterlo sul tempo. E corrisponde all’altra metà del partito, quella più battagliera.