25 Novembre 2022 - 10:24

Cabinet of Curiosities: nuova linfa per il vecchio horror

Il mondo dell’horror televisivo ha recentemente visto riscritte le sue leggi e risistemata l’asticella dei suoi standard, in seguito all’uscita di Cabinet of Curiosities a cura di Guillermo Del Toro

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Il mondo dell’horror televisivo ha recentemente visto riscritte le sue leggi e risistemata l’asticella dei suoi standard, in seguito all’uscita di Cabinet of Curiosities a cura di Guillermo Del Toro.

Questa serie, infatti, già a partire dal carattere antologico prende le distanze da altre fortunate serie dell’orrore di recente uscita, come Stranger things, e soprattutto dai canoni fissati da serie classiche dello stampo di The Walking Dead.

Al centro di esse s’innalza, al di sopra di tutto il comparto prettamente horror, la dinamica delle relazioni interpersonali tra i diversi personaggi, e non poteva essere altrimenti dato che sono proprio i personaggi a rimanere (pressoché immutati) per tutto il corso della serie, mentre i vari pericoli e i fattori orrorifici cambiano di continuo e rappresentano quasi più lo “sfondo” di questo umanissimo teatro delle emozioni e dei rapporti.

L’impostazione antologica della serie, in primis, castra la possibilità di imboccare questa strada sul nascere, riportando l’orrore sul piedistallo, con tutto il complesso di emotività, impulsività e dubbio che porta con sé.

Prima di approfondire in maniera più articolata i dettagli della serie Cabinet of Curiosities, se appassionati del genere, sul sito www.subito.news/spettacolo/ sarà possibile leggere alcune curiosità e le ultime novità sul mondo dello spettacolo, del cinema e della tv.

Topoi antichi, nuovi punti di vista

Quanto detto fin qui, naturalmente, non è che la base, le fondamenta da cui s’innalza il bizzarro e asimmetrico edificio, abilmente progettato dal pluripremiato regista messicano, nel quale si celano alcune delle più oscure e inconfessabili passioni dell’essere umano, le sue debolezze, dal più gretto egoismo alla più vile codardia, e ciò a cui non osiamo neanche dare un nome.

Ogni puntata della serie, dunque, presenta protagonisti diversi, situazioni disparate e persino ambientazioni temporali delle più variegate; alcune ricalcano con accuratezza topoi dell’orrore dei più famosi e universalmente conosciuti, altre si avventurano verso direzioni inesplorate, andando in cerca di una soluzione nuova o di un dubbio mai sollevato.

Una delle cose che caratterizzano molto positivamente la serie, comunque, è proprio l’utilizzo che viene fatto di questi, per così dire, cliché della cinematografia horror.

Infatti, essi non vengono, semplicemente gettati su uno sfondo a fungere da oliante per i meccanismi triti e ritriti dei rapporti tra essere umani, e conseguentemente svuotati di qualunque significato profondo al di fuori del semplice segnale di pericolo.

Piuttosto, vengono colti nella loro autenticità di fenomeni inconsueti e destabilizzanti, perlopiù sconosciuti all’essere umano e che lo costringono a, in qualche modo, uscire da sé stesso per scendere a patti. Pena l’annullamento.

Un viaggio nell’ignoto

Con questi presupposti, dunque, è possibile iniziare almeno ad immaginare quale sia il viaggio che, di puntata in puntata, andremo a compiere: dalle perversioni della mente umana, il fascino che subisce dall’oscurità, l’ingordigia, l’avarizia e la nuda crudeltà, agli abomini generati da un universo troppo grande per essere pienamente compreso da menti, ahimé sempre troppo limitate, che con tentacoli, zanne, magia e menti affilate e manipolatrici, tramano per la distruzione dell’uomo, bramando sempre più potere, più sofferenza, più sangue.

Lo spettatore sarà quindi condotto a cercare di riportare indietro i cari scomparsi, a combattere contro animali terrestri e bestie sovrumane, a cercare disperatamente il successo, sacrificando tutto il resto lungo la strada, in un movimentato valzer di passioni e dubbi irrisolti.