Il caso Stefano Cucchi approda alla Camera
Il caso di Stefano Cucchi approda alla Camera, dove alcuni deputati hanno deciso di promuovere una commissione parlamentare di inchiesta sulla sua morte.
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Dopo sette anni di indagini, clamore mediatico, ricostruzioni e sentenze, il caso di Stefano Cucchi approda alla Camera, dove alcuni deputati hanno deciso di promuovere una commissione parlamentare di inchiesta sulla fine del giovane, avvenuta il 22 ottobre del 2009 all’ospedale romano “Sandro Pertini”, sei giorni dopo essere stato arrestato per detenzione di droga.
La proposta di legge, che ha come prima firmataria Eleonora Bechis, è stata sottoscritta dalla componente di Alternativa Libera-Possibile alla Camera ed è stata presentata lo scorso 6 ottobre, ma affidata in sede referente il 21 ottobre. L’obiettivo è gettare il fascio di luce del Parlamento su altri casi analoghi di morte archiviati.
Il caso Cucchi – del quale lo scorso 18 ottobre al tribunale di Roma si è svolto l’incidente probatorio fissato dal gip Elvira Tamburelli, con l’audizione dei periti, dal quale è emerso che le “lesioni contusive” riportate da Cucchi dopo l’arresto del 15 ottobre “non possono essere considerate correlabili” al decesso – è solo una delle pagine di un fascicolo aperto.
Le risultanze della recente perizia medico-legale, fa notare la Bechis, “incrementano la fumosità” del caso Cucchi e attribuirne la morte all’epilessia, “rappresenta un insulto all’intelligenza umana”. Nel ribadire la stima e il rispetto sia per i magistrati che per l’arma dei Carabinieri, la deputata di Al-P sostiene che “le ombre che si addensano sulla morte di Stefano Cucchi, devono essere diradate oltre ogni ragionevole dubbio per evitare che si danneggi il rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato”.
La commissione bicamerale avrebbe quindi la tradizionale struttura degli organi parlamentari di inchiesta: composta da 20 deputati e 20 senatori, nominati dai rispettivi presidenti di Montecitorio e palazzo Madama, assicurando l’equilibrio nella rappresentanza e la “presenza di un componente per ciascun gruppo costituito in almeno un ramo del Parlamento”.
L’organo avrebbe sei mesi per concludere l’indagine, avvalendosi degli stessi poteri e limitazioni ‘investigative’ dell’autorità giudiziaria, richiedendo e ottenendo ad esempio copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria, organi inquirenti e pure da altri uffici della Pubblica Amministrazione.
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