29 Maggio 2015 - 15:57

Il figlio di Castro sogna una rivoluzione nanotech

Fidel Castro nanotech

Fidel Castro Dìaz-Balart, il sessantacinquenne primogenito dell’ex Lider Maximo, sta gettando le basi per il futuro ingresso di Cuba nel settore nanotech

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La storica stretta di mano di Barack Obama con Raùl Castro, l’attuale capo di Stato della Repubblica Cubana e fratello di Fidel, ha segnato una svolta epocale per l’isola caraibica: la fine dell’embargo statunitense attivo dal 1962 e il disgelo politico-economico con l’occidente. Questa nuova “Revoluciòn” è anche l’occasione per Fidel Castro Dìaz-Balart, il primogenito dell’ex presidente Fidel Castro, di far conoscere al mondo, il potenziale scientifico che Cuba ha da offrire: la meta è il settore nanotech.

Dopo aver conseguito il dottorato nel 1978 nel prestigioso Istituto Kurchatov di fisica nucleare a Mosca (con lo pseudonimo di José Raùl Fernandez), Fidelito è tornato in patria per dare vita al progetto nucleare cubano, arenatosi poi con la fine della guerra fredda. Per far fronte al declino della sua figura si è quindi reinventato come diplomatico legato al mondo scientifico, rappresentando la nazione nei forum internazionali.

Oggi, in qualità di vice presidente dell’Accademia delle Scienze cubana, Dìaz-Balart è impegnato nella creazione di un centro di Ricerca e Sviluppo che si occupi di nanotecnologia. Una scelta che forse può stupire, ma che trova una perfetta spiegazione nel contesto di autosufficienza costruito negli anni da Cuba: il nanotech ha infatti innumerevoli campi applicativi e ed essendo Cuba priva di programmi scientifici in ambito militare, tale innovazione sarebbe destinata al miglioramento della società.

Fidel Castro nanotech

Il figlio di Castro sogna una rivoluzione nanotech

“Le Nanotecnologie sono la più importante rivoluzione scientifica degli ultimi 200 anni” – sostiene Dìaz-Balart – “e noi vogliamo farne parte”. Non è un mistero infatti che Cuba possieda un ottimo capitale umano in termini di conoscenza scientifica, testimoniato dal crescente numero di pubblicazioni degli ultimi anni. L’isola vanta poi numerosi centri di ricerca, tra i quali un importante istituto biotecnologico per la ricerca sui microrganismi patogeni e il Centro di Immunologia Molecolare (CIM), i cui risultati sono messi a disposizione per la sanità pubblica cubana.

I dati parlano chiaro: alta aspettativa di vita e un tasso di mortalità infantile di 4,7 ogni 1000 nati, inferiore a quello registrato negli Stati Uniti (5,9 ogni 1000 nati). Successi dovuti ad una intensa ed estesa campagna di vaccinazione (ben 13 vaccini, di cui 8 prodotti interamente a Cuba) e all’elevato numero di dottori messi a disposizione dallo Stato. L’immagine stereotipata di una Cuba isolata e anacronistica è ormai un ricordo. Nel quadro generale di sviluppo del Paese non mancano tuttavia i problemi, ma l’ottimismo è palpabile e presto le ambizioni di Dìaz-Balart potrebbero realizzarsi: “Vogliamo creare un’oasi di innovazione tecnologica e per fare ciò è necessario cooperare con i Paesi che primeggiano nella scienza”.

Cuba resta in tema di rivoluzioni, ma questa volta parlano il linguaggio universale della scienza e della ricerca nanotech, per superare confini e ideologie e contribuire al progresso dell’umanità.

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