20 Dicembre 2018 - 09:37

La dimensione teatrale ne “Il Testimone Invisibile” di Mordini

Il testimone invisibile

Il Testimone Invisibile: Stefano Mordini affida ai dialoghi e a Shakespeare un film potente  che invita il cinema italiano ad avere più coraggio

Il Testimone Invisibile è un film sulla potenza della parola.

Parola che crea, evoca, distrugge.

E’ per questo che il thriller diretto da Stefano Mordini gioca la sua pregnanza sui dialoghi che costruiscono una sceneggiatura a cerchi concentrici che esploderanno tutti nella rivelazione finale.

Il primo cerchio, il più grande, è quello che vede contrapposti Adriano Doria e il suo avvocato: l’uomo è stato accusato dell’omicidio della sua amante Laura avvenuto in una camera d’albergo e, pur professandosi innocente, la scena del crimine sembra propendere, con i suoi dettagli, alla sua colpevolezza.

Il secondo dialogo, quello che spezza la pellicola in due trame, e due omicidi, è quello in cui Laura racconta ad Adriano dell’incontro avuto con un uomo misterioso che poi si metterà sulle tracce del manager per accusarlo velatamente dell’omicidio del figlio.

“Il Testimone Invisibile” è un film sulla potenza della parola e, per questo, spiccatamente teatrale: Il manager Andrea Doria (interpretato da Riccardo Scamarcio) non è altro che un machiavellico personaggio shakespeariano che sta vedendo sgretolarsi sotto ai suoi piedi la scala del potere che ha faticosamente salito; ed a Shakespeare (per bocca di Fabrizio Bentivoglio) Mordini affida la chiave del film:

“Tutto il mondo e’ palcoscenico e gli uomini e le donne non sono che attori”

C’è poi il Caso che, con le sue prove circostanziali, cementa il rapporto delle due coppie del film su binari differenti: i segreti condivisi, e la necessità di “salvare la faccia”, tengono insieme Adriano e Laura (che ha il volto di Miriam Leone). La vendetta anima invece, il menage di Tommaso Garri e sua moglie.

Su tutto pende, come una spada di Damocle, un destino che sembra già segnato, una scadenza: Adriano (insieme al suo avvocato) ha 180 minuti per elaborare una strategia che dimostri la sua innocenza o che, quantomeno, lo faccia uscire il più pulito possibile da una storia che potrebbe comprometterne carriera e vita privata: è qui che il film diventa una lotta in punta di fioretto tra Adriano e il suo avvocato. Gli altri due personaggi non sono che  pedine, soggetti passivi (evocati appunto) dei loro racconti.

In particolare Laura: vittima o carnefice? Ha esercitato o subito influenza?

La dimensione teatrale del film trova conferma nella rivelazione finale, un vero colpo di teatro che esplode come una bomba in mano allo spettatore lasciandolo ad urlare di stupore ed incredulità per tutti i titoli di coda.

Ecco il trailer del film in sala dal 13 Dicembre 2018 con Warner Bros.