Perché Napoli e Juventus sono squadre di calcio rivali?
Voglio parlare di una rivalità che ha fatto della sfida Juventus –Napoli uno degli appuntamenti più attesi (e controversi) del calcio italiano.
Esistono faide sportive che, nate in tempi lontani, si intensificano grazie a un lento e costante sviluppo. Mi presento: sono Edoardo Camporese e voglio parlare di una rivalità che ha fatto della sfida Juventus –Napoli uno degli appuntamenti più attesi (e controversi) del calcio italiano.
In questo articolo racconto perché, a mio parere, la rivalità tra Juventus e Napoli non è solo una questione di partite, ma affonda le sue radici nella storia, nella società e nella cultura italiana.
Le origini di una faida mai conclusa
Per iniziare a comprendere dove tutto è iniziato, facciamo un salto temporale risalendo al primo ventennio del Novecento. Perché la rivalità si è accesa fin da subito? Dobbiamo sicuramente considerare i contesti socio-economici delle due città. Tuttavia, vorrei prima parlare dei dissapori tra le due tifoserie: nacquero per diversi motivi, ma il principale risiede nel fatto che le squadre si contendono le simpatie degli appassionati residenti nel Sud Italia. Nonostante infatti la Juventus sia nata a Torino, la sua vera forza è quella di aver conquistato il pubblico in lungo e in largo in Italia, con particolare concentrazione proprio al Sud.
Ci metto poi una seconda motivazione oggettiva, legata all’antica rivalità proprio tra Sud e Nord Italia, e infine ci metto i trasferimenti di calciatori e allenatori che hanno indossato spesso la maglia di entrambe le società. Qualche esempio? Mi vengono in mente Dino Zoff, Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro, tutti pronti a lasciare Napoli per cercare fortuna tra le file bianconere.
Le prime scintille
Proprio nei primi anni del Novecento, in Italia vi era una netta divisione che non era solo geografica, bensì economica. Torino, in particolare, era considerata una delle mete preferite per chi voleva sfruttare il rilancio socio-economico di una delle città industriali più forti d’Italia in quel periodo. E in questo scenario, il calcio non faceva altro che fortificare la frattura sociale, anche attraverso squadre e impianti sportivi molto più moderni.
Con queste premesse, la prima vera partita andò in scena nel 1926 e vide subito la Juventus trionfare con un netto 3–0, a dimostrazione di come fosse già una delle squadre più forti a militare nel campionato nazionale. Ma migliaia di tifosi dissero che le radici della rivalità nacquero negli anni ‘60–’70, quando iniziò a prevalere lo scontro dal punto di vista tecnico-sportivo. Infatti, mi piace ricordare che in quel periodo Napoli–Juventus divenne una sfida per conquistare la vetta della classifica e, addirittura, il campionato. E in questo scenario, resta indimenticabile la partita finita 2–6 per la Juventus, che riuscì a travolgere il Napoli di Luis Vinicio.
La rivincita nel segno del Pibe de Oro
Uno dei video che ho visto e rivisto più volte resta però quella punizione di Diego Armando Maradona nel 1985, durante l’ennesima giornata di Serie A. E sai perché me la ricordo così bene? Perché è stato un momento che ha cambiato la storia tra queste due realtà sportive. In particolare per il Napoli, che ha segnato un cambio di trend nei risultati negativi, sulla scia di quel calcio di punizione che permise all’argentino di mettere la palla proprio sotto l’incrocio dei pali.
Ma di quel periodo devo anche ricordare il 2–1 che proietta il Napoli alla vittoria del suo primo Scudetto. E ancora una rimonta in Coppa UEFA dei partenopei, che riuscirono a ribaltare il 2–0 della partita di andata con un 3–0 al San Paolo. In tutto questo, c’è ancora uno spazio nella mia memoria per la vittoria della prima Supercoppa Italiana del Napoli negli anni ‘90, con un 5–1 sui bianconeri.
Dimensione culturale e sociale
Per capire davvero cosa muove questa rivalità, voglio anche guardare fuori dal campo da gioco, per raccontare un forte senso di identità e appartenenza. La Juventus è storicamente vista come simbolo della “grande società”, dei successi, di uno status consolidato. Il Napoli, invece, è spesso associato alla passione popolare e al desiderio di riscatto del territorio. Juve–Napoli non è, e non sarà mai, una normale partita di calcio. È stato per molto tempo un confronto tra borghesia e proletariato, tra il potere del Nord e la voglia di affermazione del Sud. Pertanto, non si tratta solo di ciò che avviene sul campo o negli stadi, ma anche nei viaggi in trasferta, tra i cori e le provocazioni, perché fanno tutti parte di un terreno dove l’agonismo sportivo si intreccia con il tifo.
Oggi, le loro distanze sono nettamente diminuite, portando addirittura a un sorpasso del Napoli rispetto ai rivali, soprattutto per come ha saputo affermarsi nel campionato italiano.
Fasi recenti: evoluzione della rivalità
Anche negli anni 2000 e 2010 la rivalità è viva e vegeta, sebbene arricchita di nuove sfumature. E tra i momenti spartiacque che voglio citare, ricordo anche il trasferimento di Gonzalo Higuaín dal Napoli alla Juventus nel 2016, che ha aperto un altro capitolo. I partenopei non gli hanno mai perdonato questo passaggio: un vero affronto per loro, mentre l’ex calciatore ha sempre usato parole di grande amore per il Napoli, da lui descritto come una squadra che gli ha sempre fatto venire la pelle d’oca.
Perché questa rivalità è speciale (e duratura)
Mi permetto di elencare alcune ragioni che, a mio avviso, rendono Juventus–Napoli una rivalità davvero speciale.
- Non è solo sportiva: molte rivalità nascono perché due squadre sono geograficamente vicine o nella stessa città. Qui, invece, abbiamo città lontane, due identità diverse, due storie differenti. Questo arricchisce la rivalità con elementi che vanno al di là del gol o del risultato.
- Elevata posta in gioco: quando le due squadre si trovano a competere, la posta in gioco è massima, a prescindere dalla competizione in sé. L’obiettivo non è solo vincere una partita, ma riaffermare un’identità, una posizione nella storia del calcio italiano.
- Simbolismo e narrazione: i tifosi, la stampa e l’ambiente aumentano la narrazione del “noi contro di loro”. Tutti elementi che alimentano un forte senso di rivalità e antagonismo. Questo clima è originato anche da questioni postunitarie extra sportive.
Insomma, stiamo parlando di decenni, non di stagioni isolate. La longevità della faida, che si estende dagli anni ’60 fino ad oggi, dice molto su come sia vissuta con intensità questa rivalità. E ovviamente la rende un fenomeno radicato, non una moda passeggera.
Cosa cambia oggi?
Naturalmente il calcio è molto cambiato in questi 60 anni di rivalità, non solo nel gioco e nelle strutture societarie, ma soprattutto nell’intensità e nel modo in cui viene vissuto dai tifosi stessi. I social, una nuova narrazione tra TV e streaming, ma anche i bilanci, il calciomercato e gli stadi, hanno modificato l’ambiente. Nonostante ciò, la rivalità resiste, perché gli elementi fondanti sono ancora presenti: identità, prestigio, competizione.
E lasciatemi dire che il calcio sarà anche diventato più moderno, ma la tensione è la stessa. Non cambiano le tifoserie, i sentimenti, le sfide che vanno ben oltre il risultato. Oggi forse la Juventus ha una struttura economica più solida, e il Napoli un legame emozionale fortissimo con la città e con la storia. Questo equilibrio dà vita a match ancora affascinanti che possono essere vissuti con un coinvolgimento a 360 gradi.
E c’è un ultimo fattore che vorrei considerare: il significato di una vittoria per i tifosi. Per i supporter del Napoli, battere la Juventus rappresenta spesso una conquista vera e propria e non solo una vittoria durante una partita di calcio. È proprio un’affermazione! Per la Juventus, il Napoli è un avversario da non sottovalutare, una minaccia costante che mette in difficoltà. Ed è questa dinamica che alimenta la rivalità, e sono certo che continuerà ancora a lungo.
Conclusione
In conclusione, posso dire che la rivalità tra Juventus e Napoli è uno degli esempi più completi di cosa può significare lo sport quando diventa specchio della società e del tempo che viviamo. Non è solo una partita di calcio: è narrazione, orgoglio, identità. La vedo così da tempo e, con franchezza, è una di quelle realtà che mi emoziona ancora. Se fossi in te (e lo consiglio) ti suggerirei di rivedere qualche vecchia partita tra le due squadre, magari dagli anni ’80, e riflettere su ciò che accade sugli spalti, nei cori, nei gesti: è lì che trovi le ragioni di questa rivalità. E solo così potrai davvero capire perché non dovresti perderti la prossima sfida diretta.
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