La donna cannone, De Gregori e la fuga dalla disperazione
Per i più una semplice canzone d’amore dall’incedere malinconico, ma quale significato più amaro e profondo si nasconde dietro la fuga d’amore della donna cannone di De Gregori?
[ads1]
Una canzone dalla melodia inconfondibile, riconoscibile fin dalla prime note suonate da De Gregori al pianoforte, che ancora oggi emoziona e commuove gli ascoltatori, anche quelli che ignorano il significato più profondo e intimo da cui nascono i versi ermetici del testo.
La donna cannone fu pubblicata nel 1983 all’interno di un Q-disc dall’omonimo titolo della canzone, per la realizzazione delle musiche del film “Flirt” di Roberto Russo. De Gregori scrisse il testo del brano prendendo spunto da un articolo di giornale dal titolo “La donna cannone molla tutti e se ne va”, che raccontava di un circo rimasto orfano della sua più grande attrazione, fuggita via per inseguire il suo grande amore. Il trafiletto recitava:
Siamo agli inizi del Novecento, in uno di quei capannoni destinati ai circensi. In uno di quegli attimi morti, mentre la gente va via dal circo, mentre gli artisti riposano le stanche membra, due occhi si incrociano.. due anime sentono di doversi amare.. Ma la regola lo vieta. Non avrebbero potuto esaudire il loro puro desiderio di condividere le proprie emozioni con l’altro perché “le regole del circo” non consentivano. Così la donna cannone, quell’enorme mistero, volò..
Una notizia a metà fra la sociologia e il folklore, ma che colpì De Gregori soprattutto per la disumanità delle regole circensi, così avide di rispetto per la fragilità di quell’anima ‘inesplosa’. Così, immedesimandosi nel ruolo di quella donna/oggetto, sfruttata unicamente per fini spettacolari, decise di darle voce attraverso un suo componimento.
Nella canzone la protagonista è proprio lei, che racconta in prima persona il desiderio d’amore inespresso, la voglia di normalità, la necessità della fuga, lontano dagli stereotipi di chi si prende gioco della diversità umiliandola fino all’inverosimile, senza il minimo riguardo per l’anima di chi subisce assurde negazioni e subdole offese.
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò.
Quando la donna cannone
d’oro e d’argento diventerà,
senza passare dalla stazione
l’ultimo treno prenderà.
Il testo si apre con l’immagine di un cuore che vuole superare le barriere in cui è costretto per raggiungere le stelle. “E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà”, è l’ultima possibilità per liberarsi, un viaggio con l’ultimo treno preso senza passare per nessuna stazione, sorvolando i binari della cattiveria e del disprezzo.
Così la donna cannone,
quell’enorme mistero volò
tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò.
Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì,
altri giurarono e spergiurarono che non erano stati lì.
Un viaggio verso un cielo nero, che rappresenta l’ignoto, una direzione incerta, ma meno temibile della realtà quotidiana fatta di certezze amare e di sofferenze inconfessabili.
E con le mani amore, con le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura se non sarò bella come vuoi tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa,
non torneremo più…
E senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete voleremo via
Il ritornello dall’apparente lieto fine, in realtà nasconde in sé il mistero di un viaggio senza ritorno. Il binomio amore/morte sembra celarsi prepotente nell’impossibilità del rientro, nelle ali spezzate in volo.
Ma non ci sono più timori a frenare l’ascesa, e il senso di colpa dovuto alle insicurezze estetiche cede il posto a una sicurezza sentimentale che finalmente ha il diritto di esistere. Un amore silenzioso, quasi trasparente, che basta a se stesso nonostante la corporeità che lo identifica. Non più barriere e pregiudizi, ma solo due mani e due cuori che si uniscono fino a toccare il cielo.
Nota finale
Il brano è stato da poco rivisitato con la collaborazione di Nicola Piovani, che ne ha arrangiato e diretto gli archi. Nel video in bianco e nero della canzone, secondo singolo estratto da “Vivavoce” (il nuovo album best of), De Gregori è inquadrato in primo piano mentre canta, mentre sullo sfondo ogni tanto appaiono dei versi del testo.
«Le canzoni cambiano nella testa di chi le ha scritte, molto più velocemente che non nella testa di chi le ascolta», ha dichiarato lo stesso cantautore nel riproporre uno dei componimenti più emozionanti della musica italiana.
[ads2]
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO