La principessa nella favola Disney, modelli del Sogno Americano
La principessa Disney è la personificazione del Sogno Americano. In cosa possiamo riconoscere la cultura dell’evoluzione sociale come conquista di un castello?
[ads1]
Le favole del magico mondo di Walt Disney sono testi che nascono con diverse esigenze, una delle quali raccontare e interpretare il Sogno Americano. Quasi tutte le storie trattate dalla Disney provengono da un’articolata tradizione fiabesca, ma diventano la favola hollywoodiana quando sposano gli ideali americani.
Il superamento del Vecchio Mondo, precedente a Cristoforo Colombo, porta ad una nuova idea di civiltà basata sulla libertà, status sociale e umano conquistato attraverso il sacrificio e il lavoro. Sviluppo, Rivoluzione industriale, risanata economia rilanciano l’immagine dell’America, che attira molti emigranti da diverse zone del mondo.
Dopo un’iniziale pacifica convivenza, prendono forma guerre interne e crisi. Arrivando alla crisi del ’29, dal momento in cui comincia la Grande Depressione economica, gli Stati Uniti sono il simbolo della povertà e del disordine, la terra in cui tutte le promesse crollano improvvisamente. Come ricucire l’economia? Come reintegrare una comunità disillusa?
Si amplifica così l’idea del Sogno Americano, è Mito.
Anche il povero, l’emigrante, l’uomo senza mezzi può raggiungere la sua alta posizione sociale, tutti possono perché nessuno è escluso, ma solo il lavoro, quello onesto e sacrificato, può coronare il sogno: anche una contadina è il crisalide di una principessa.
Walt Disney è stato uno degli uomini che ha conquistato l’America partendo dal basso, con entusiasmo e alimentando il desiderio di crescita e di miglioramento, ha costruito il suo Impero.
Il desiderio è un altro elemento fondamentale, che è anche alla base del Sogno Americano. A partire dagli anni ’50 la psicoanalisi freudiana invaderà la cultura popolare, vedendo una sorta di mercificazione del concetto d’inconscio e di dimensione onirica, come sfera del desiderio irrealizzato, ma che deve manifestarsi in superficie per garantire la felicità all’individuo.
Infine il valore della famiglia, quella americana poi fortemente matriarcale, diventa la conseguenza esasperante del Sogno Americano, quando la perfezione familiare conclude il percorso di crescita.
Le principesse sono belle, dall’animo puro, spesso di origini povere, umili. Intelligenti, audaci e creative. Lavorano duramente e sognano, tutte, l’amore vero. Spesso l’amore s’identifica con il principe (simbolo di elevazione sociale), e con il castello, l’immagine per eccellenza della presenza materiale del benessere, la massima aspirazione, ma anche luogo in cui si struttura un perfetto e idealizzato nucleo familiare.
Biancaneve e la strega, poi i sette nani: la principessa è la fanciulla che deve difendersi da un’illogica competizione, ingannata dalla strega, morde la mela più bella. Lasciarsi persuadere dal bello senza sudarselo è l’errore che porta alla fine del percorso di crescita e dell’innalzamento sociale, del sogno. Sarà il bacio del vero amore a premiare però l’animo della principessa, madre adottiva dei sette nani, con cui instaura un rapporto familiare fin da subito. La Disney è attenta ai dettagli: la casetta dei nani, dal momento del suo arrivo, è animata dalla luce e dal fumo del camino, emana buoni odori e splende in pulizia.
Cenerentola amplifica gli ideali del Sogno Americano: orfana e adottata da una perfida matrigna, diventa la serva della casa, assumendo una funzione materna in conflitto con quella matriarcale della “madre” sostitutiva. Il sacrificio, il duro lavoro e la parsimonia sono le radici della realizzazione individuale, quando quel giorno il sogno realtà diverrà. Dalla piccola finestra della camera di Cenerentola si vede il castello del principe, che un giorno sposerà perché il destino sceglie di nuovo di stare dalla parte dei “buoni”.
Uno dei più suggestivi, nonostante sia il meno interessante sul piano formale, è La bella addormentata nel bosco del 1959. Siamo ormai negli anni ’60 e questo film rappresenta un momento decisivo per l’evoluzione dell’animazione Disney verso contenuti e stili nuovi. Un sorta di rielaborazione della mitologia del Sogno Americano, contrastandone anche alcuni effetti postumi. Già il titolo può stimolare una curiosa interpretazione, che poi sembra coincidere, ricercando livelli più interni del testo così come si presenta, con il contenuto del film. La bella, una sorta di antologia della tradizione principesca Disney, è il simbolo della purezza in contrasto con il bosco, dimensione in cui si nasconde il male: ricordate la scena di Biancaneve nel bosco? Quando le paure interiori si esprimono attraverso un bosco abitato da mostri e strane presenze, così da ricordare cinematografie europee come l’espressionismo.
Il bosco rimane, dunque, il luogo del Male.
Il sonno di Aurora, come fase di sospensione tra la vita e la morte, potrebbero alludere alla Grande Depressione; diventa infatti una condizione collettiva, quando le fatine addormentano tutto il regno per dare il tempo al principe Stefano di raggiungere Aurora e salvarla con il bacio dell’amore vero. Intanto però, sulla “montagna proibita” domina Malefica. Proibita come Protezionismo, quello americano, la politica economica che protegge i prodotti interni bloccando il confronto con l’esterno e annullando la competitività. Il muro di spine che Malefica mette tra Stefano e Aurora rappresenta lo sforzo dell’uomo, quella perseveranza per raggiungere un nobile scopo; come in questo caso, salvare la principessa Aurora, che ha vissuto finora nell’inconsapevolezza di essere l’erede al trono, tenuta lontana dalla gelosia di Malefica.
La bella e la Bestia è il primo capolavoro Disney a superare la tradizionale conquista del castello, proponendo tematica nuove, come la diversità; d’ora in poi la principessa ricorderà il Sogno Americano, penserà al castello, incontrerà il principe, ma compirà un abbassamento, per ritrovare il senso della vita abbandonando la maestosità, fino a demistificare la classica dicotomia tra Bene e Male; Maleficent ne è un chiaro esempio. Più si fa complesso il substrato sociale e politico americano, più i classici Disney vengono rielaborati, arricchiti e stratificati di nuovi significati.
[ads2]
ARTICOLO PRECEDENTE
Ship to wreck, Florence and the Machine e il vortice dell’autodistruzione
ARTICOLO SUCCESSIVO