18 Febbraio 2016 - 19:13

Le Figi primo Paese a ratificare l’accordo di Parigi

Le Figi

Le Figi sono il primo Paese a ratificare l’accordo per fermare il surriscaldamento del clima, raggiunto il 12 dicembre alla Cop 21 di Parigi

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E sono le Figi ad agire per prima. Infatti per poter entrare in vigore quanto stabilito alla Conferenza di Parigi sul clima tenutasi nel Dicembre scorso, bisogna avere la firma dei 55 Paesi su 195 che rappresentano il 55%  delle emissioni globali di gas serra e l’adozione entro il 21 Aprile 2017 nei sistemi giuridici.

Per cui attraverso questa piccola mossa compiuta dal piccolo Stato presente sul Pacifico, nonché le Figi, si è voluto dare un messaggio forte di urgenza a tutti gli altri firmanti, prima della cerimonia che si terrà alle Nazioni Unite il prossimo 22 Aprile, in occasione della Giornata della Terra.

Il primo ministro delle Figi, Voreqe Bainimarama, ha annunciato che volerà a New York per sottoscrivere ufficialmente l’accordo, rispondendo all’appello dell’Onu ai leader mondiali.

Ciò che è stato stabilito a Parigi al fine di tutelare il pianeta e soprattutto, migliore la questione del “surriscaldamento globale“, ogni Paese deve applicarlo individualmente perché possa entrare in vigore nel 2020, quando finirà l’estensione del Protocollo di Kyoto.

Se il 2015 è stato l’anno dell’introduzione di questo progetto, il 2016 deve essere l’anno della sua attuazione. Ma l’anno 2016 sembra essere iniziato male, poiché una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti blocca il piano per l’energia pulita dell’amministrazione Obama, proprio alla vigilia delle elezioni Usa, che potrebbero cambiare radicalmente il quadro politico della seconda potenza mondiale, dopo la Cina, in quanto a emissioni climalteranti. Questa decisione alquanto inaspettata determina una forte incertezza sul futuro immediato del piano di Obama per il clima, che prevede il taglio del 26-28% delle emissioni americane entro il 2025 (rispetto ai livelli del 2005), e di conseguenza sullo storico accordo globale raggiunto a Parigi. La firma di Washington, infatti, è necessaria per raggiungere il quorum che farà scattare l’entrata in vigore dell’accordo. Ma la Casa Bianca ha minimizzato lo stop della Corte Suprema, definendolo “un piccolo contrattempo procedurale”, ed ha assicurato la firma degli Usa a New York.

Come se non bastasse, la Cop21 ha appena perso il suo presidente, Laurent Fabius, che ha dovuto dimettersi, e sarà sostituito dalla ministra dell’Ambiente francese Ségolène Royal.

Intanto le temperature globali continuo a salire. I dati della Nasa sul clima stabiliscono che: se il 2015 è stato l’anno più caldo degli ultimi 136 anni, il mese di gennaio appena trascorso è stato il più caldo dal 1880. La temperatura globale ha raggiunto 1,13 gradi centigradi in più rispetto alla media del periodo 1951-1980, lo scostamento più alto mai registrato nella storia. Per le Figi, come per gli altri Stati insulari del Sud Pacifico, l’applicazione delle misure decise a Parigi non è solo una vaga affermazione teorica, ma è questione di vita o di morte. Sul loro territorio, infatti, gli effetti del clima che cambia sono arrivati prima e con maggior intensità rispetto al resto del mondo. Già oggi le Figi rischiano la perdita delle più basse fra le 300 isole dell’arcipelago, man mano che l’innalzamento dei mari dovuto all’effetto serra le sommergerà.

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