4 Ottobre 2019 - 17:32

Levante, Magmamemoria: a che cosa servono i ricordi?

Levante Magmamemoria

E’uscito oggi, “Magmamemoria” il nuovo album di Levante nel segno della nostalgia, del ricordo e dell’amore finito ma che si rigenera

Il passato “che non è mai andato e mai mi lascerà” è il tema al centro del nuovo album di Levante, Magmamemoria.

La cantautrice siciliana, alla sua prima prova con una major discografica, associa spesso questo concetto al ricordo di storie d’amore finite: come quella di Anita e Francesco (di “Se non ti vedo non esisti” che sono anche al centro del primo romanzo di Claudia) il cui dolore per qualcosa che non potrà più essere è soprattutto tremendamente fisico, come se tutto il corpo di una persona chiamata a dimenticare la metta invece continuamente nelle condizioni di dover ricordare, e farsi male:

“Sei nella mia testa, sei nelle mie scarpe. Questo cuore non mente”.

I ricordi sono anche una guida per evitare strade che abbiamo già percorso e ci hanno portato sull’orlo del precipizio. Così, una lei che probabilmente ha incontrato il suo ex seduto ad un bar, ricorda a se stessa con Rancore, di non lasciarsi abbindolare dagli occhi spauriti e dalla voce tremula di lui ma di continuare a mettere in ordine dalla A alla Z le tue imperfezioni, per non ripetere lo stesso errore”

Ma il passato, pur bello che sia stato, spesso non basta quando il dolore della perdita, il dolore per una distanza imposta, subita e non decisa, fa troppo male: Levante ce lo dice senza mezzi termini nella canzone “Il giorno prima dell’inizio del giorno che non ha mai avuto fine”:

“Che ci faccio col tuo ricordo, mi ci pulisco il culo?

E’ dunque un album “apocalittico” Magmamemoria? Riapre le ferite del passato senza darci una speranza per il futuro?

No, non è così: la speranza c’è e si chiama Antonio, destinatario di una rara dichiarazione d’amore tramite la quale Claudia descrive, con la solita imperturbabile sensibilità immaginifica,  tutte le sensazioni che accompagnano la nascita di un sentimento nuovo: un bacio che esplode letteralmente fin dentro la pancia, il cuore che non smette incredulo di battere, e una sensazione di leggerezza (“se apro le braccia, volo”) che ci lascia planare sul tappeto sonoro ampio e orchestrale che, come l’amore, all’improvviso fa quel che vuole e si prende l’ultimo minuto e mezzo di questa canzone.