13 Maggio 2015 - 13:01

Matteo Garrone, il realismo artistico a Cannes

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Matteo Garrone ritorna a Cannes con Tale of Tales, dimostrandosi ancora una volta un grande narratore dal gusto artistico. Ripercorriamo la sua carriera!

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Pochi registi rappresentano bene l’Italia all’estero e riescono a raccontare storie senza imporre la propria presenza. Uno di questi è Matteo Garrone, originario di Castiglioncello e figlio d’arte (il padre Nico è critico teatrale e la madre Donatella Rimoldi è fotografa), sarebbe riduttivo definirlo semplicemente regista. Garrone, infatti, è un artista che ha cominciato con la pittura e questa dote è evidente nei film che ha realizzato.

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Gomorra di Matteo Garrone

Molte sequenze di film come L’imbalsamatore (2002), che lo portò alla fama e ai primi riconoscimenti (vincitore del David di Donatello per la migliore sceneggiatura), hanno un gusto pittorico che svela la formazione del regista, senza per questo essere invadenti rispetto al contenuto della storia. Perché Garrone è un regista di contenuto che quando porta la sua cinepresa a spalla lo fa perché ci deve dire qualcosa e ce lo dice nel rispetto della realtà.

Il realismo di Garrone è un marchio di fabbrica del regista che ha sempre lavorato al servizio della realtà, piuttosto che della spettacolarità come tentano di fare diversi suoi colleghi. Pertanto in pellicole come Terra di mezzo (1996), Ospiti (1998) ed Estate Romana (2000) vediamo Garrone servirsi di attori non professionisti, della sua fidata macchina a spalla e di location reali, senza mai dimenticare il gusto pittorico che lo caratterizza.

Una sorta di “Neorealismo alla Garrone” che distingue i film del regista dalle solite commedie e dagli esibizionismi di Paolo Sorrentino per esempio.

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Reality di Matteo Garrone

Garrone ha mantenuto questa linea, fra realtà ed effetti pittorici anche per i film seguenti al 2002, come Primo Amore (2004), in cui si affronta il rapporto amoroso in chiave drammatica, rapportandolo al discorso della mania del controllo e l’eccessiva possessività. Liberamente ispirato a una storia di cronaca racconta di un uomo che costringe la propria fidanzata a restare nei limiti di un certo peso, impedendole così di mangiare e portandola all’esasperazione. Anche in questo film, girato in ambienti reali vediamo una fotografia artistica, ma non invadente, che ci lascia comunque immergere nella storia.
In tutti i suoi film Garrone lancia un messaggio e uno spunto di riflessione sulla realtà, e in  entrambi i film citati il punto di partenza è un fatto di cronaca.

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Reality di Matteo Garrone

Allo stesso modo il regista ci porta a riflettere su fenomeni sociali e malavitosi nei due film seguenti e di ampio successo come Gomorra (2008) e Reality (2012). Il primo è un film che ormai si presenta da solo, ispirato all’omonimo libro inchiesta di Roberto Saviano, e il secondo è una denuncia, perfettamente aderente alla società odierna, dei fenomeni televisivi di oggi che portano l’uomo medio a fenomeni di follia e distacco dalla realtà.

A questo proposito non è casuale che un regista come Matteo Garrone interessato al reale, girasse un film in cui i reality show portano la società a distaccarsi dalla realtà.
In quest’ultimo periodo sembra, tuttavia, che Garrone si sia allontanato dal solito registro per realizzare un film di genere Fantasy addirittura in cui di reale c’è ben poco, ma c’è invece molto di pittorico.
L’attenzione alla realtà tuttavia non viene a mancare del tutto, perché in Tale of Tales, il film ispirato a Lo cunto de li cunti di Basile, si parte come egli stesso ha dichiarato, dalla fantasia per raccontare in chiave metaforica alcuni aspetti della realtà.

Un regista che merita di attraversare il Festival di Cannes, e che porta una ventata di cinema inimitabile, una firma italiana importante e di cui essere fieri.

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