Matteo Messina Denaro: l’arresto dell’ultimo padrino
Il Boss Matteo Messina Denaro è nato a Castelvetrano nel ‘62, la sua latitanza comincia nel 1993 fino al suo arresto, 30 anni dopo, avvenuto il 16 gennaio 2023
Matteo Messina Denaro è stato arrestato. In un piovoso e apparentemente tranquillo lunedì mattina, a Palermo l’operazione dei Carabinieri che porta alla storica cattura dell’ultimo grande boss di Cosa Nostra. L’arresto in una clinica privata del capoluogo siciliano dove si trovava per sottoporsi ad alcune terapie oncologiche.
L’identikit del Boss
Matteo Messina Denaro è ritenuto responsabile di un numero imprecisato di esecuzioni. È nato nel 1962 a Castelvetrano, in provincia di Trapani. Il papà Francesco, don Ciccio, era il capo mandamento della zona. Da lui Messina Denaro ha imparato anche i segreti della latitanza: dopo anni di ricerche, l’uomo fu trovato solo nel 1998 nelle campagne vicino al paese. Da allora ha comandato Matteo. Prima nella provincia di Trapani, poi in tutta la Sicilia. Fedelissimo di Totò Riina, dopo l’arresto del boss si è messo agli ordini di Provenzano. Poi, quando tutti i boss sopra di lui sono caduti a uno a uno, “U Siccu” ha iniziato a contare sempre di più ed è diventato uno degli uomini più ricercati al mondo.
Il lungo periodo di latitanza
Termina così la fuga di un uomo di che era stato per decenni avvolto nel mistero e di cui non sembrava neanche esserci prova della sua esistenza in vita. La sua latitanza era iniziata nell’estate del 1993. L’ultima volta era stato visto in vacanza a Forte dei Marmi insieme con i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Poi nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori. E da allora Messina Denaro è rimasto irreperibile, fino all’arresto del 16 gennaio 2023. Nessuna traccia. C’era chi assicurava che vivesse in Sicilia, spostandosi di continuo e chi parlava di interventi chirurgici al viso e ai polpastrelli. Ancora altre speculazioni riguardavano il fatto che fosse protetto dalla ‘ndrangheta. Chi di volta in volta lo collocava sulle tribune di uno stadio o in una spiaggia all’estero.
Le ricerche e la cattura
Polizia e carabinieri più volte sono stati a un passo dalla cattura, ma per molti anni è riuscito a farla franca, potendo contare su una fitta rete di protezione in Sicilia e nel Nord Italia. Si sospetta che avesse legami persino con personaggi vicini ai servizi segreti, con i quali, come emerso da alcune indagini, avrebbe avuto rapporti. Attorno al boss mafioso ritenuto il più pericoloso in circolazione, polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno negli anni lavorato su ogni pista possibile. In carcere sono finiti decine di fiancheggiatori e uomini d’onore che ne hanno garantito la latitanza, ma anche suoi familiari come la sorella. La sua fuga è terminata all’interno della clinica privata La Maddalena di Palermo, dove un anno fa era stato operato e da allora stava facendo delle terapie in day hospital. Nel documento falso esibito ai sanitari c’era scritto il nome falso di Andrea Bonafede usato come copertura.
Le reazioni delle istituzioni
La notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro ha fatto il giro del mondo e campeggia sulle prime pagine dei quotidiani anche internazionali. Nel nostro Paese tanti i messaggi per la grande operazione condotta questa mattina dai Carabinieri e coordinata dalla magistratura palermitana. “Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia”: così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha commentato la notizia dell’arresto. “Grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia“. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi appena appresa la notizia al suo arrivo ad Ankara per incontrare il suo omologo turco. “Complimenti alla Procura della Repubblica di Palermo e all’Arma dei Carabinieri che hanno assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante. Una giornata straordinaria per lo Stato e per tutti coloro che da sempre combattono contro le mafie.”
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