22 Giugno 2017 - 13:04

Maturità 2017, traduzione e commento della versione di latino

maturità

Al Liceo Classico, per la versione di latino, è uscito il filosofo Seneca con un brano tratto dalle Lettere a Lucilio sul valore e sull’importanza della filosofia

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Questa mattina si è svolta la seconda prova scritta degli Esami di Maturità per circa 500.000 studenti, diversa per ciascun indirizzo: i ragazzi del Liceo Classico hanno dovuto affrontare quest’anno la versione di latino: dopo la prova di greco dello scorso anno (con un brano di Isocrate), i giovani classicisti si sono cimentati nella traduzione di un brano del filosofo Seneca, tratto dall’epistolario filosofico A Lucilio.

Titolo della versione Il valore della filosofia

Non est philosophia populare artificium nec ostentationi paratum; non in verbis sed in rebus est. Nec in hoc adhibetur, ut cum aliqua oblectatione consumatur dies, ut dematur otio nausia: animum format et fabricat, vitam disponit, actiones regit, agenda et omittenda demonstrat, sedet ad gubernaculum et per ancipitia fluctuantium derigit cursum. Sine hac nemo intrepide potest vivere, nemo secure; innumerabilia accidunt singulis horis quae consilium exigant, quod ab hac petendum est. Dicet aliquis, ‘quid mihi prodest philosophia, si fatum est? quid prodest, si deus rector est? quid prodest, si casus imperat? Nam et mutari certa non possunt et nihil praeparari potest adversus incerta, sed aut consilium meum occupavit deus decrevitque quid facerem, aut consilio meo nihil fortuna permittit.’ Quidquid est ex his, Lucili, vel si omnia haec sunt, philosophandum est; sive nos inexorabili lege fata constringunt, sive arbiter deus universi cuncta disposuit, sive casus res humanas sine ordine inpellit et iactat, philosophia nos tueri debet. Haec adhortabitur ut deo libenter pareamus, ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casum.

La nostra traduzione:

La filosofia non è un’arte popolare nè predisposta all’ostentazione; non consiste nelle parole, ma nei fatti. Non si pratica a questo scopo, affinchè la giornata trascorra con qualche sollazzo, affinchè sia tolto il disgusto all’ozio; forma e forgia l’animo, regola la vita, governa le azioni, mostra le cose da fare e le cose da trascurare, siede al timone e dirige la navigazione attraverso i pericoli delle situazioni mutevoli. Senza di lei nessuno può vivere intrepidamente, nessuno (può vivere) con sicurezza; in ogni momento accadono innumerevoli eventi che esigono una decisione, che a lei bisogna chiedere. Qualcuno dirà: “A che mi serve la filosofia, se esiste il destino? A che serve, se un dio è colui che decide? A che serve, se comanda il caso? Infatti sia i fatti prestabiliti non si possono cambiare, sia nulla si può predisporre contro le cose incerte, ma o un dio ha anticipato la mia decisione e ha decretato che cosa io dovessi fare, oppure la sorte non concede nulla alla mia decisione”. Qualsiasi di queste argomentazioni sia vera, o Lucilio, addirittura se tutte queste argomentazioni sono vere, è necessario praticare la filosofia; sia che il destino ci vincoli con legge inesorabile, sia che un dio giudice dell’universo abbia disposto ogni cosa, sia che il caso spinga e agiti senza ordine le vicende umane, la filosofia deve proteggerci. Questa ci esorterà ad obbedire volentieri al dio, (ad obbedire) con fierezza alla sorte; questa ti insegnerà a seguire il dio, a sopportare il caso.

Commento

Il testo ministeriale è tratto dalla Lettera XVI (par. 3-5) delle Epistulae Morales ad Lucilium, un imponente epistolario composto da 124 lettere datate tra il 62 e il 64 d.C. ed indirizzate ad un certo Lucilio, appassionato di studi filosofici. In esse il filosofo Seneca riassume tutto il suo pensiero e la sua riflessione filosofica sulla condizione umana, affrontando tematiche di carattere etico o morale, quali il senso della vita, la morte, il tempo, la miseria, l’ideale del saggio, la ricerca del vero bene. Nel brano proposto, Seneca sottolinea l’importanza e il valore della filosofia ed esorta l’allievo Lucilio a non perdere mai la passione per l’impegno nella riflessione critica ed a ricercare sempre il senso della vita, mediante l’aiuto della filosofia. Si possono cogliere qui i princìpi cardine della filosofia senecana, ossia lo stoicismo: il saggio è colui che mediante la ragione evita gli eccessi e gli abusi, dedito alla conquista della virtù e alla conquista della libertà interiore.

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