2 Aprile 2021 - 16:02

Meazza: “Non esistono sogni vietati”. L’Intervista

Meazza

Il cantautore milanese Meazza (al secolo Jacopo Pagani), premiato al Festival di Sannolo 2020 con la canzone “Mari Stregati”, dallo scorso 19 Marzo è fuori con il singolo “Le parti Peggiori”

Prodotto da Ioska Versari per l’etichetta FLEBO, con distribuzione Artist First, è disponibile dallo scorso 19 Marzo “Le Parti Peggiori”, nuovo singolo del cantautore milanese Meazza, al secolo Jacopo Pagani, che questo pomeriggio mi ha concesso un’intervista esclusiva.

Il tuo nuovo singolo, Le Parti Peggiori, vede al centro una relazione in cui l’amore si trasforma voracemente in rabbia, in desiderio di causare del male all’altro. Secondo te perché ad un certo punto accade questo nella vita a due?

Credo che più che il desiderio di causare del male alla persona che hai di fianco, a un certo punto subentri la volontà di prevaricare l’altro, figlia anche di una sorta di vanità. Probabilmente chi si comporta così, si porta dietro delle insicurezze personali di fondo che gli fanno male dentro. Se tu stai male, sei in certo qual modo insoddisfatto, automaticamente fai star male anche chi hai intorno e vicino.

C’è qualche spunto autobiografico in questa canzone? Per curiosità: qual è la tua “Parte Peggiore” nella vita di coppia, quella che magari ti hanno recriminato o recriminano più volte?

Gli spunti autobiografici, certo, ci sono. La mia “parte peggiore” credo sia la a volte eccessiva emotività, l’impulsività. Sto imparando pian piano a gestirla. E forse è soprattutto per questo che faccio musica. Scrivere mi rende molto sincero con me stesso, è quasi terapeutico. Mi spinge a fare molta autocritica. Ogni volta è come tracciare un bilancio, tra quello che funziona e quello che invece no. Ogni volta è un continuo chiedersi, più che quali difetti posso limare, in cosa posso maturare.

La musica, canale privilegiato e quasi unico della tua emotività, come è arrivata nella tua vita? E’ stato un percorso del tutto naturale. In famiglia ho sempre respirato l’arte: mio padre era un attore di teatro. Ho poi un fratello che faceva il cantautore ed un altro che, da editore, è stato il primo a spingermi a pubblicare le mie cose. La musica è sempre stata per me il solo linguaggio attraverso il quale poter esprimere le emozioni, entrare in contatto con  parti di me che non sempre vengono fuori nella vita di tutti i giorni. Io credo che ogni individuo non possa fare a meno dell’arte e, soprattutto di questi tempi, è bene ribadirlo a chiare lettere.

La tua attività di cantautore, ha ricevuto anche un importante riconoscimento dalla critica: al ‘Festival di Sannolo 2020 hai convinto tutti con “Mari Stregati”, una canzone che invita ad uscire dalla propria zona di comfort, a “tuffarsi a bomba” nella vita, scalando i propri sogni vietati. Mi confessi un tuo sogno artistico vietato?

Guarda, per me non esistono sogni vietati, ma se proprio devo scegliere direi “cantare le canzoni di Meazza al Meazza” (ride, ndr.)

A proposito, il tuo nome d’arte è un omaggio alla tua città: quanto incide  il tuo essere milanese sulla tua produzione artistica?

Guarda, io sono cresciuto ascoltando i grandi del cantautorato italiano. A Milano manca una vera e propria “scuola di cantautorato”. Sulla scena musicale attuale mi piacerebbe allora portare qualcosa che ancora non c’è, e quindi perché no, dare sorta di dignità artistica  alla milanesità che mi porto nel timbro, nel modo di parlare ed anche un po’ nella scrittura.

Hai detto di ascoltare i “grandi del cantautorato italiano”. Fuori i nomi…

Sul mio podio, tra i classici intramontabili e insostituibili ci sono De Gregori, De Andrè e Guccini. Apprezzo molto, poi, alcune delle proposte del nuovo cantautorato e quindi Coez, Gazzelle e Fulminacci, che ha tirato fuori un nuovo album decisamente  interessante.

L’elettropop di “Le Parti Peggiori”, l’indie spudorato di “Mari Stregati” e l’attitudine soul di “StrXXXXO”, primo singolo uscito esattamente un anno fa. Catalogarti è difficile: Tu come ti definiresti, qual è il mood in cui ti senti maggiormente a tuo agio?

Guarda, al momento insieme al mio produttore stiamo portando avanti un lavoro improntato sull’eccletismo, per capire cosa funziona e cosa invece no. Prossimamente usciranno nuovi brani, non so ancora se come singoli o in forma di Ep, in cui troverete delle dimensioni sonore ancora diverse. Nel rapportarmi alla musica, ho sempre cercato di mantenere un approccio fuori dalle etichette: ho sempre ascoltato di tutto, e vado incontro a tutto ciò che mi emoziona a prescindere dalle catalogazioni.

E come autore per altri, hai mai pensato di lavorare?

In realtà io sono uno che scrive molto di getto, come mi trovassi nel bel mezzo di un flusso di coscienza. Per questo motivo quando mi sono trovato nella posizione di  poter scrivere “a tavolino” dei brani per altri, ho sempre tirato fuori qualcosa che non convinceva prima di tutto me. Questo approccio “istintivo” alla scrittura dei brani, credo mi venga dal fatto che io ho iniziato facendo rap, e quindi sono tutt’ora legato a certi stilemi tipici del freestyle, per esempio.

Un’ultima domanda a proposito della tua milanesità: La Lombardia è stata il centro nevralgico della prima ondata di Covid-19. Che effetto ha avuto su di te come cantautore il lockdown duro di Marzo scorso? Ti ha bloccato o, invece, ti ha reso particolarmente prolifico?

In realtà sono rimasto nel mezzo. Non ho visto parecchia differenza rispetto a “periodi normali”, nel senso che anche nella “vita di prima” mi capitava di avere periodi particolarmente prolifici alternati a periodi di secca. Quello che forse è mancato più di tutto, e che accende la miccia ad un cantautore, è il contatto umano, la possibilità di camminare per strada ed imbatterti in storie che non avevi previsto e che magari poi diventano canzoni.

Certo, questo periodo in generale per la musica è davvero terribile: non ci si può incontrare, non si possono fare live. Ma io sono sicuro che verranno tempi migliori: anzi, non vedo l’ora di poterti invitare ad un mio concerto.