25 Novembre 2019 - 13:26

Mina sul Governo Conte: i nodi sono le leggi sul voto e gli sbarchi

Conte

Sulla tenuta del Governo Conte, esplode una mina dalle proporzioni molto grandi. La legge elettorale e gli sbarchi sono i nodi principali per l’esecutivo

La mina è stata piazzata ed ha sortito il suo effetto, ovvero uno scoppio la cui intensità è stata avvertita in tutto il Paese. Il giorno dopo il video con il braccio di Beppe Grillo sulle spalle di Luigi Di Maio, la sensazione è che nel Governo tutti auspichino di arrivare a fine legislatura. Il problema, però, è che le difficoltà insorgono prepotentemente, soprattutto su due nodi principali. Uno riguarda la sicurezza del Paese, l’altro il suo diritto al voto.

Ciò su cui Partito Democratico e Movimento 5 Stelle non vanno d’accordo investe praticamente tutto il programma di Governo per cui hanno “lottato”. Dalla giustizia, alla legge elettorale e allo ius culturae, dalla riforma fiscale a quella del fondo salva stati, passando per elezioni regionali, ex ILVA e Alitalia, praticamente in nessuna materia il pensiero delle due anime coincide. Quello che salta agli occhi è che in questo momento il clima di stasi che si è creato convenga ad entrambe le anime del Governo. Tra l’agire e il non agire, prevale la calma piatta, più che altro per non affondare il colpo e per arrivare a Gennaio ancora saldi e soprattutto salvi.

In tanti, individuano il punto cruciale, la cosiddetta “data X” nel 26 Gennaio, ovvero le elezioni regionali in Emilia-Romagna. Solo dopo il voto si scoprirà se effettivamente la tenuta del Governo è ancora auspicabile o meno. Attualmente, i sondaggi danno ancora un’ottima speranza a Stefano Bonaccini, candidato del PD. Ma la mina che è stata piazzata potrebbe avere un effetto devastante per il Governo, e potrebbe produrre un effetto controproducente, soprattutto perché, alle porte, vi è una Lega sempre più straripante. La Borgonzoni punta a fare bottino pieno e legittimare definitivamente l’opposizione.

L’intesa sul sistema elettorale

L’unica strada per disinnescare questa mina corrisponde ad un’intesa su un tema davvero difficile da affrontare come la legge elettorale. Il Partito Democratico ha già dato alcuni segnali che lo indirizzerebbero sulla via per scendere a patti con il Movimento 5 Stelle. Il maggioritario andrebbe a farsi benedire, per la gioia di M5S, Italia Viva e Liberi E Uguali. Ciò che sta accadendo, però, con un Luigi Di Maio impegnato più a mantenere la leadership del partito che a fare campagna elettorale in Emilia-Romagna, è sintomatico del fatto che il Movimento sta lentamente andando in pezzi.

Ormai, tantissimi senatori sono passati alla “fronda vecchia” legata alla Lega, più che altro per sfruttare la rapida ascesa elettorale che Salvini e i suoi stanno ricevendo da tutta Italia. Anche il Partito Democratico, però, rischia di restare a bocca asciutta. Questa mina che per ora è destinata a scoppiare potrebbe attirare nuovamente le critiche da parte di quella classe operaia che ormai sembra sempre più una chimera per il centrosinistra. A questo punto, il voto anticipato diventa veramente una realtà concreta, che rischia di tagliare le gambe sia all’una sia all’altra anima del Governo.

In tutto ciò, Italia Viva cresce e toglie voti all’altra metà del centrosinistra, ma è ancora troppo debole per pensare di “fare il pieno“. Non a caso, sia il partito di Matteo Renzi che Liberi E Uguali sono sempre più convinti che la strada di un’intesa, magari con il loro ausilio, sia per ora la soluzione più congeniale. Almeno finché quest’ondata “destro-centrica” non si sia affievolita del tutto e non passi. Anche se, almeno per ora, la situazione è sempre più nera. I venti di crisi e la regola del doppio mandato potrebbero spingere molti esponenti “grillini” nelle mani della Lega. E ciò complicherebbe ulteriormente le cose.