23 Novembre 2016 - 17:46

Monsters & Co, il sonno della ragione genera mostri

Il nuovo millennio per la Disney Pixar inizia con Monsters & Co. (2001) e stavolta il mini-mondo rappresentato è quello dei mostri. Un mondo che metaforicamente ci farà riflettere su ciò, che a volte, la nostra società diventa: mostruosa

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Nel 2002 per la prima volta veniva indetto ad Hollywood il titolo ‘Academy Award for Best Animated Feature’. Meglio noto a tutti, il premio Oscar al miglior film d’animazione. La Disney Pixar si presentò con Monsters & Co., il film animato che narrava il mondo dei mostri.

Bastano 5′ per recepire il primo messaggio della Pixar: la paura verso il diverso. E’ risaputo che i bambini abbiano il terrore dei mostri: entrano dalle porte, escono dagli armadi o sbucano da sotto al letto. Nella città di Mostropoli gli umani sono sostituiti dai mostri, che tramite le loro peculiarità vivono in questa società. Ma il mestiere più apprezzato da questa comunità è quello dello “Spaventatore”. Da qui appunto il nome dell’azienda che li recluta, omonima della pellicola: Monsters & Co.

Lo Spaventatore è un mostro brutale e senza emozioni che ha il compito terrorizzare i bambini. Nella città di Mostropoli, le urla dei bambini fungono da catalizzatore per il sistema energetico della città, in breve: no bambini spaventati, no energia a Mostropoli. La Spaventatore, dunque, diventa una professione ambita ed ammirata, e nel corso dell’intera pellicola, questi vengono considerati gli eroi della città.

La paura nei confronti del diverso non è quella dei bambini nei confronti dei mostri, ma dei mostri nei confronti dei bambini. Nelle prime scene si possono notare le diverse fobie dell’azienda, e della comunità di Mostropoli. Il contatto fisico con un bambino o con un indumento di quest’ultimo scatena il panico ed sorgono continuamente “addetti alle pulizie” per evitare mistici contagi.

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Ci vorrà una piccola e dolce infiltrata, Boo, che farà ricredere i mostri protagonisti. Ritrovata per caso da Mike Wazowski e Sullivan, la coppia più prolifica della Monsters & Co in quanto a spaventi. La notizia di una bambina in una città di mostri molto irreprensibili farà sussultare in un arco di tempo brevissimo tutta la popolazione.

Basterà una notte a Mike e Sullivan per comprendere la grandezza dei loro pregiudizi nei confronti dei bambini e degli “umani”. Boo non è nociva, è solo una dolce bambina a cui piace divertirsi e giocare.

La trama si incentra con la ricerca della “porta” d’origine di Boo per essere rispedita nella sua cameretta da letto e portata via da Mostropoli, ma dietro una trama d’avventura e suspance c’è molto altro.

La concezione del diverso, il razzismo, il dominio di una razza a discapito di un’altra. Temi non irrilevanti ma affrontati metaforicamente da Monsters & Co., dimostrandosi una pellicola adatta e non poco anche per un pubblico adulto.

E poi l’affetto e l’amicizia che nasce tra Sullivan e Boo, trasformando il mostro in un angelo custode. “Quando dai un nome ad una cosa, ti ci affezioni” gli rimprovera Mike, prima che accada l’inevitabile: il legame che si crea quando si inizia a conoscere sul serio qualcuno.

Alla fine Mostropoli scoprirà che sono le risate dei bambini la vera fonte d’energia per la città, trasformando radicalmente la società ed il mondo dei mostri. Un approccio dunque non più mostruoso.

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