4 Agosto 2018 - 14:10

Orange Is The New Black sesta stagione: ”questo non è un gioco, è una guerra”

orange is the new black

Orange Is The New Black è arrivata alla sesta stagione. A farla da padrone ormai sono le lotte tra bande, la violenza e l’ingiustizia

Braccio C, Braccio D, Braccio C, Braccio D, Braccio C, Braccio D. La sesta stagione di Orange Is The New Black si può sicuramente racchiudere in queste due parole.

Cosa sono il Braccio C e il Braccio D? 

Partirei prima con il ricordare a che punto eravamo rimasti con la quinta stagione. La rivolta è stata sedata e le detenute di Litchfield, sono portate nel complesso di massima sicurezza, distante pochi metri da quello di minima, ma completamente diverso.

Se in passato siamo stati abituati alle lotte tra gruppi etnici differenti, in massima sicurezza c’è in atto una vera e propria guerra. Braccio C e Braccio D, capitanate dalle due sorelle Barbara e Carol, tentano con ripetuti screzi di mantenere il dominio dei vari traffici e di tutto il carcere. Obiettivo Finale? Per entrambi i bracci, far fuori il capo banda dell’altra fazione.

Insomma le nostre protagoniste vengono smistate a casaccio nei due bracci e si ritrovano a dover combattere una ”guerra” familiare senza poterne fare a meno. Chi più, chi meno, vengono coinvolte in questo turbine di odio e dissapori da origini lontane, ben 30 anni prima se non di più.

Le detenute di Litchfield si trovano in questa sesta stagione, a dover affrontare nuove sfide personali. Chi per aver iniziato a far uso di droga, chi perchè viene accusata per l’omicidio di Piscatella, chi poichè vuole rimetter pace tra i due bracci, chi per 13 puntate cerca solo di non farsi ammazzare; la stagione scorre via in modo monotono e quasi ripetitivo.

Tra la confusione dei vari bracci e le storie ormai non più così interessanti come in passato, la serie sembra aver perso quel tono ironico e irriverente delle prime stagioni. Le stesse protagoniste sembrano stanche di dover lottare per sopravvivere e ormai vuote, come se tutto ciò che potessero raccontare su di sè, lo avessero già fatto.

Neanche l’arrivo di nuove detenute, nuove guardie (che dovrebbero sembrar cattive ma in realtà sono pezzi di pane in confronto ad alcune delle stagioni precedenti), riescono a far riprendere una serie ormai stanca e probabilmente con ben poco da dire.

Bellissime inquadrature, attenzione ai dettagli ma questo non basta. Per quanto il finale sia agro-dolce e ci lasci con alcune domande in sospeso, la battuta finale (che chiude tutta la stagione) potrebbe esser fatta sia alla serie ma anche agli sceneggiatori e al creatore:

”Adesso, cosa farai?”

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