10 Maggio 2016 - 17:06

Pd, minoranza dem e l’antico gioco delle tre carte

La direzione nazionale del Pd mostra quali saranno le mosse delle correnti interne fino al referendum costituzionale. Mentre la minoranza dem “corre alla rinfusa”, la maggioranza ha le idee molto chiare su come traghettare il partito verso la nuova grande organizzazione della Nazione

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Uno dei giochi di strada più antichi e più odiati del mondo è senza dubbio quello delle tre carte.

Questo gioco, portato di solito avanti con due complici (che vincono le mani iniziali in modo da invogliare il malcapitato a puntare), prevede il “raggiro” totale del “credulone di turno”, attraverso un gioco di mani del “mazziere” impossibile da scoprire, e lo scherno (attraverso la “sottrazione” di somme di denaro) grazie all’aiuto dei “compari”.

Pd

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Lo stratagemma delle tre carte, quindi, ha un duplice obiettivo: quello di “ripulire” la “vittima” del gioco di prestigio e, allo stesso tempo, quello di isolare il più possibile questa in modo da farle fare la mossa peggiore in una situazione del genere.

Una tale congiuntura, con modi e atmosofere diverse, si vive in questi giorni nel Pd dove dopo la direzione nazionale la maggioranza è riuscita a mettere in atto lo stratagemma suddetto inducendo la minoranza dem a rispondere nel peggiore dei modi possibili.

Ma andiamo per ordine.

Nella direzione Pd andata in scena ieri pomeriggio, nonostante la richiesta del Segretario/Premier all’unione in vista delle amministrative, si è riaccesa la polemica fra maggioranza renziana e minoranza.

L’argomento centrale dello scontro fra le due aree del partito è stato sostanzialmente il referendum costituzionale, con un “agitato” confronto fra il duo Renzi/Boschi e Cuperlo, e la questione morale, riaffiorata dopo l’arresto del sindaco di Lodi Uggetti.

Al di là della, ormai, stancante “sceneggiata napoletana” in salsa Pd, in cui nonostante i grandi litigi si è governato insieme per ben due anni, ciò che inaspettatamente è stato celato agli occhi dei più è il grande “gioco di strategia” messo in atto dalla maggioranza partitica e dal suo leader.

Infatti, forti dei sondaggi che danno il sì in vantaggio con oltre il 52%, Renzi&Co. hanno messo in atto una duplice mossa che permette da un lato di rafforzare e proteggere l’attuale “gestione” (partitica e politica) in caso di risultato insoddisfacente alle amministrative e dall’altro di isolare, con l’opportunità (della vita), di “far fuori” definitivamente la minoranza interna.

La prima strategia messa in atto riguarda le elezioni amministrative ed è deducibile dalle parole del Segretario/Premier sulla tornata elettorale: “L’esito delle amministrative non è un grande dramma per il gruppo dirigente. Mi spiace per chi resta fuori da un Consiglio comunale, ma stiamo parlando di questo: non cambia la nostra direzione”

In questo caso, conoscendo le “vere” potenzialità dei propri candidati, Renzi&Co. si pongono sulla difensiva paragonando l’ennesimo insuccesso elettorale (come già accaduto negli scorsi anni con le regionali in Liguria e Veneto in particolar modo) ad un semplice “incidente di percorso”.

Con questa giustificazione si avrebbero conseguenze nulle in caso di debacle in città come Milano, Roma e Napoli e, contemporaneamente, si tenderebbe a rafforzare il “potere interno” nella definizione delle politiche.

Per il secondo punto, invece, si deve far riferimento all’impegno preso da Renzi sul Congresso Pd e sull’anticipo dello stesso(2016 invece che 2017).

La strategia messa in atto in questa specifica situazione è racchiusa nel percorso di “rinnovamento del partito”:avvertendo un trend positivo dettato dalla propria “forza mediatica”, Renzi sfida apertamente la minoranza del partito alla mossa (avventata anche in questo caso).

La minoranza dem dal canto suo, non comprendendo per nulla la trappola, abbocca alla richiesta del segretario e riesce in un sol colpo a “bruciare” il proprio candidato (Roberto Speranza, la cui candidatura è stata annunciata durante la giornata di oggi e le cui possibilità di vittoria sono praticamente nulle) e tendere a divenire (subito dopo le elezioni amministrative) “sostanza ectoplasmica” pura a causa dello “stritolamento” che la maggioranza ha in serbo.

Le carte sono la guerra, sotto mentite spoglie di uno sport.”(Charles Lamb)

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