Pensioni, arriva il no dei sindacati al nuovo anticipo
Parte in salita la trattativa con i sindacati per le pensioni per superare Quota 100. Secondo loro, con il contributivo sarebbero introdotti tagli del 30%
Il dialogo è sempre privilegiato, ma appena si passa dalle intenzioni alle proposte sul nodo dei nodi della riforma delle pensioni, il tavolo tra i sindacati e il Governo torna in alto mare. La flessibilità in uscita con incorporato il destino di Quota 100 minaccia di fare danni irreparabili. Le trattative non procedono a gonfie vele. CGIL, CISL e UIL hanno alzato le barricate contro qualsiasi ipotesi di ricalcolo contributivo come prezzo da pagare per lasciare il lavoro in anticipo.
I futuri pensionati perderebbero anche il 30-32% dell’assegno secondo le simulazioni dei tecnici della confederazione guidata da Maurizio Landini. Il Governo, a sua volta, non ha nessuna intenzione di allargare i cordoni della borsa per accogliere meccanismi di uscita che partano dai 62 anni. Insomma, non si dice, ma è muro contro muro. Anche il primo summit su welfare e lavoro non va meglio. Neanche sul Family Act si è trovata una sintesi tra il pacchetto del ministro Elena Bonetti (assegno unico per il nucleo) e il disegno di legge delega firmato dal capogruppo del PD Graziano Delrio.
Il fronte delle pensioni è bloccato, in quanto non si riescono a trovare le risorse adeguate per sostituire Quota 100. Il punto è che i leader sindacali non vogliono sentir parlare di scambi tra ricalcolo contributivo dei trattamenti e pensionamenti anticipati. Meno che mai della soluzione Quota 102, che prevede uscite a 64 anni e 38 di contributi. La prospettiva potrebbe cambiare se il Governo mettesse in campo la proposta Nannicini o quella dell’ex ministro Cesare Damiano.
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