4 Gennaio 2021 - 17:05

Riapertura delle scuole in Italia dal 7 gennaio: i dubbi

scuola Veneto

Abbiamo sì lasciato il vecchio, nefasto e bisestile 2020 nel cassetto dei ricordi meno piacevoli, ma sicuramente il nuovo anno non ci permetterà di dimenticare velocemente le problematiche che pur sempre si ripresenteranno nei prossimi giorni, come quella della riapertura delle scuole il 7 gennaio.

Insomma la nostra beneamata Signora Befana ci attende la notte dell’Epifania con il suo pezzetto di “carbone nero” e per dover riassaporare ancora una volta il gusto un po’ amaro di queste insolite festività natalizie.

Non c’è pace per gli studenti, che da qui a qualche ora, sapranno se, zaino in spalla, torneranno a salutare i propri compagni in classe il 7 gennaio o continueranno a seguire la didattica da un monitor del pc. Certo è che il Presidente Zaia ha deciso per i suoi studenti delle scuole secondarie di II ordine della Regione Veneto, di prorogare la Dad fino al 31 gennaio. E a quanto pare di questa idea lo è anche il Governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che a breve annuncerà una nuova ordinanza regionale sul tema.

Le perplessità sul ritorno in aula hanno riguardato anche l’operato di regioni quali le Marche e la Puglia, mentre Sicilia, Molise e Campania si sentono già pronte per pianificare le nuove riaperture: la Sicilia con il ritorno al 50% degli studenti delle superiori in presenza, mentre in Campania De Luca riporterebbe in classe i bambini delle scuole dell’infanzia e le prime due classi della primaria. Dal 18 e dal 25 gennaio si valuterebbe poi un ritorno completo rispettivamente della primaria e della secondaria.

I‘ISS sostiene che in Italia tra i primi tre luoghi di aumento dei contagi non ci sia la scuola, bensì il contesto familiare/domestico, contesto sanitario e poi lavorativo. Pertanto secondo L’ISS andrebbe valutato il rapporto contagi/svantaggi della Dad per prendere delle decisioni sulla riapertura della scuola e queste potranno essere efficienti solo se accompagnate da un sistema ben organizzato di tracciamento dei contagi.

A parere dei sindacati, invece, bisognerebbe tornare a scuola solo nel momento in cui si è davvero sicuri di poter garantire la didattica in presenza per un lungo periodo, considerando il livello di diffusione dei contagi e l’arrivo in Italia della nuova variante inglese del virus.

Ma l’interrogativo più grande sembra tuttavia, da una visione generale, se questo succedersi di ordinanze nazionali e regionali in materia di didattica a scuola con i relativi protocolli di DDI e Dad possa in qualche modo facilitare la ripresa e la continuità dello studio per migliaia di studenti.