21 Febbraio 2017 - 15:30

Sinbad, la “leggenda” della tecnica tradizionale

sinbad

Sinbad: la leggenda dei sette mari è un  film d’animazione della DreamWorks Animation Studios SKG del 2003. Una pellicola che rappresenta un croce-via fatale per il mondo dell’animazione: l’abbandono della leggendaria tecnica tradizionale a favore di quella computerizzata

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Possiamo semplicemente fare un gioco di parole per racchiudere tutto ciò che Sinbad ha lasciato nel mondo del cinema animato. Di leggendario in questa storia ce n’è ben poco se non fosse per l’abbandono della tecnica tradizionale del cartone animato a favore di quella computerizzata.

L’avvento moderno, tra analogico e digitale

Sinbad rappresenta una delle storie più tristi della DreamWorks Animation Studios, la casa di produzione di Katzenberg (ex Disneyano) e Spielberg. Ad avallare questa teoria non c’è solo il flop della pellicola, ma anche le reazioni che ha causato nel mondo animato.

Una storia presentata come un intrigo psicologico tra personaggi più o meno credibili, in situazioni rocambolesche ma slegate tra loro. Un netto passo indietro rispetto alle storie originali fin qui rappresentate in maniera eccelsa dalla DreamWorks.

Sinbad non è una pellicola che riesce ad intrattenere lo spettatore. Ma il flop non emergerà solo dalle critiche e al botteghino. La DreamWorks compie anche un altro azzardo: l’abbandono dei film realizzati in tecnica tradizionale. A partire dal 2003 la casa di produzione è passata alla tecnica computerizzata. Come la Pixar da sempre, come la Disney da qualche anno.

La condanna per un film, ma in realtà il suo punto forte

Ciò che ancora di più ci sorprende, è che l’unica nota positiva di Sinbad risiede proprio nella tecnica. Nonostante una storia non molto avvincente, abbiamo sfondi e dettagli disegnati con eccellenza ed originalità. Se il fallimento è arrivato, non è certo stata colpa della tecnica utilizzata, bensì del contenuto: niente morale, niente emozione, niente colpo di scena.

La DreamWorks deciderà dunque di passare alla tecnica computerizzata, considerata maggiormente moderna e più facile da utilizzare. Una scelta che però non può risolvere il conflitto maggiore per un film d’animazione: il contenuto.

Gli effetti speciali non vanno visti, vanno sentiti

Ciò che spesso sorprende in un film è la tecnica. La capacità di montaggio, di realizzazione, la scenografia. Ma a far da collante è innanzitutto il contenuto di un film. Soprattutto se parliamo di film d’animazione: perennemente considerati di scarso livello e di poca intensità. Invece quelli che abbiamo amato ed apprezzato, anche grazie alla DreamWorks stessa, erano ricchi di storie avvincenti e di emozioni condivise con lo spettatore.

Non è dunque il disegno a determinare una pellicola di successo o meno, non servono i software moderni, allo spettatore piace assistere a una storia che possa farlo commuovere. Spesso i cartoni animati ci sono riusciti maggiormente rispetto ai “film per adulti”, a prescindere dal disegno tradizionale o dall’accortezza digitale.

La DreamWorks prima e dopo Sinbad

Se prima di Sinbad la DreamWorks aveva tirato fuori solo grandi piccoli capolavori, lo stesso non si può dire certo di Sinbad, né dei titoli successivi. La scelta di passare alla tecnica computerizzata, dunque, ve ne renderete conto presto, non è stata la migliore.

La DreamWorks continuerà a regalarci grandi storie, ma a volte peccherà calorosamente: motivo per cui non possiamo ritenerla la migliore casa di produzione animata.

 

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