17 Novembre 2015 - 15:40

Gli interessi occidentali sulle sorti della Siria

Idlib

L’annuncio di nuovi raid aerei russi accanto a quelli francesi in Siria fanno emergere diversi interrogativi. Quale sarà il destino della Repubblica araba? E quali reali interessi hanno indotto ad un intervento così rapido e violento?

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Gli attentati di Parigi e i successivi raid aerei contro la Siria (con l’appoggio russo alla “manovra” francese) partiti nei giorni seguenti ai fatti, hanno avuto il “merito” di approfondire la questione terrorismo e allo stesso tempo di capire al meglio le “strategie” mondiali.

Gli interessi occidentali sulle sorti della Siria

Gli interessi occidentali sulle sorti della Siria

Il G20 di Antalya, convocato domenica scorsa, ha fatto emergere, dopo la richiesta di un forum sulla vendita delle armi (avallata dai “governi amici”) e le dichiarazioni del Presidente russo Putin (“I jihadisti dell’Isis sono finanziati da persone fisiche provenienti da 40 paesi, tra cui anche membri del G20”), una serie di “situazioni atipiche” che meritano di essere approfondite singolarmente.

Il primo interrogativo riguarda direttamente la Siria; la Repubblica araba (in cui si “annidano” una parte delle cellule ISIS) in questa vicenda lega “a doppio nodo” il proprio destino interno.

Da un punto di vista prettamente politico, la questione più scottante è quella inerente il Presidente siriano Bashar al Assad.

Circa tre giorni fa, venti Paesi ( fra cui Usa, Russia, Iran e Arabia Saudita) hanno stipulato un’intesa sul destino dello Stato arabo concependo una transizione democratica(?) entro sei mesi ed una riforma della Costituzione.

In questo caso, data la situazione più unica che rara della Siria, sorgono diversi interrogativi:

  1. La transizione democratica sarà reale o servirà semplicemente a porre un nuovo “leader” maggiormente “magnanimo” nei confronti delle forze che hanno stipulato il patto (come Hussein o Gheddafi, poi destituiti quando scomodi)?
  2. Che fine farà Assad dopo il cambiamento (al fine di evitare un “tana libera tutti” dettata dalle contingenze del momento)?

Ad oggi non sono presenti risposte in merito ma, invetabilmente, il discorso si congiunge in maniera strategica anche all’altra questione: le risorse economiche siriane.

La Siria, infatti, è ricca di gas e petrolio e, almeno per il momento, gode di un rapporto privilegiato solo con alcune nazioni tra cui Iran e Russia.

L’accordo appena stipulato sembra stilato a dovere proprio per non scontentare nessuno anche dal punto di vista economico; fino ad ora con UE e USA il rapporto non è stato mai idilliaco ma, grazie ad una transizione democratica(?) che permetterebbe di far primeggiare l’uomo giusto al momento giusto, si potrebbe facilmente aggiustare tutto.

Pur condannando in maniera forte e chiara quanto fatto nei giorni scorsi in Francia, è necessario ricordare che spesso, e volentieri, le situazioni “sgradevoli” sono esclusivamente frutto di qualcosa che prima è stato compiuto tenendo conto solamente degli interessi dei singoli Stati ed a totale discapito delle popolazioni locali.

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