18 Luglio 2016 - 16:47

Stranger Things, su Netflix il paranormale dal gusto rétro

Stranger Things

Arriva su Netflix Stranger Things, la serie ideata e realizzata dai fratelli Duffer. Un capolavoro di estetica e stilistica che trasporta lo spettatore in una vicenda dai contorni paranormali, ambientata nella provincia americana degli anni Ottanta. Noi di ZON abbiamo visto per voi i primi due episodi, e senza azzardo vi diciamo che la serie può entrare nel mito, esattamente come X-Files

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NARRAZIONE

[dropcap]O[/dropcap]ttantini di tutto il mondo, unitevi! Se siete nati e cresciuti nel decennio dell’allegria; se vi piace citare e ricitare fino all’inverosimile le frasi dei film cult di quegli anni, dai Goonies a Ghostbusters, passando per Ritorno al Futuro, allora Stranger Things fa proprio per voi.

Arrivata sugli schermi TV di Netflix dal 15 luglio scorso, la serie firmata dai Fratelli Duffer si propone come la serie TV dell’anno, con la sua capacità di trasportare sullo schermo le emozioni e le atmosfere di un decennio indimenticabile, e di rievocare contemporaneamente la nostalgia dei trentenni di oggi per un’epoca che li vide bambini.

A Matt e Ross, gli sceneggiatori, è bastato semplicemente mescolare sapientemente la musica dei Toto con quella dei Clash, aggiungere l’ambientazione cupa della provincia americana come David Lynch fece con il suo Twin Peaks, e introdurre quello che, ad ora, sembra essere un entità sovrannaturale assetata di sangue.

Se poi ci aggiungiamo che i Duffer sono riusciti a reclutare due degli attori più amati degli anni Ottanta-NovantaWinona Ryder e Matthew Modine, allora vuol dire che il loro Stranger Things non poteva che essere un grande successo.

La Ryder, tornata finalmente a livelli di recitazione molto alti, sembra infatti aver superato quella brutta storia di cleptomania che la danneggiò dieci anni fa. Modine, invece, che dopo il successo di Full Metal Jacket come Soldato Biancaneve, aveva assunto quasi sempre ruoli secondari, è schizzato di nuovo in alto dopo aver assunto il ruolo del Dr. Brenner, un personaggio MOLTO MOLTO oscuro.

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FOTOGRAFIA[dropcap]I[/dropcap]primi due episodi di Stranger Things ruotano attorno alla vicenda della scomparsa del piccolo Will Byers, sulla quale presumibilmente ruoterà l’intera prima stagione, composta da otto episodi.

Siamo ad Hawkins, una città dell’Indiana, e siamo nel 1983. La serie comincia con un campo americano di uno scienziato che fugge via dal suo luogo di lavoro dove sta lavorando a qualcosa di indefinito. Ci troviamo all’interno di quella che sembra una base militare, qualcosa che ha a che vedere con il governo e i suoi segreti, e l’uomo, dopo una fuga precipitosa, prende l’ascensore, ma qualcosa lo risucchia nella tromba dello stesso. Poi si libera.

Quasi contemporaneamente, il giovane Will Byers torna a casa, in un casolare di campagna che dista poche centinaia di metri suddetta dalla base. Sua madre Joyce (Winona Ryder) non c’è, e neanche suo fratello. In compenso, qualcosa si nasconde nelle stanze attigue. Non lo vediamo, ma tutto lascia presagire che la sorte di Will sia nelle mani di ciò che si nascondeva nel buio.

Da qui inizia una storia fatta di mistero e di “presenza”. C’è qualcosa che aleggia nell’aria di Hawkins, e qualcosa va mentre qualcosa viene. La prima è Eleven, una ragazzina dall’aspetto androgino interpretata dalla eccezionale Millie Brown, la quale compare improvvisamente sulla stessa strada in cui è scomparso Will. Ha un tatuaggio e parla di mostri.

Qui la storia procede e non vi spoileriamo nulla, ma ci teniamo a dirvi che lo sceriffo cittadino si troverà più volte costretto a mettersi le mani nei capelli in seguito agli eventi che si verificheranno nella sua città nel corso di queste prime due puntate: d’altronde, Hawkins era così tranquilla che l’ultimo suo morto assassinato risaliva al 1924 e l’ultimo rapimento al 1961.

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Regia[dropcap]P[/dropcap]raticamente esordienti, i Duffer hanno nel loro Curriculum Vitae soltanto due produzioni: l’horror Hidden con Alexander Skarsgard, uscito nel 2015, e We All Fall Down, dramma del 2005 con Kim Kutner e Carly Schroeder.

Non avevano praticamente fatto nient’altro, ma con Stranger Things sembrano aver indovinato tutto.

Qualcuno li accusa di aver copiato qualcosa da Spielberg e da Lynch, specialmente da “I Goonies” che non a caso hanno festeggiato i loro 30 anni poche settimane fa e da Twin Peaks, ma siamo in un epoca in cui il nostalgico chiama…bravi loro ad averlo sfruttato, e soprattutto a rilanciare dietro alla macchina da presa due attori che in tanti desideravano rivedere davanti agli schermi e che tanto avevano bisogno di un rilancio.

Bravi dunque i Duffer, e a noi basta questo.

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Colonna-Sonora

 

 

[dropcap]D[/dropcap]ai Clash, con Should I Stay or Should I Go, fino ad Africa dei Toto, i Duffer hanno scelto tutto il meglio della musica dei primi anni Ottanta. Per non dimenticare i Jefferson Airplane e il loro White Rabbit, che pur essendo del 1967, calza troppo a pennello nella serie.

La colonna sonora, del resto, è ciò che ti rende una produzione immortale, come sa bene Roland Joffé, il regista francese che nel 1986 volle Morricone per il suo Missionun film che andava già bene così“, ma che divenne eterno grazie alla musica del maestro, Gabriel’s Oboe.

Si vede che i Duffer sapevano la storia, ed essendo probabilmente nati in quella magnifica epoca, hanno voluto celebrarla anche con la musica. Facendo troppo, troppo bene!

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Curiosità

[dropcap]U[/dropcap]n processo per aver rubato lingerie femminile in un negozio di Beverly Hills, a Los Angeles. Così rischiò di finire per sempre la carriera della più bella bad girl di Hollywood, Winona Ryder.

Sulla cresta dell’onda a partire dal 1986 con Lucas, in cui interpreta la parte di Rina, una adolescente innamorata del bruttino della scuola, Winona fu l’emblema femminile della ragazza tormentata in tantissimi film degli anni Ottanta e Novanta. Prima la goth Lydia Deetz in Beetlejuice e poi la religiosa Charlotte Flax in Sirene, dove era anche la figlia di Cher.

Una carriera cresciuta tra grandi successi, da Dracula al fianco di Gary Oldman fino a Piccole Donne con Susan Sarandon, fino alla depressione e al brutto caso del furto, che la costrinse ad affrontare un processo pubblico e a diverse ore di servizi sociali.

Non bisogna, però, mai dare per vinta una vera bad girl. E infatti, anche se un po’ cambiata nel suo aspetto di quarantaquattrenne, ecco di nuovo una splendida Winona protagonista grazie a Stranger Things.

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Stranger Things

Stranger Things: Joyce cerca suo figlio Will

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