30 Luglio 2019 - 12:45

Suicidio assistito, il Comitato di Bioetica pubblica il primo parere

Fegato

Il Comitato di Bioetica pubblica in un documento il primo parere riguardo il tema del suicidio assistito, cercando di differenziarlo dall’eutanasia

Uno dei temi più controversi e dibattuti negli ultimi anni è quello dell’eutanasia e del suicidio assistito. Le divergenze di opinioni, come è normale che sia, hanno fatto di questo tema una delle maggiori cause di dibattito nel caso di persone malate allo stato terminale o con la volontà di porre termine alle proprie sofferenze. Non è mai facile, infatti, avere un parere univoco che possa conciliare il rispetto del diritto alla vita e del diritto di autodeterminazione dell’individuo. Per questo motivo, il Comitato Nazionale di Bioetica ha pubblicato il primo parere (qui il testo completo) al fine di aiutare il medico o chi per esso e discernere e valutare le varie situazioni in cui è possibile ritrovarsi.

Anche nel documento è messa in luce la difficoltà di trovare una soluzione unica, ponendo in evidenza le difficoltà a conciliare le opinioni anche all’interno del Comitato stesso. Si legge infatti: “Alcuni membri del CNB sono contrari alla legittimazione, sia etica che giuridica, del suicidio medicalmente assistito, e convergono nel ritenere che la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica, quale che sia la fondazione filosofica e/o religiosa di tale valore, che il compito inderogabile del medico sia l’assoluto rispetto della vita dei pazienti e che l’agevolare la morte segni una trasformazione inaccettabile del paradigma del ‘curare e prendersi cura’”.

Importante anche l’autodeterminazione del paziente

Si legge inoltre: “Altri membri del CNB sono favorevoli sul piano morale e giuridico alla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito sul presupposto che il valore della tutela della vita vada bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti, quali l’autodeterminazione del paziente e la dignità della persona. Un bilanciamento che deve tenere in particolare conto di condizioni e procedure che siano di reale garanzia per la persona malata e per il medico”.

Il Comitato raccomanda “l’impegno di fornire cure adeguate ai malati inguaribili in condizione di sofferenza; chiede che sia documentata all’interno del rapporto di cura un’adeguata informazione data al paziente in merito alle possibilità di cure e palliazione; ritiene indispensabile che sia fatto ogni sforzo per implementare l’informazione  ai cittadini e ai professionisti della sanità delle disposizioni normative riguardanti l’accesso alle cure palliative; auspica che venga promossa un’ampia partecipazione dei cittadini alla discussione etica e giuridica sul tema e che vengano promosse la ricerca scientifica biomedica e psicosociale e la formazione bioetica degli operatori sanitari in questo campo”.