25 Febbraio 2015 - 22:27

Suor Rita Giaretta a Casa Rut: carisma e servizio agli ultimi

Incontro a Salerno con Suor Rita Giaretta responsabile di “Casa Rut” a Caserta, struttura di accoglienza e spazio di rinascita per donne vittime della prostituzione gestita da mafie

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Salerno. Si è tenuto ieri pomeriggio nel Salone di Rappresentanza della Provincia di Palazzo Sant’Agostino il sorprendente incontro con Suor Rita Giaretta, sul tema “Carisma e servizio agli ultimi” promosso dal Centro interculturale Tau di Baronissi, sulla lotta alla prostituzione del Sud e alla criminalità organizzata che la gestisce.

Occhi vivi, gestualità accogliente, voce serena, ma autorevole, Suor Rita Giaretta ha tenuto ieri l’attenzione su di sé per quasi 2 ore con parole sulla “condizione della donna nella prostituzione al Sud” e il “potere della solidarietà” come possibilità di riscatto, che sono arrivate dritte al cuore di ognuno, facendoci alla fine andare via con una voglia di coraggio e con una rinnovata speranza nel cuore.Suor RITA GIARETTA

Ex infermiera e sindacalista Cisl a Vicenza, vicentina di origini e campana di adozione, è stata portata in una della realtà più difficili del Sud, 20 anni fa, nel ’95, quando, insieme con le altre religiose delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria di cui oggi fa parte, ha iniziato a indagare sulla prostituzione nel casertano con la conseguente scoperta di ciò che c’è dietro che ne muove le fila: camorra locale, mafia nigeriana, criminalità organizzata, racket.

Ma più di tutto, l’assenza di libertà, di dignità e di speranza delle migliaia di ragazze coinvolte nel giro della prostituzione, provenienti in maggioranza dall’Africa nera e dall’est dell’Europa.

Donne senza più dignità, portate in Italia con l’inganno di un lavoro e una vita migliore, private dei documenti e della loro identità, sono costrette a vivere in condizioni di schiavitù e a barattare i loro corpi, per pagare un riscatto alla camorra che non verrà mai risarcito.

Alla criminalità va il fitto della stanza dove sono prigioniere senza poter uscire, il pizzo dello spazio del marciapiede dove sono costrette a prostituirsi, i soldi da mandare a casa per giustificare alla famiglia la loro venuta in Italia e un debito che ammonta intorno ai 100mila €: tutto ciò con prestazioni sessuali non libere pagate 15 € sul cruscotto.prostitute-schiave

“È il mestiere più antico del mondo – aveva detto l’ispettore di polizia di una stazione del casertano, quando Suor Rita e le sue consorelle avevano provato a capire e a indagare quella realtà – Questa è la nostra realtà da sempre. Siete suore, state al vostro posto”.

Ma loro non si sono fermate. Quelle risposte, già sentite in altre stazioni di polizia, a loro non bastavano. Quelle donne sui marciapiedi bisognava incontrarle, ascoltare e capire. Capirle per scoprire cosa c’era dietro.

L’8 marzo del 1997 le consorelle decidono così di andare per la prima volta in strada a incontrare quelle ragazze, senza sapere cosa aspettasse loro e come queste avrebbero reagito.

Per ognuna di loro, caricano in macchina 40 piantine di primula con arrotolato un messaggio in 3 lingue diverse: “Cara Sorella, cara Amica, con questo segno vogliamo dire che qualcuno pensa a te con amore”.

Da quel piccolo e dirompente gesto il percorso di vita di Suor Rita Giaretta diventa un vero progetto di speranza e di solidarietà che cambierà la vita di centinaia di ragazze.

La loro prima reazione alla nostra visita fu quella di scappare. La sorpresa svelò nei loro occhi il timore; quel timore mano a mano si fece poi gioia per quell’incontro, poi commozione, pianto e infine richiesta di aiuto. Ci chiedevano il rosario, la Bibbia, e soprattutto di tornare ancora. E ci chiedevano tempo. Perché anche il dolore più profondo ha bisogno di tempo per venire fuori”.

Così Suor Rita racconta dell’incontro con le “ultime tra gli ultimi”, con coloro che sono all’ultimo gradino nella gerarchia materiale degli esseri umani perché non hanno più il governo nemmeno del proprio corpo.Casa Rut Caserta

Non sono più consapevoli di sé e diventano per la società dei fantasmi, fantasmi nelle carceri e sui marciapiedi che non creano urto sociale e quindi non fanno notizia.

Da quel giorno però il desiderio di solidarietà ha superato la paura e ha portato alla creazione al centro della città di Caserta nel ‘97, di “Casa Rut” struttura di accoglienza e spazio di vita e di speranza per donne vittime della prostituzione gestita da mafie, di cui Suor Rita è fondatrice.

Da allora più di 360 ragazze accolte e più di 60 bambini nati, quasi tutti frutto di una violenza.

A Casa Rut la giovane trova un primo spazio di ascolto e accoglienza per poter iniziare un cammino di accompagnamento, di liberazione e d’integrazione nel tessuto sociale.

Con questo intento e come evoluzione del progetto di accoglienza, nel 2004, è nata la Cooperativa Sociale NewHope, così chiamata dalle stesse ragazze come segno di una rinascita, che ha avviato un laboratorio di sartoria etnica per la formazione e l’addestramento al lavoro delle giovani in accoglienza; e la Bottega Fantasia, spazio aperto al pubblico per l’incontro, la conoscenza e la vendita dei manufatti delle ragazze.

Donne dalla strada all’imprenditoria. Da rifiuti a risorse. Dalla tratta alla libertà.

E il progetto è cresciuto senza un solo euro di assistenzialismo.Suor Rita Giaretta a Salerno

“Casa Rut è una casa di accoglienza che non giudica e non condanna – continua Suor Rita – Non facciamo mai tante domande alle ragazze quando arrivano da noi dopo la strada. Poche parole e tanto da farsi. Non hanno bisogno di un interrogatorio, ma di apertura, comprensione e solidarietà. Non è la parola di inquisizione che conta, ma il potere dei gesti”.

Nello spazio nero della realtà criminale e camorristica del Sud, Casa Rut appare nel casertano come il segno forte di una rinascita che dice che il cambiamento è possibile. Casa Rut è lo spazio in cui le donne si riappropriano del proprio corpo e quindi della propria dignità, e ridiventano consapevoli della propria intima bellezza che gli altri hanno violato e derubato.

In Casa Rut avviene la “Globalizzazione della Solidarietà”, in cui si mette al centro non il traffico di denaro, ma il potere della persona.

La camorra è forte grazie alla debolezza umana e gli artefici della tratta umana giocano sulla clandestinità delle vittime. Dall’altra parte le istituzioni italiane operano ancora su una logica clientelare e assistenziale.libro

E infine ci sono loro: i clienti. Quelli che maturano la domanda di questa disumana e mai libera offerta.

Il carisma di Suor Rita a servizio delle ultime. Se il termine carisma deriva dalla parola greca charis che significa grazia ed è la capacità di esercitare una forte influenza su altre persone, assume allora il significato di “dono”: Suor Rita Giaretta ha fatto dono di sé, insegnando loro esperienza concreta della libertà e della speranza.

“La speranza – spiegano gli organizzatori dell’incontro del Centro Tau – va osata perché poggia su quanto ciascuno di noi è disposto a offrire e a rinunciare come dono gratuito di sé per una liberazione comunitaria. Essere testimoni di un modo diverso di fare, agire, di vivere”.

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