TAV, col sì di Conte crolla la battaglia di Beppe Grillo
La battaglia parlamentare sulla TAV servirà solamente per rassicurare la base e accusare la Lega. Il principale fautore di questo “disastro” è Toninelli
Anche l’ultimo dei baluardi identitari del Movimento 5 Stelle è ufficialmente caduto. Con il sì di Giuseppe Conte alla realizzazione della TAV, si concretizza quella trasformazione da un Movimento che lottava contro la “casta” al Movimento che diventa esso stesso “casta”. La giunta Appendino rischia di deragliare clamorosamente, e anche buona parte della classe dirigente traballa. Beppe Grillo, Alessandro Di Battista e Roberto Fico sono attoniti, infuriati e impotenti. Dai 5 Stelle arriva una nota ufficiale che smentisce i dissapori, ma piano piano la macchina si sta incrinando.
“Ormai non è più il mio Movimento, sono riusciti a cambiarci.” avrebbe dichiarato Beppe Grillo, in maniera gelida. Un commento che non lascia spazio ad altre sensazioni, se non quella di un partito che sta lentamente deragliando. Dagli ambienti alti, però, almeno dal punto di vista ufficiale, smentiscono. Il fondatore, infatti, si sarebbe sentito a telefono con Di Maio e avrebbe dato pieno sostegno alla linea del Movimento. I dubbi, però, restano.
La battaglia parlamentare, da questo punto di vista, funge da cartina al tornasole. I 5 Stelle sanno bene che è una battaglia finta, perché tutto il Parlamento è per il sì. È un modo per salvarsi l’anima, per poter dire ai militanti che loro ci hanno provato fino in fondo. Il premier Conte ha solo fatto finta di lottare, salvo cedere di schianto improvvisamente. E nessuno nel Movimento lo accusa, a testimonianza del fatto che salvare la poltrona è molto più comodo.
Il principale fautore della sciagura è Danilo Toninelli. La Lega continua a chiederne le dimissioni. Ma è un gioco delle parti. Perché i 5 Stelle non possono concedersi di perdere anche lui, dopo aver perso la battaglia della TAV.
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