Un anno del Diavolo: dalla vergogna di Bergamo al primo posto, il Milan ora sogna
Un anno fa l’umiliazione di Bergamo, oggi il primato in classifica e una tifoseria orgogliosa della squadra: il 2020 del Milan è da favola e ora il prossimo obiettivo è riconfermarsi
Come cambiano le cose in un anno. Riavvolgiamo il nastro. 22 Dicembre 2019, il Milan subisce una delle peggiori umiliazioni della sua vita contro l’Atalanta, perdendo 5-0 all’Atleti Azzurri d’Italia e chiudendo nel peggiore dei modi un anno orribile, caratterizzato dalla pessima gestione Giampaolo e da una classifica da squadra mediocre, forse anche peggio. Molte sono le immagini simbolo di quella disfatta, dai saltelli di Gasperini alle lacrime di Donnarumma, passando per gli sguardi vuoti in tribuna di Paolo Maldini, Ivan Gazidis e Zvonimir Boban.
Fast Forward al 23 Dicembre 2020: l’incornata di Theo Hernandez al 93′ regala la vittoria in extremis contro la Lazio e soprattutto permette ai rossoneri di chiudere l’anno in vetta alla classifica di Serie A. In 365 giorni è cambiato tutto nell’Universo Milan: dirigenza, alcuni giocatori, mentalità, qualità e soprattutto fiducia.
Donnarumma, Conti, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez, Kessie, Bennacer, Bonaventura, Suso, Leao, Calhanoglu. Poco resta oggi dell’11 schierato da mister Pioli nella ormai maledetta, ma anche benedetta, trasferta di Bergamo. Il Milan di oggi è molto diverso, a partire dal modulo: dal 4-3-3 si è passati ad un 4-2-3-1 che, nella sua massima espressione, si configura così: Donnarumma, Calabria, Kjaer, Romagnoli, Theo, Kessie, Bennacer, Saelemaekers. Chalanoglu, Rebic, Ibrahimovic. Un modulo che esalta al meglio le caratteristiche di ogni singolo elemento della squadra e che ha portato alla squadra un automatismo dei movimenti ormai consolidato che garantisce massima resa anche quando vengono inserite le “seconde linee”.
Con il senno del poi, l’umiliazione contro l’Atalanta è probabilmente la cosa migliore che sia capitata al Milan negli ultimi 8 anni. La proporzione e la gravità di quel pomeriggio hanno infatti innescato una serie di decisioni e di cambiamenti che sono alla base del miracolo sportivo che ammiriamo oggi. Tutto parte ovviamente da Zlatan Ibrahimovic, chiamato all’indomani di quella disfatta per ricostruire un Diavolo a pezzi. Il fuoriclasse svedese, arrivato tra lo scetticismo generale, ha portato qualità ma soprattutto etica del lavoro e motivazioni ad una squadra giovane e timida ma con molto potenziale, fino a quel momento inespresso. Dentro e fuori dal campo, l’impatto del gigante di Malmoe è stato tangibile e ha elevato gli standard di tutti i suoi compagni di squadra.
Un altro elemento decisivo è la stabilità in società. Dopo l’addio di Boban a seguito di un irrimediabile strappo con la proprietà, i vertici di via Aldo Rossi hanno trovato una comunione di intenti che ha avuto effetti benefici a cascata su tutta la squadra. La coesione raggiunta nel tempo tra l’ad Ivan Gazidis e i responsabili dell’area tecnica Paolo Maldini e Frederic Massara ha rasserenato un ambiente spesso lacerato da tensioni e incomprensioni. Le divergenze di vedute e opinioni restano su alcuni temi ma sono ora motivo di crescita personale e professionale, e in questo senso è emblematica la vicenda che ha portato alla riconferma di Pioli, altro uomo cruciale nella rinascita: Gazidis voleva avviare un nuovo progetto con Ralf Rangnick, Maldini e Massara spingevano per la riconferma dell’equilibratore Stefano e alla fine ha prevalso il buon senso. L’ad sudafricano, preso atto dei buoni risultati post-lockdown, ha avuto il coraggio di tornare sui suoi passi e ha rinnovato contratto e soprattutto fiducia nel progetto Pioli e ora, a distanza di mesi, questa scelta sta dando i suoi frutti.
E poi ci sono i giocatori. Puoi programmare e impegnarti quanto vuoi ma l’arbitro ultimo di tutto è sempre il campo e sono i calciatori a fare la differenza. Il Milan versione 2020 si è dimostrato forte soprattutto nel rettangolo verde, ha scoperto di avere calciatori giovani, magari inesperti ma anche molto forti e soprattutto in continua crescita partita dopo partita. Non solo Ibrahimovic, a fare la differenza è stata la leadership di Simon Kjaer, la presenza a tutto campo di Franck Kessie, le geometrie di Ismael Bennacer, la sostanza di Davide Calabria, il lavoro su due fronti di Alexis Saelemaekers, le parate impossibili di Gianluigi Donnarumma, l’esuberanza travolgente di Theo Hernandez e tanti altri ancora. I numeri parlano chiaro: 26 risultati utili consecutivi, 79 punti nell’anno solare, record di partite con almeno due gol segnati (16), in gol da 33 partite e imbattuto in trasferta da oltre 365 giorni. Il Milan si è scoperto grande squadra, ha la rosa più giovane tra tutte le squadre dei top 5 campionati europei e si basa su pilastri molto solidi. Il progetto avviato da Gazidis e Maldini funziona e, passo dopo passo, sembra avere tutte le carte in regola per riportare il Milan ai vertici del calcio europeo, habitat naturale del club italiano più titolato al mondo.
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