19 Dicembre 2020 - 16:40

USA: Biden trascina i Democratici, Trump affonda i Repubblicani

Joe Biden Usa

Joe Biden e Donald Trump sono stati decisivi per i rispettivi schieramenti, seppur in modo differente. La stessa elezione di Biden si conferma come un netto cambio di passo. Quale strada prenderà l’America?

I Grandi Elettori hanno decretato la vittoria di Joe Biden. La corsa alla Casa Bianca è finita, incoronando ancora una volta un vincente e uno sconfitto. Rimarranno alla storia i tentativi di Donald Trump di rifiutare la sconfitta, arrivando ad accusare pubblicamente l’avversario di brogli e ricorrendo ai tribunali per ottenere il riconteggio dei voti. Ma alla fine Trump ha perso, consegnando un paese diviso come non mai al suo successore.

Per comprendere, o ipotizzare, quella che sarà la presidenza Biden, occorre fare necessariamente un passo indietro e fare alcune importanti considerazioni sul voto. Innanzitutto, l’ordinamento americano, così come il sistema politico-elettorale escono intatti da questa competizione, a riprova che il sistema-America si autoconserva al di là delle accuse di brogli, dei tentativi di sovversione neppure tanto velati, delle manifestazioni coi fucili mitragliatori davanti ai municipi e via discorrendo. E questa, di per sé, si presenta già come una difficoltà non di poco conto se si intende cambiare un paese che di problemi ne ha tanti.

In secondo luogo, l’analisi del voto mostra come i Democratici abbiano arrancato non poco, con la perdita di alcuni seggi alla Camera e la minoranza al Senato. Biden ha fatto la differenza, sfondando nell’area centrista e in quella progressista, tanto fra i neri quanto fra i bianchi. Donald Trump, invece, ha accresciuto il suo consenso solamente tra i latinos, quindi nel complesso ha fatto peggio della sua compagine: i Repubblicani. Risultato: tra i Repubblicani si è creata una fazione fedele al tycoon e una che se ne allontana progressivamente.

Come si comporterà, dunque, Joe Biden?

In base a queste considerazioni, si capisce che Biden parte già con un elettorato molto più esigente di quello che aveva Trump all’inizio del suo mandato. Non solo tutte le categorie che non vedevano l’ora di liberarsi di Trump, ma anche i bianchi liberali e progressisti. Controllo delle armi,sicurezza, diseguaglianze, immigrazione, ambiente, lotta al coronavirus sono solo alcuni dei temi caldi ai quali Biden sarà chiamato a far fronte.

Biden, da centrista, dovrà accontentare tanto i liberaldemocratici quanto le componenti più di sinistra della galassia Dem. Al momento, Biden ha rimarcato in tutte le occasioni utili che la sua presidenza intende muoversi nella direzione opposta a quella del suo predecessore, a partire dall’ambiente. Il neo-presidente ha già annunciato che intende organizzare un vertice dei big mondiali incentrato sul clima, per riportare l’America ai tavoli che contano sul piano internazionale, dopo la disastrosa decisione di Trump di portare gli USA fuori dall’Accordo di Parigi.

Riportare gli USA sulla scena ambientale internazionale con un ruolo di leadership, abbandonare i negazionismi di stato e investire nelle rinnovabili e nella decarbonizzazione. Con queste politiche, Biden attrae intorno a sé tanto i liberali quanto i progressisti e gli ambientalisti. Un altro punto nodale della nuova presidenza sarà la gestione epidemica e post-epidemica negli USA. Nel primo caso è già partita la campagna vaccinale, nel secondo sarà necessario un nuovo New Deal per far ripartire un paese prostrato da anni di non-gestione a tutti i livelli, progressivo isolazionismo, guerre dei dazi e infine dilaniato da Covid e tensioni sociali.

Una nazione divisa

L’America resta un paese pieno di divisioni e contraddizioni, saltate prepotentemente all’occhio prima dello scoppio della pandemia. Non c’è dubbio che saranno queste le più grandi difficoltà che sarà chiamato ad affrontare il nuovo presidente. L Gli USA oggi sono un paese diviso come ai tempi della Guerra di Secessione, con un’autentica guerriglia civile che serpeggia tra gli strati più bassi della popolazione, destinatari di un razzismo mai del tutto sconfitto e che anzi, è stato alimentato negli ultimi anni da politiche intolleranzi e retrograde. La decisione di assegnare molti ruoli chiave a donne o persone di minoranza etnica è un messaggio forte, che si prefigge il compito arduo di ricucire ferite mai sanate.