Volkswagen, cosa si cela dietro alle emissioni falsate?
Test di filtraggio della Volkswagen falsati, l’azienda chiede scusa e intende recuperare fiducia concretamente
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“Espulsione di sostanze o forme di energia nell’ambiente. Le principali emissioni del traffico stradale sono il monossido di carbonio (CO), il monossido di azoto (NOx), il diossido di zolfo (SO2), gli idrocarburi (HC) e il CO2. I motori diesel espellono anche particelle solide (fuliggine, polveri). I moderni sistemi di filtraggio riducono al minimo le emissioni di queste sostanze“.
Questo testualmente cita il sito di Volkswagen alla voce “emissioni”; peccato però che i test sui moderni sistemi di filtraggio erano falsati.
“Mi dispiace infinitamente di aver deluso la fiducia che riponevano in noi – ha detto comunque Winterkorn (A.D. DEL GRUPPO) nel suo videomessaggio – Chiedo scusa in tutte le forme ai nostri clienti, alle autorità e all’opinione pubblica per questo comportamento non corretto”». L’azienda “Farà di tutto per recuperare la fiducia”
Principalmente vi è un problema di fiducia: un‘azienda tra le più serie al mondo, con un feedback estremamente positivo non può permettersi uno scivolone del genere. Il cliente, l’opinione pubblica, valutano negativamente scandali di questo tipo (che si ripercuoteranno a lungo sull’azienda stessa). Ma allora la domanda è: perché falsare questi dati?
L’interesse a tutelare l’ambiente è forte da parte delle aziende automobilistiche, l’utilizzo di motori sempre più “puliti” è quindi una grande scommessa del mercato automobilistico, anche perché in base a direttive europee i consumi devono essere ridotti. A volte è difficile far conciliare le prestazioni del motore con le emissioni. Probabilmente in Volkswagen hanno pensato di scegliere una terza via usando un software (soprannominato «defeat device»), che permette alle aziende automobilistiche di barare mostrando in fase di test livelli di emissioni inferiori a quelle reali.
Negli Stati Uniti il caso prende connotati penali. Il dipartimento americano di Giustizia sta conducendo un’inchiesta penale su Volkswagen che potrebbe non essere il solo gruppo ad avere barato sulle emissioni in Usa. Per questo le stesse autorità americane sono alla ricerca di altre possibili violazioni. “Non abbiamo intenzione di starcene seduti preoccupandoci che altri abbiano barato. Li scopriremo”, ha dichiarato in un’intervista al Wall Street Journal Gina McCarthy dell’Agenzia per la protezione ambientale (Epa).
In questi casi viene anche da chiederci: chi era il controllore, chi era il controllato, a chi è stato commissionato questo software che permettesse di ottenere risultati falsati, quanti complici e quante omissioni ci sono in questa storia? Addirittura, mentre si attendono i risultati di ulteriori indagini e verifiche, si susseguono notizie, smentite, indiscrezioni di stampa (e non solo). Secondo «Die Welt», la manipolazione dei controlli dei gas di scarico da parte della Volkswagen negli Usa era conosciuta dal Governo tedesco.
Una notizia che pesa come un macigno sulle commissioni d’inchiesta e che si evincerebbe da una risposta del Ministro dei Trasporti tedesco ad una interrogazione dei Verdi del 28 luglio scorso, nella quale il Governo tedesco spiegava che è “In corso il lavoro sull’ulteriore sviluppo del quadro normativo comunitario” con l’obiettivo di ridurre «le reali emissioni» dei veicoli. Sempre secondo «Die Welt» il dispositivo che consente di ridurre le emissioni durante i test era conosciuto al Governo tedesco e il dispositivo non sarebbe specificamente legato ai motori a benzina o diesel.
Questa brutta storia è solo all’inizio ed è un peccato pensare che per pochi dirigenti che hanno violato le regole, in un futuro non molto lontano, migliaia di posti di lavoro di operai che nulla sanno e nulla c’entrano con questa storia possano essere messi a rischio.
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