YouTube sospende la possibilità per Trump di caricare contenuti a tempo indefinito
YouTube aveva già rimosso alcuni contenuti dal canale di Trump, ora disabilita i commenti sul suo canale in via permanente
YouTube ha deciso di disabilitare i commenti ai video caricati sulla pagina ufficiale di Donald Trump a tempo indeterminato. La società, che appartiene al megacolosso Google, aveva già rimosso alcuni contenuti dal canale ufficiale dell’ex Presidente, decidendo anche di impedire il caricamento sullo stesso di video per almeno una settimana, tutto a causa dei disordini di Washington. Adesso YouTube ha deciso di disabilitare i commenti ai video del tycoon a tempo indeterminato.
La società chiarisce di aver preso la sua decisione “Dopo accertamenti, e alla luce delle preoccupazioni circa ulteriori potenziali violenze“, riferendosi ovviamente all’occupazione del Congresso. “Date le crescenti preoccupazioni per episodi di violenza, procediamo altresì a disabilitare permanentemente i commenti sul canale del Presidente Trump” conclude il colosso statunitense del web.
YouTube si allinea agli altri colossi della rete
l primo social a bannare Trump è stato Twitter, che ha anche proceduto a fare pulizia di oltre 70.000 profili legati al movimento cospirazionista di estrema destra QAnon. Una scelta sostenuta da alcuni ma criticata da molti altri, convinti che i colossi del web non abbiano il diritto di limitare in questo modo e in piena autonomia diritti fondamentali quali la libertà di espressione. Fatto stà che dopo Twitter anche Facebook ha fatto lo stesso passo, accendendo i riflettori su un fenomeno sempre più caldo. I social si difendono dicendo che Trump ha violato i termini di utilizzo delle piattaforme, incitando alla violenza e all’odio, ma sono anni che la comunicazione del tycoon segue sempre lo stesso filone. Pertanto il tempismo dei social media appare quantomeno in colpevolissimo ritardo e sa tanto di scusa.
Intanto, la piattaforma dei QAnonisti Parler è scomparsa dai radar, dopo che Google, Apple e Amazon hanno deciso di rimuovere dai loro server l’applicazione alternativa a Twitter. Oggi il cerchio si chiude con YouTube e questo non potrà che alimentare il dibattito su una materia solo in apparenza nuova: è giusto o non è giusto lasciare in mano ai social certe prerogative?
Pecunia non olet
Una questione banalissima eppure poco affrontata dai media: le pagine con milioni di utenti registrati e altrettante interazioni sono una manna per i social. I commenti, i like e le sponsorizzazioni fanno la fortuna di queste piattaforme e fin qui non c’è nulla di male. Peccato che fino agli eventi di Capitol Hill YouTube, Facebook e Twitter non sembravano particolarmente turbate dalla retorica ultranazionalista di Trump, dalle sue uscite sempre molto controverse e sopra le righe, dai commenti razzisti e dai delìri complottisti di molti suoi sostenitori. In fondo il denaro non ha odore, e queste società non sono certo enti benefici. Ma quando ci scappa il morto – in questo caso 4 – e i perpetratori ti usano come mezzo prediletto per portare avanti la loro “battaglia”, allora forse è meglio correre ai ripari. Anche se con anni di colpevole ritardo.
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